Capitolo Tre.

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Harry quella sera non aveva voglia di lavorare, si forza a farsi una doccia e a vestirsi velocemente, con l'idea che più velocemente uscirà di casa, meno avrà l'idea di tornare indietro e starsene a letto.
Sa che non lavorare, significa non avere soldi per l'affitto e che Andrew non ne sarebbe contento, e per questo si accende una sigaretta ed esce di casa.

L'autobus ci mette circa 20 minuti per portarlo al club, la fermata è vicina e pochi metri lo distanziano dall'ingresso del locale e lui compie i suoi passi automaticamente.

'Ophelia' lo saluta il bodyguard all'ingresso e Harry ricambia il saluto con un sorriso stanco.

Quando entra, il locale è ancora vuoto e lui non ha ancora idea di quanti clienti avrà quella sera.
Andrew lo vede, gli sorride sadico quando vede che Harry indossa già il suo collare e lo richiama con un cenno del capo.

Così, si avvicina, saluta qualche persona e arriva vicino al suo padrone.

'Ciao bambolina' lo saluta, il primo contatto tra i due sembra quasi tenero, Andrew passa la sua mano tra i capelli ricci di Harry la prima volta. Ma li stringe dalla radice alla seconda, facendogli inclinare il capo.

'Vai a prepararti, sei molto più carina quando sei nuda' gli dice, ed Harry annuisce.

Ha imparato che la sua bellezza è proporzionale alla nudità del suo corpo, lo sa, e segue gli ordini del suo capo.

Va nei camerini, pochi ragazzi li dentro si stanno preparando, si spoglia velocemente.
Cambia i suoi boxer mettendo quelli stretti e striminziti che il suo padrone vuole che indossi.

Si guarda allo specchio, è carino ma si sente disgustato da se stesso, perchè sa che quella sera dovra farsi usare, come un'oggetto.

Quando è mezzo nudo torna vicino ad Andrew, non lo guarda negli occhi e tiene la testa bassa, come lui vuole e gli ha insegnato.

Diceva che fosse una questione di rispetto, doveva esser lui a dirgli quando poteva guardarlo.

'Hai un cliente tra poco e altri due dopo le 22.30' gli dice, stringendo il suo fondoschiena.

Aspetta in piedi, accanto a lui, si lascia palpare, fino a quando un'uomo sulla cinquantina non si avvicina ad entrambi.
Harry può alzare la testa e guardarlo, ma non parla, ne il suo cliente ne il suo capo sembrano dare importanza alla sua presenza.

Quando l'uomo lo guarda, dalla testa ai piedi, lui indossa la sua maschera accondiscendente e sensuale.
Muove un passo in avanti, spalma il suo corpo contro quello dell'uomo che si appresta presto a stringere i suoi glutei con forza.

Harry, lo prende per mano, l'uomo gli sta già sussurrando tutto quello che vuole fargli ed Harry sorride, sculetta mentre cammina, si lascia toccare.
Lo porta nella stanza 12 e quando sono dentro, abbassa l'unico indumento che indossa e aspetta che l'uomo si slacci i pantaloni.

'Oh, Ophelia, ho aspettato le tue labbra per un'intera settimana, succhialo come sai fare' dice, quella voce sconosciuta, disgustosa, sbagliata.

'Sarà un piacere per me' recita, mentre si inginocchia sulla moquette sporca del pavimento e apre la bocca.

Mentre l'uomo si spinge nella sua gola, Harry spera che finisca presto, sta stringendo troppo i suoi capelli e si deve sforzare per mandare indietro i conati di vomito.

Poi l'uomo lo tira in piedi, lo spinge sul letto e senza ritegno gli apre le gambe e tocca il suo punto più sensibile.
Harry chiude gli occhi, geme in modo finto, cerca di fargli sentire che quello che gli sta facendo è piacevole per lui, quando in realtà è fastidioso.

Ophelia | Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora