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"ma che cazzo ti prende t/n"

"sei serio?! no vabbè mi sembra una follia" urlo sbattendo i pugni sul tavolo facendolo tremare

"che minchia hai il ciclo?" ride, con quel sorriso da ebete stampato sulla faccia, lo prenderei a schiaffi

"SEI UN COGLIONE ANDREA" sbraito
Erano le 7:00 di mattina, avrei potuto svegliare tutti, ma poco mi importava sinceramente.
Ero scesa presto per fare colazione proprio per non incontrare qualcuno di loro, e invece con la mia solita sfiga mi sono imbattuta su Andrea.

"puoi dirmi che hai? te la stai prendendo con me per niente" chiede aggiustandosi i ciuffi che ricadevano negli occhi verdi

Resto in silenzio, finendo di mangiare i miei cereali più in fretta possibile, desideravo che sparisse dalla mia visuale, ma visto che è un testardo e non mi avrebbe mai lasciata in pace fino a quando non gli avrei detto cosa era che mi turbava, decido di andare via io.

Mi alzo dallo sgabello, metto la tazza nella lavastoviglie, con l'intenzione di uscire da lì , poiché l'aria della stanza mi stava soffocando, non sarei restata un minuto in più con lui.

Ad un tratto mi prende per il polso, facendomi voltare verso di lui, eravamo così vicino che le punte dei nostri nasi si stavano sfiorando

"cazzo t/n così mi farai uscire pazzo" stringe ancora di più la presa

" e allora vattene" strappo via il mio polso dalla sua mano, lanciandogli uno sguardo pieno di delusione, ma lui non può capire il motivo, Ginny mi aveva pregato di non dire ancora nulla e io non lo avrei fatto, ma in quel momento avrei voluto tanto urlargli in faccia tutto quello che avevo dentro, tutte le mie frustrazioni avrei voluto versarle su di lui, per farlo sentire una merda, come si sentiva lei.

                                    ****

"devi mangiare qualcosa, non mangi da giorni" ero preoccupata

"io non esco da qui, sono certa che se li vedessi scoppierei a piangere e non voglio, non voglio farmi vedere fragile"

" e come vuoi fare? non mi dirai che vuoi passare il resto delle vacanze chiusa in camera?!"

"no, ma almeno la metà" gli sfugge un timido sorriso dalle labbra

"troverò un modo di farti uscire di qui, lo giuro" porto in modo teatrale una mano al cuore e una mano sulla fronte come i soldati

"non devi preoccuparti di me, tu vivi il tuo sogno, vivi la tua vita, stai con tom, cazzo hai l'occasione della vita, non fartela scappare per me"

Avevo le lacrime agli occhi, è l'amica che tutti dovrebbero avere, mette la mia felicità prima della sua.
La stringo forte in un abbraccio, dove restiamo per qualche minuto, ne avevamo bisogno entrambe.

"senti Ginny va bene se ti lascio sola qualche ora? vorrei andare a correre"

"vai pure"

Mi metto un top, dei pantaloncini corti della tuta, prendo le cuffiette ed esco di casa.
Corro circa 10 kilometri, quando mi fermo con il fiatone. Neanche il tempo di riprendere fiato che il mio telefono squilla, era Tom.

"ei bellezza che combini?" anche senza vederlo potevo capire l'ironia di quella frase

"sono a correre" affermo, ancora con il fiatone che mi bloccava le parole in gola

"dove sei?"

"in realtà non lo so, ho iniziato a correre senza guardare dove stessi andando" mi guardo in torno per cercare un punto di riferimento da potergli dire

just you and me|| tom felton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora