Il primo incontro

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Avevano un solo obbiettivo: eliminare e, allo stesso tempo, mettere sotto gli occhi di chiunque la parte peggiore dei nobili.
Così da condannare l'intera nobiltà a un uragano incontrollabile, che il terrore e la rabbia della gente avrebbe creato una volta accortasi del marcio che aleggiava nell'essere stesso dei nobili.
Tutto questo riuscendo a non dare nell'occhio, facendo passare le morti per puri e tragici incidenti.

Poteva sembrare un piano fin troppo contorto e surreale da mettere in atto: una serie di omicidi, tutti di nobili per di più, morti in condizioni ignote e spesso addirittura troppo irreali per sembrare vere? Prima o poi qualcuno si sarebbe per forza insospettito e avrebbe portato sotto lente di ingrandimento i casi.
Questo paura sorprendentemente, però, non era presente in William, tanto era conscio delle sue capacità e sicuro delle proprie azioni. Riusciva a portare a termine ogni suo lavoro, o in prima persona o, come meglio sapeva fare, manovrando da dietro ogni singolo filo che, con precisione maniacale, muoveva coloro che sarebbero diventate nient'altro che marionette inerti poggiate sul palmo della sua mano. Un passo, un gesto, una frase, William era capace di calcolare ogni singola mossa di chiunque si trovasse a fronteggiare.

Era così che si era imbarcato su una delle più mastodontiche navi da crociera che fossero mai esistite fino ad oggi. Diventata famosa per l'evento portante che si sarebbe tenuto durante il viaggio e per cui centinaia di persone erano accorse da ogni dove: il primo balletto su nave mai esistito si sarebbe per l'appunto tenuto la sera stessa della partenza, nel grande teatro allestito sfarzosamente all'interno di questa. Il suo obbiettivo però, non era quello di godersi il viaggio o lo spettacolo, ma bensì di portare a termine "l'itinerario", tanto speciale, che aveva preparato per quel giorno.
All'imbarco erano, come previsto, presenti centinaia di persone tra nobili e comuni cittadini. Si era formata però una specie di linea invisibile che separava le due fazioni: a destra, come manichini, uomini e donne sfoggiavano i loro abiti più costosi vantandosi placidamente dell'alta sartoria che vestiva loro. A sinistra, famiglie intere erano intente a salire a bordo della nave arrivando fino a spintonarsi l'una con l'altra per assicurarsi una cabina abbastanza spaziosa.

L'attenzione di William però non tardò a tornare al suo vero obbiettivo: il conte Enders, l'ultimo di una lunga serie che sicuramente non si sarebbe interrotta da lì a poco.
Il piano era alcuanto semplice sta volta: avrebbero attirato il conte in un inganno portandolo sotto la luce dei riflettori, letteralmente.
Il tutto era già programmato da giorni e colore che si sarebbero dovuti occupare di tutto erano già insediati tra i passeggeri e l'equipaggio, ognuno con ben chiaro le proprie mosse.

Avendo perciò progettato il tutto per quella sera, orario della messa in scena del balletto per cui la maggior parte dei passeggieri era presente, decise semplicemente di visitare la nave.

Dopo aver esplorato ormai buona parte dell'imbarcazione, William si ritrovò a soffermarsi su una particolare e al quanto singolare scala, protagonista di uno dei tanti saloni che componevano l'imbarcazione, trovando interessante il modello geometrico su cui si basava il tutto.

Vedendosi però interrompere i suoi pensieri si ritrovò di fronte, circondato da innumerevoli donne, un uomo. Alto, capelli scuri, raccolti in una cada di cavallo che lasciava davanti liberi due ciuffi incorniciano così il volto. Anch'esso molto singolare dato l'insoluto "ghigno", se così li si possa definire, che padroneggiava sul suo viso.
Proprio come dava a vedere la sua espressione, in egual modo anche il suo comportamento dava a far pensare di essere una persona alquanto saccente e sicura di sé. Se non fosse stato per il suo modo di vestire, tutto ma purché nobiliare, chiunque avrebbe pensato che quell'uomo possedesse un titolo per lo meno.

Nemmeno il tempo di concludere le sue "analisi" che il protagonista dei suoi pensieri si fece avanti seguito da un gregge di giovani, che non dava segno di voler smettere un attimo di gironzolare a destra e a manca.
- Vedo che è molto preso da questa scalinata signore. - è così che volle incominciare quello che sembrava essere l'inizio di una comunissima conversazione.
- Bhe sì. Questa scalinata, come ha detto lei, suscita non poco il mio. Le posso chiedere il suo nome signore? -
- Oh, per questo c'è tempo, ma ora io e queste signorine vorremmo proporle un "gioco". -
Un gioco diceva? Poteva essere anche interessante.
- Certo, volentieri. Posso chiederle in cosa consisterebbe questo gioco? -
- Oh non si deve preoccupare. Dovrà solo stare immobile o per lo meno comportarsi nel modo più naturale possibile per lei, io dovrò scoprire qual è il suo lavoro. Semplice vero? -
Concluse così la spiegazione di questo "gioco" susseguendola ad una fragorosa risata.

Dalle loro posizioni in retrovia, nascoste dietro il presentatore del gioco, così lo si potrebbe definire volendo, le tre giovani si sporsero in avanti e con voci squillanti, forse fin troppo, incominciarono a parlare una dopo l'altra - Fino ad ora è riuscito ad indovinare qualsiasi professione! - - Eh già, anche senza dover parlare con la persona che gli indicavamo! - - Oh sì sì, ha ragione! Lei, infatti, è la prima a cui vuol rivolger parola -
Allora era questa la situazione, parecchio interessante.
- Mh adesso ho ben capito, vi ringrazio. Allora possiamo anche incominciare direi - Era impaziente di vedere dove sarebbe andato a parare l'uomo. Le probabilità che riuscisse ad azzeccare il suo lavoro erano ben più che basse considerando le migliaia di possibilità esistenti.
- Perfetto! - incominciò susseguendosi subito con una pausa - Sfortunatamente, però, è chiaro come il sole quale sia la sua professione. "Come?" vi starete chiedendo, presumo. Mentre ammirava questa scala a chiocciola me l'hanno rivelato tre fattori: il tempo, la distanza, e l'angolo con cui l'osservavate.
Vedete, questa è una semplice deduzione basata sull'osservazione e sulla conoscenza. Nonostante fosse assorto nei sui pensieri mentre camminava, si è fermato quando è giunto alle scale. Quasi come se avesse trovato una visione che ha costretto la sua mente a fermarsi momentaneamente. Certo, la scalinata è splendidamente adornata, e vale la pena ammirarla, ma la sua attenzione non era rivolta agli intricato ornamenti, al contrario a fatto un passo indietro, e ha iniziato ad osservare l'intera scalinata.
Che professione non guarda alla bellezza estetica della scala, ma piuttosto si interessa alla sua costruzione? Un architetto? O forse un fisico? No, nessuno dei due. Il suo sguardo non è caduto sulla colonna, perché non gli interessava il sostegno delle scale.
E allora, cosa stava guardando che lo ha portato a fare un passo indietro? Voleva vedere qualcosa. Voleva confermare qualcosa. Che la curva tracciata da quelle scale fosse basata su qualcosa o no. Mi riferisco alla sezione aurea su cui è fondata l'esistenza stessa di questa scalinata.
O mi sbaglio, Mr. Matematico? -

Impressionante. Era questo l'unico aggettivo con cui William riusciva a definire ciò che era appena avvenuto.
Quell'uomo era riuscito a capire un dettaglio della sua vita, tanto insignificante e allo stesso tempo complicato da cogliere, in un così poco tempo, e da una tanto semplice analisi per giunta.
Doveva ammetterlo: l'aveva sottovalutato, e non poco.
Di certo però non poteva essere da meno. Forse aveva appena trovato qualcuno che mai fino ad ora aveva incontrato: qualcuno di... interessante.

E così dopo un attimo di silenzio, giusto per riprendersi dalla sorpresa, William prese parola - Effettivamente... io insegno matematica all'università, quindi le faccio i miei complimenti, ha colto nel segno. -
Vide quindi dipingersi sul volto dell'uomo un sorriso vittorioso, pieno di autostima, e non riuscì a trattenere un minuscolo ghigno prima di continuare - Ora, se permettete, toccherebbe a me comporre la mia analisi su di voi. -
Il suo sorriso si smorzo all'udire quelle parole.
- Sembra che sappiate suonare il violino. Tuttavia, non siete un musicista. Inoltre, siete abile nel combattere e in egual modo in altre abilità fisiche, si direbbe. Vi interessano gli esperimenti scientifici, e avete una leggere dipendenza dalla chimica. -  contestualizzo sporgendosi verso l'uomo per annusare la camicia bianca a dir poco spiegazzata che portava sotto la giacca blu, - sembrate un uomo di Oxbrige, ma il vostro dialetto è più di una classe operaia. Senza dubbio perché siete orgogliosi dei vostri antenati, in particolare, dal lato materno.
O mi sbaglio? -
Di sasso. Ecco com'era divenuto appena William aveva finito le sue deduzioni.
- Come avete fatto? - furono le parole che uscirono dalle sue labbra, fino a qualche attimo fa impegnate a sogghignare.
- Perché... è ovvio. - gli rispose, ricevendo in cambio però la reazione che tra tutte meno si aspettava. Una piena risata inondò infatti l'intero salone dove si trovavano e, dopo attimi per riprendere il fiato, l'uomo esordì dal nulla- Siete davvero un tipo interessante, sapete?! - per poi girarsi e andarsene.

E così rimase solo, in piedi di fronte alla scalinata, circondato da due o tre teste che, come lui all'inizio, passeggiavano tranquillamente all'interno della nave.
In quello pseudo silenzio, William, si ripromise che avrebbe rincontrato quell'uomo, di cui neanche conosceva il nome.

𝐔𝐧 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora