Capitolo Cinque.

1.3K 81 18
                                    

Dopo aver spento la chiamata il professore aveva sospirato e si era grattato nervosamente il collo.

Aveva girato intorno al suo salotto, senza togliere lo sguardo dal suo alunno che dormiva sul divano e ogni tanto si muoveva leggermente.

La sua mente scoppiava, il suo lavoro gli aveva insegnago a tenere tutto sotto controllo, ad analizzare i dettagli, eppure trattandosi del ragazzino, Louis si sentiva terribilmente confuso.

Il professore aveva capito fin da subito che la situazione era grande, più grande di tutti loro, e pericolosa.
Aveva iniziato a muoversi silenziosamente, delegando il lavoro ad alcuni impiegati, raccomandandosi di analizzare anche il più piccolo, minuscolo, frammento di prova per incriminarlo.
La situazione era difficile perchè gli archivi a nome Andrew Joseph Devine, il titolare dell'Amour erano stati cancellati e riaggiornati più volte.

Grazie alle sue conoscenze Louis era riuscito a risalire alle incriminazioni, ai processi per violenza sessuale, prostituzione, sfruttamento della prostituzione, vendita di sostanze stupefacenti e l'ultima accusa, quella che gli aveva fatto venire voglia di vomitare: tratta di minori a fini sessuali.

La testa di Louis scoppiava, così come il suo cuore.
Era così preoccupato, arrabbiato, disgustato, triste e si sentiva impotente.

Ma capì velocemente che se voleva davvero esser d'aiuto al più piccolo, doveva sedersi, respirare a fondo e resettare il suo cervello.

La stanza era riempita solo dal respiro leggero di Harry e la sua poltrona scricchiolò quando si sedette su essa, respirò a fondo e chiuse gli occhi.
Per qualche secondo si azzerò completamente, chiudendosi dentro se stesso, organizzando le informazioni e riordinandole.
Per un secondo spense le sue emozioni, per un solo secondo Louis divenne il nulla.

Era un esercizio utile, importante, che aveva imparato ad utilizzare durante la sua carriera, ma questa volta era diverso.

Solitamente immaginava di trovarsi in una stanza completamente bianca, mentre visualizzava le informazioni importanti.
Questa volta, nella stanza bianca era presente anche il ragazzino, in modo in cui non lo aveva mai visto.

Sorrideva, aveva le guance rosse e gli occhi verdissimi.

Quel momento interiore durò poco perchè nel suo soggiorno, il ragazzino aveva iniziato a gemere dolorosamente il suo nome e a muoversi in modo agitato sul divano.

Louis aprì gli occhi e ci mise qualche secondo a focalizzare, il più piccolo aveva un espressione sofferente, le sue sopracciglia erano aggrottate.
Il suo corpo era rannicchiato, pallido, mosso da singhiozzi e brividi.

Si avvicinò cautamente alla figura minuta, indeciso su cosa fare, il professore si avvicinò al più piccolo per guardarlo meglio.
Le sue guance si erano arrossate e sulla sua fronte vi era un leggero velo di sudore che gli lucidava la pelle.

Instintivamente toccò la sua fronte per sentire se avesse la febbre, ma quando la sua mano toccò la sua pelle non lo sentì così caldo.
A quel contatto il più piccolo corrugò le sopracciglia e Louis continuò a toccarlo, gli accarezzò le guance.

'Harry' sussurrò, cercando di svegliarlo dolcemente 'Piccolo svegliati, stai facendo un brutto sogno' sussurrò ancora, spostando la mano verso la sua spalla e accarezzando la sua clavicola.

Il più piccolo sobbalzò svegliandosi, tirandosi a sedere velocemente con gli occhi spalancati.

'Hei hei, calma, va tutto bene, stavi facendo un incubo Harry' disse con tono calmo il professore, allontanandosi un poco.

Il più piccolo si guardò attorno, poi puntò il suo sguardo sul suo corpo semi nudo, come se si fosse dimenticato tutto ciò che era successo poco prima.

Ophelia | Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora