Due respiri, una melodia

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Pov Sherlock

Tremava, scalpitava, urlava. Mai avrebbe creduto che un cuore fosse capace di tutto ciò.
Era solo da pochi minuti nella stessa stanza con il biondo, fianco a fianco, soli. Illuminati solamente dalla tenue luce del caminetto, e già pensava di morire da un momento all'altro.
Grazie a cielo c'era l'alcol a calmarlo. Un sorso, due sorsi e poté presto sentire la tensione abbandonarlo.
Sentiva parlare l'uomo di fronte a lui, ma nonostante ciò non capiva bene cosa dicesse, e ancora meno capiva come facesse a rispondergli. Fatto stava che quest'ultimo sembrava aver capito in che condizioni si trovasse e per tanto tagliò il discorso, qualunque esso fosse.

Bevevo assieme per un tempo incalcolabile, quasi senza accorgersene, fino a dipingersi entrambi i volti di un rossi brillante. Entrambi sapevano di non essere tipi da grandi bevute.
Parlarono senza tregua. I ricordi del loro primo incontro rifiorirono. Discussero di come si erano giudicati a prima vista e si confessarono che entrambi, inevitabilmente, si erano trovati affascinanti e intriganti in un modo sconosciuto a loro. Sebbene non fossero amici di vecchia data si erano entrambi ritrovati a credere di conoscersi da sempre. E ciò non sapevano spiegarselo.
Erano diventati ormai calamite. L'uno attirava a sé l'altro.
-Sa Sherlock, la prima volta che l'ho incontrata una cosa mi ha attirato di lei, oltre il suo intuito ovviamente- per la prima volta dalle sue labbra uscì una flebe risata, sottile e quasi impercettibile, che però lasciò sbigottito e allo stesso tempo incantato il detective ormai del tutto rapito dall'uomo che gli sedeva di fronte -... ha mai sentito il detto: "Gli occhi sono lo specchio dell'anima"? Vede, io credo che non esista frase più corretta di questa. Un lupo per mischiarsi al gregge potrà sempre vestire i panni di una pecora qualunque, non crede? Coprendo ogni angolo del suo corpo, senza tralasciare nemmeno un centimetro, sarà impossibile da riconoscere. Soltanto una cosa è impossibile da cambiare, soltanto una è intoccabile, mi correggo, due sono le cose insostituibili: gli occhi, la porta per la nostra anima, per ciò che siamo realmente in parole povere.-
Disse tutto con una calma e una noncuranza che Sherlock non seppe come rispondere, rimanendo così in silenzio. Non sapeva perché ma in quel momento negli occhi dell'uomo sembrò comparire un velo di tristezza, o forse una sorte di consapevolezza.

Ormai era già notte fonda, e su William questo era ben visibile. La stanchezza si faceva sentire sul suo corpo esausto. A differenza sua, Sherlock era ancora vigile. Era evidente chi dei due sapesse reggere meglio l'alcol.
Ormai il biondo stava crollando su se stesso: gli occhi si chiudevano e il capo faticava a reggersi. Come previsto abbandonò la conversazione sulla poltrona scivolando in un sonno profondo, aveva retto più che poteva questo era evidente. Sherlock non sapeva bene cosa fare. William era crollato e non dava segno di volersi svegliare, non poteva abbandonarlo li dov'era. Avrebbe potuto informare i servitori, peccato che ormai nella villa regnasse il silenzio più totale. Chiunque a quell'ora era nel proprio letto, chiunque tranne loro due almeno.

Provò a caricarselo sulle spalle ma il biondo sembrava rifiutare in qualche maniera quel contatto rude e improvviso. Optò così per prenderlo tra le braccia, questa volta William non sembrò rifiutare l'uomo lasciandosi così portare tranquillamente in cima alle scale. Oltrepassato il lungo corridoio si diresse verso la stanza dell'uomo. Quando però fece per aprire la porta sentì strattonarsi la manica della camicia che portava ancora dal pomeriggio appena trascorso. Abbassò così lo sguardo incrociando gli occhi, ormai in dormiveglia, di William. Guardarlo dall'alto in basso in quella maniera lo rendeva in un qualche modo indefinibile... piccolo, quasi indifeso. Gli occhi socchiusi, se labbra incurvate in un semi-sorriso dettato dalla tranquillità che in quel momento regnava dentro di lui. Lo distese sul letto, gli tolse del scarpe e lo coprì a dovere.
Stette qualche minuto ad osservarlo: non si mosse di un centimetro. Soltanto il suo petto saliva e scendeva ad un ritmo regolare, tranquillo, rassicurante l'avrebbe quasi definito. Nella stanza solamente il suo respiro di sentiva, che mischiandosi a quello di Sherlock, creava una melodia tutta loro. Il primo leggero, tranquillo, come a sentirsi al sicuro; il secondo stanco, irregolare, ma nonostante questo appagato, appagato dalla vicinanza al primo, appagato nel poterlo ascoltare e a suo modo, rubargli un briciolo della sua pace. Era in quella maniera che, insieme, creavano il loro piccolo angolo di pace.

Inconsapevolmente la notte la trascorse lì, al fianco dell'uomo che aveva rapito il suo pensiero... e forse non solo.

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Ciao a tutti.
Prima di tutto scusate per la luuuunghissima attesa (e anche per il capitolo corto, lo ammetto).
Non sono davvero riuscita ad aggiornare scusatemi tanto. Spero il prossimo capitolo arrivi il prima possibile.

Alla prossima
ʕ•ᴥ•ʔ <3

𝐔𝐧 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora