I primi pensieri

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Pov Sherlock

Casa, gli era mandata in quei pochi giorni di crociera.
Appena arrivato ad accoglierlo non c'era stato però il dolce sorriso della Signorina Hudson, la padrona dell'appartamento in cui viveva, ma bensì lei stessa che, impugnando un mestolo da cucina, lo intimava ad entrare pronta a riempirlo di colpi per aver lasciato improvvisamente la casa senza avvertirla.
Finito di sorbire la ramanzina salì le scale per arrivare al proprio piano condiviso con il suo inquilino John Watson, un brav'uomo dal cuore grande, molto più del suo sicuramente.

Erano passati così un paio di giorni dallo sbarco, e per tutto il tempo non aveva fatto altro che continuare a rafforzare la sua ipotesi su ciò che era avvenuto sulla nave la sera dell'omicidio.
- Non ci possono essere altre spiegazioni - si ritrovava a pensare ogni volta.

Era stato sicuramente calcolato tutto nei minimi dettagli e lasciato nulla al caso. Ogni mossa doveva essere stata studiata per giorni, se non settimane, da chiunque avesse commesso il tutto.

A ogni pensiero, inconsciamente, non faceva altro che incrementare il suo ardore nel voler scovare il "burattinaio". Così l'aveva definito. Era infatti impossibile che una sola persona fosse riuscita a creare una così fitta e perfetta ragnatele con le sue sole forze, doveva aver avuto senza alcun dubbio dei complici altrettanto abili e capaci.

Non raramente però i suoi pensieri andavano rivolti anche ad un altro argomento, o meglio dire: soggetto. Fra tutti i passeggeri della nave che aveva conosciuto, tra nobil donne, aristocratici, famiglie intere ed equipaggio, uno solo era riuscito a fargli rizzare le orecchie, e con essere anche la curiosità.

C'era voluto un po per scovare il suo nome all'interno degli archivi della nave, tra i centinaia di nomi dei passeggeri di quel viaggio, ma alla fine riuscendo a sfoltire man mano l'elenco, eliminando chi non possedesse i requisiti necessari per allinearsi con la descrizione dell'uomo "Ancora senza nome", riuscì a scovare quello di William James Moriarty.

Attraverso poi svariate ricerche scoprì che quest'ultimo, come si aspettava, non era nient'altro che un nobile che stranamente aveva deciso di dedicarsi all'insegnamento della matematica nelle scuole più prestigiose, anziché darsi alla politica o al semplice svago come la maggior parte degli aristocratici era comunque fare.

Tra alcuni suoi fascicoli trovò anche alcuni articoli di giornali con allegate delle fotografie a loro seguito. In questi non si parlava nient'altro che delle capacità dell'uomo e di quanto fosse abile nell'insegnamento.
La cosa che più aveva colpito Sherlock erano infatti le fotografie, così tanto da doversi accorgere di starle a fissare ormai da minuti.
Non era stato catturato dalla posa in cui si trovava al momento dello scatto, né tanto meno da chi compariva accanto a lui. La sua attenzione infatti era ricaduta sul volto stesso dell'uomo, mai prima d'ora si era ritrovato a pensare che qualcuno, uomo o donna che sia, potesse essere così... affascinante.
Gli occhi rossi penetranti, lo sguardo affilato, le labbra sottili, i capelli biondi a incorniciargli il viso. Mai, nemmeno con la donna più bella, aveva tanto desiderato poter rincontrare una persona.

Con il passare dei giorni non potette non accorgersi di quanto la figura di William incominciasse, ad un ritmo sovrumano, ad assediare i suoi pensieri.
Giorno e notte, tra le pagine di un giornale o le noiose chiacchiere di John, qualunque argomento lo portava sempre e soltanto a quegli occhi rubino.

Non era soltanto il suo aspetto ad incuriosirlo.
Sulla nave aveva dato prova, in modo inconfutabile, del grande genio quale era.
Poteva ammettere senza esitare che ben pochi, o meglio nessuno, fino ad allora erano riusciti a sorprenderlo a tal punto fino a lasciato senza parole, cosa ben difficile data la sua natura schietta e attiva.

Doveva però regolarsi con questi sui pensieri, divenuti ormai ossessione.
Aveva infatti tra le mani ciò che pareva uno tra i casi più bizzarri e singolari che mai fino ad allora fossero arrivati a Scotland Yard. Uno dopo l'altro numerosi nobili erano stati rinvenuti privi di vita in cause alquanto insolite.
Per la maggior parte di questi la polizia stessa aveva deciso di chiudere i casi per mancanza di prove.
A prima vista, inoltre, non erano stati trovati legami tra i diversi casi, soltanto Sherlock era convinto dell'esistenza di un filo rosso che li leggesse tutti quanti, sebbene ancora non sapesse quale fosse.

𝐔𝐧 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora