Dimmi il tuo desiderio

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Pov William

Si sarebbe aspettato di tutto dal detective ma mai una "confessione" del genere. A rifletterci ciò che aveva detto l'uomo: il paragone tra loro e le calamite, era ciò che più si potesse avvicinare a descrivere il loro legame.

Era per ciò che aveva deciso, spinto da una scarica d'adrenalina, di gettarsi su Sherlock. Con qualche timore, ovvio. Eppure quel bacio nato improvvisamente si era ritrovato ad essere ricambiato. Ricambiato con passione e senza timore, con dolcezza e con voracità. Non osava aprire gl'occhi per non doversi risvegliare da ciò che ormai era sicuro fosse un sogno ad occhi aperti.

Fu al secondo bacio, quello intrapreso da Sherlock, che il tutto divenne più... intenso. Stavano diventando sempre più dipendenti dalle labbra dell'altro. Era un continuo unirsi e allontanarsi lo stretto necessario per prendere aria, per poi guardarsi e sorridersi tutto per ricominciare.
Le loro mani, unite, cominciavano a fremere. Affamate di esplorare l'altro pian piano si separarono, senza fretta, seguendo ognuno il braccio dell'altro. Non avevano nessuna intenzione di allontanarsi più di troppo, non adesso. Erano tocchi leggeri, delicati, timidi a modo loro. Col proprio ritmo salirono sino alla spalla dell'altro, per poi prendere strade separate. Le sottili dita di William s'inoltrarono sul petto del detective avvinghiandosi alla camicia spiegazzata e tastando i bottoni d'essa. Dal primo, sul basso ventre, sino all'ultimo, poco sotto al mento, vennero primo studiati e poi aperti uno dopo l'altro. A opera finita si staccarono l'uno dall'altro bisognosi dell'ennesima boccata d'aria. Non poteva essere più orgoglioso dell'opera che aveva appena portato alla luce. In fondo non dubitava che il detective avesse un fisico da invidiare, ma avercelo di fronte dava tutto un'altra importanza: la pelle era leggermente abbronzata, poco più della sua a dover fare una paragone, qua e là comparivano piccole cicatrici che non facevano altro se non rendere quel corpo un'opera d'arte sempre più unica. Si ridestò da questi pensieri solamente quando sentì il tocco di Sherlock su di se farsi più presente e deciso. Le sue mani una volta raggiunta la spalla avevano scelto quale strada percorrere con l'unica differenza che, invece di muoversi sul davanti di William, queste avessero preferito optare per spostarsi verso la sua schiena. Con movimenti leggeri e calcolati prima si misero ad accarezzargli i fianchi, che in un attimo vennero percorsi da mille brividi, per poi continuare il loro percorso fino alla schiena. Con due dita tracciò una linea invisibile lungo la sua intera l'intera dorsale; era per prima volta che qualcuno lo toccava in quella maniera e per poco non si trovò ad inarcare la schiena d'istinto.

Entrambi continuarono le propri esplorazioni per conto loro, incrociando occasionatamene gli sguardi, a volte per caso e altre per necessità, per bisogno. Un bisogno senza spiegazione, senza senso, dovuto solo e solamente per una qualche legge naturale che da sempre, a quanto pare, era impressa in loro e solamente ora, uno di fronte all'altro, tornava a galla con tutta a prepotenza e l'impazienza che nel tempo aveva accumulato.

Avrebbero continuato per ore a studiarsi, a osservarsi. Avrebbero steso intere enciclopedie anatomiche l'uno sull'altro. Ormai entrambe le loro camice erano gettate a terra, senza importanza alcuna. Non avrebbero accettato nulla a separare i loro petti, le loro pelli.

Eppure, proprio quando stavano per unire nuovamente le labbra nell'ennesimo eppure agognato bacio, qualcuno bussò alla porta.
-Fratello William, la colazione è pronta. Ti stiamo aspettando, è arrivato anche Alber finalmente.- era stato Louis a parlare da dietro essa. Dovendo schiarirsi la voce cercò di farlo in più piano possibile per poi, provando a imitare una voce ancora assonata, rispondere -Certo, Louis. Arrivo subito.-

Appena sentirono i passi abbastanza distanti, sia William che Sherlock tirarono un sospiro di sollievo. Entrambi si erano infatti ritrovati inconsapevolmente a trattenere il respiro dal panico nato sul momento. Decisero che si sarebbero ritrovati nel salone da pranzo dalla villa per la colazione. Prima sarebbe sceso William poi, una volta tornato nella sua camera per cambiatosi d'abito, l'avrebbe raggiunto anche Sherlock facendo attenzione a lasciar trascorrere abbastanza tempo da non destare sospetto. Fu così che il detective sgattaiolò fuori dalla stanza dopo essersi assicurato che il corridoio fosse sgombro ma soprattutto non prima d'aver lasciato un ultimo dolce bacio sulle labbra dell'uomo. Un bacio rapido, segno dei prossimi che ne avrebbero seguiti.

Come da programma si ritrovarono seduti al tavolo della colazione assieme al resto della famiglia Moriarty e a John. Senza farlo apposta si divero seduti uno di fronte all'altro, a sorseggiare tè e caffè. In se la conversazione che tennero non fu nulla di speciale: Alber domandò come fosse andato il viaggio e prontamente il Signor Watson non perse tempo a raccontare l'intera vicenda, dal principio fino al fine. In tutto ciò Louis ascoltava silenziosamente senza lasciarsi pendere nessun particolare sapendo per certo che qualunque domanda fosse stata necessaria porgere, c'avrebbe certamente pensato il fratello. Così i tre uomini passarono le ore della colazione, interpellando di tal volta i due principali interessati che nel frattempo avevano seguito l'intero discorso seppure con poco interesse, com'era prevedibile dopo tutto. I due in fin dei conti avevano ben altro per la testa: ciò che solamente poche ore fa era successo li aveva lasciati non poco storditi e disorientati. Non sapevano come comportarsi, e allo stesso tempo non riuscivano ad immaginare alcun tipo di reazione dell'altro ad un possibile "passo avanti".

Eppure bastò uno scambio di sguardi, due sorrisi fugaci strappati ai secondi, che le loro menti si svuotarono. Ogni dubbio si assottigliò, divenendo un filo e in fine spezzarsi scomparendo.

Ancora una volta, seppero leggersi dentro.

E ancora una volta, trovarono nell'uno il desiderio dell'altro.

Il desiderio di William diveniva il desiderio di Sherlock, e vice versa.

William diveniva di Sherlock, e Sherlock diveniva di William.

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Non posso crederci neanch'io ma eccomi qui di nuovo!

Vi dirò il segreto: lucine. Lucine da camera! Ohh sìììì. Attaccate con lo scotch di carta alle mensole sopra la libreria stanno da dio. Danno quell'atmosfera di non so cosa che risulta perfetta.
Lasciamo perdere però.
Come sempre sperò questo capitolo vi sia piaciuto e al prossimo.

Ciaoo
ʕ•ᴥ•ʔ <3

𝐔𝐧 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora