Quando Louis arriva all'università, quella mattina sono le 7.30, il vento autunnale è freddo e l'aria gli sembra perfino troppo umida per i suoi gusti.
Abbassa il volume della sua auto, parcheggiando la sua Chevrolet Camaro nera, perfettamente lucida, nel posto a lui riservato.
Lancia uno sguardo ai pochi studenti già fuori dall'edificio, e sorride leggermente notando gli sguardi che la sua automobile attirava.Louis aveva ereditato davvero tanti soldi, ma la sua macchina era l'unica cosa di cui sentiva il bisogno di vantarsi, l'unica cosa con cui ostentava la sua ricchezza.
Per il resto restava un uomo umile, non apprezzava mostrare di avere del denaro per la quale non aveva effettivamente lavorato.Sistema gli occhiali sul naso, prima di raccogliere la sua vissuta borsa marrone e scende dall'auto.
Louis era una persona mattiniera, odiava il ritardo e ritardatari, per questo si trovava a camminare verso la sua aula, mezz'ora in anticipo.
Quando apre la porta, inspira profondamente prima di appoggiare la sua borsa sulla cattedra e sedersi sulla sua sedia.
Guarda i posti vuoti davanti a se e riprogramma per l'ennesima volta la lezione nella sua testa.Il corso era iniziato da ormai due settimane, per il primo semestre avrebbe avuto una sola lezione a settimana per dipartimento di studio e questo per lui implicava avere giorni pieni di lezioni e giorni quasi liberi.
Quel martedì sarebbe stato un giorno libero, infatti aveva solo due ore segnate, in seguito sarebbe andato ad osservare l'andamento di alcune indagini che seguiva più che altro per curiosità, nell'azienda ereditata da suo padre.
Quando la porta si apre per la prima volta sono le 7.55 e Louis sorride perché è la dimostrazione che i suoi studenti hanno capito il suo discorso iniziale su quanto sia importante ed educato arrivare in orario a lezione, evitando così che lui e la lezione venissero interrotti.
Louis in silenzio osserva gli studenti entrare, qualche volte a gruppetti e a volte a singoli.
Quando si alza in piedi, le voci si appiattiscono.
Sono le 8.00, non un minuto di più e non un minuto di meno.
'Buongiorno, benvenuti alla terza lezione di analisi comportamentale' annuncia, la sua voce rimbomba all'interno della stanza.
Prende un pennarello da un cassetto e dona le spalle per qualche secondo ai suoi alunni, scrivendo la prima parola al centro della lavagna bianca.
'Occhi' dice ad alta voce, girandosi a controllare che l'attenzione fosse rivolta verso di lui.
'Oggi parleremo di questo, di qualcosa che spesso appare scontato ma è fondamentale per l'analisi comportmentale' spiega, gesticolando con le mani, riceve qualche cenno di assenso.
'Quando la persona a cui vi riferite non è collaborativa un buon punto di partenza è lo sguardo, gli occhi' continua a spiegare mentre dona una seconda volta le spalle ai suoi ragazzi, cerchia la parola scritta poco prima e disegna una freccia.
'Oggi impareremo la comunicaz...' la sua voce viene interrotta dal rumore della porta che si chiude.
Louis si volta in direzione di quel rumore, vede un ragazzo alto, soffermarsi imbarazzato sulla porta.
L'insegnante abbassa lo sgaurdo solo un secondo, per osservare il vecchio orologio che porta sul polso.
8.07
I suoi alunni non danno troppa importanza alla nuova presenza, prendono l'occasione per scambiare qualche parola tra di loro e rompere il silenzio della stanza, costellandolo di bisbiglii.
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Ophelia | Larry Stylinson
Fiksi PenggemarLouis ha trent'anni, insegna analisi comportamentale alla Law and Society university. Nella sua vita non è solo un insegnante universitario ma anche l'erede dell'impero investigativo di New York. Non segue l'azienda che ha ottenuto in eredità dal pa...