Five.

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Forse Ethan si era sbagliato. Magari si era solamente confuso.

Continuavano a venirmi in mente idee, pensieri e altro. Dovevo cercare di distrarmi, cercare di non pensare a lui fino alla mattina seguente.

Erano le 17:00 quando Ethan lasciò il mio vialetto quindi, avevo ancora quindici ore per poter distrarmi.

Presi quelle quattro cose che erano sempre state capaci di farmi andare in un altro mondo, di cambiare aria e liberarmi la testa. Percorsi i vari corridoi di casa mia per arrivare nel terrazzino sporto verso il giardino.

Stesi il tappetino nel pavimento freddo, mi ci sedetti incrociando le gambe e appoggiando i polsi nelle ginocchia. Con una leggere aria fredda di novembre tra i capelli sciolti, iniziai a cercare il vuoto nella mia mente. Lo facevo spesso per distrarmi, calmarmi o anche solo rilassarmi. Riuscivo ad arrivare ad uno stato di trans consapevole. La mente era totalmente vuota e libera. Riuscivo a non percepire freddo o caldo. Ero come in una bolla. Ogni pensiero era accantonato, c'eravamo solo io e la mia mente vuota.

- - -

23:00. Nove ore.

Alle 21:00 mia madre mi chiamò dicendomi di rientrare. Non mi ero accorta fosse già scesa la notte.

Sapevo che aveva notato qualcosa di diverso in me, ma sapevo anche che non avrebbe mai detto niente a riguardo. A circa mezzanotte passata di poco, riuscii ad addormentarmi.

Non sognai nient'altro che caos, quello che forse in quel momento, ero anch'io. 

- - -

Alle 7:45 ero già arrivata davanti a scuola. Avevo ben quindici minuti di anticipo, tutti pieni di pensieri.
Respira.

Camminavo lentamente per cercare di rinviare ciò che prima o poi sarebbe successo. Sapevo che aprendo le porte dell' atrio lo avrei visto li, appoggiato alla colonna.

Non potevo continuare a pensarci. Rischiavo di esplodere.

Chiudendo gli occhi spinsi la porta e trovai un caldo ad accogliermi.

Alzai lo sguardo, dritto verso la colonna.

Strabuzzai gli occhi quando lo vidi camminare verso di me mentre mi guardava. Mi si formò un groppo in gola che quasi non respiravo più. Il cuore mi batteva talmente forte e avevo paura che anche lui potesse sentirlo. Avevo sognato questo momento da tempo, ma ora, ero veramente pronta per affrontarlo?

Mi voltai velocemente dall'altra parte, consapevole che lui mi avesse visto, iniziando a camminare via velocemente. Senza pensare continuavo a camminare verso il mio armadietto fin quando una voce mi bloccò sui miei passi.

-Coralie.-

Una buona parte di me sperava in una voce diversa, magari mai sentita. L'altra parte di me fu felice di vedere il sorriso contagioso di Ethan, dopo essermi voltata.

Si avvicinava sorridendomi, un po' imbarazzato mentre io cercavo di riprendere fiato.

-Coralie, tutto bene? Ti ho vista correre via, prima.-

Mi piaceva come si preoccupava per me. Non lo aveva mai fatto nessuno e quando lo faceva, mi sentivo davvero bene. Avevo forse qualcuno su cui poter contare e Ethan, senza saperlo, c'era sempre nei momenti in cui qualcuno al mio fianco serviva.

-Ethan. Va tutto bene. Sono, si, solo un po' preoccupata per il compito di oggi. Letteratura non è mai stato il mio forte e si ecco.-

Mi ascoltava attento. Blateravo frottole su frottole solo per cercare di non farlo entrare troppo nella mia testa. Si avvicinò comunque abbracciandomi cercando di calmarmi. Forse aveva capito che c'era qualcosa che mi sconbussolava.  Strofinava le sue mani nella mia schiena dolcemente, mentre mi attirava a se. Lo strinsi anch'io.  Iniziai a capire che nella mia vita e nella mia testa, Ethan ci poteva entrare davvero.

Stockholm Syndrome. Hs.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora