Eight.

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Se si potesse scegliere sempre le cose giuste da dire, non ci sarebbe alcuna forma di imbarazzo o nessun accenno di rosso nelle gote. Ci si sentirebbe sempre sicuri, senza la paura di sbagliare. Ma invece di essere sicura di me, con lui al mio fianco, ero tutt'altro.

Riuscivo a mala pena a respirare, con la voglia di sentire suo, di respiro. Da quello si percepiva tutta la sua tranquillità.

Sapeva trattenersi, oppure la mia presenza non influiva nel suo animo?
Volevo sentire il battito del suo cuore vicino a quello del mio, in modo che, anche lui, si accorgesse di cosa creava dentro di me.
Volevo sentirlo parlare ancora, per poter guardare le sue labbra morbide mentre facevano uscire parole lente ma sicure.
Volevo poterlo guardare da vicino senza sentirmi in colpa di guardare, con così tanta meraviglia, qualcosa di ancora non mio.
Volevo averlo solo per me e che lui avesse occhi solo per me.

- A cosa stai pensando? Dev'essere un pensiero davvero profondo. Hai la fronte agrottata e guardi il vuoto. Cosa ti riempie la mente, Cora?-

Bloccò i miei pensieri con le sue parole giuste, rivolte a me. Mi stupii anche di come mi stesse guardando attentamente, mentre ero persa tra me e me.

-Stavo solo pensando, uhm si, a te.-

-A me? E cosa pensavi così profondamente di me?-

Era impossibile che non notassi il ghigno che gli si era impresso in faccia. Sentii le guance arrossarsi e sorrisi anch'io, comunque.

-Pensavo, non lo so. Perché sei venuto oggi?-

Lo guardai mentre cambiava leggermente espressione, il sorriso diminuì, ma era ancora percepibile nelle sue labbra.

-Mi mancava guardarti.-

Il mio cuore rotolò e aumentò il battito. Sentii lo stomaco svolazzare e non potei fare altro che sorridere.

-E lo so, che anche a te mancava vedere il mio bel corpo tonico.- continuò.
Risi alla scelta delle sue parole e pensai se davvero avevo sentito la necessità di vederlo quella mattina. Lo avevo sempre tra i miei pensieri, la sua figura era sempre netta nella mia mente. Ma di sicuro non ne avevo mai abbastanza di guardarlo.

-Mi mancava vedere te. Sicuramente non mi mancava vedere questi tuoi orrendi stivali marroni.-

Risi guardando la sua faccia che metteva il broncio e risi di più quando iniziò a ridere con me.

-Vieni ti porto in un posto.-
-Dove?-
-A prendermi dei nuovi stivali, Cora.-

- - -

Avevo passato con Harry tutto il pomeriggio. Non mi ero mai divertita così tanto in passato. Sorrideva tutto il tempo. Mentre camminavano per il centro commerciale, mentre eravamo al parco, mentre mi chiamava Cora invece che con il mio nome intero. Aveva davvero comprato un nuovo paio di stivali, come se volesse, in qualche modo, infastidirmi. Teneva sempre la sua voce bassa e lenta mentre parlava, ma non quando rideva. Le fossette che incavavano le sue guance lo rendevano più dolce. Ma era allo stesso tempo seducente con la sua mascella marcata e lo sguardo profondo. Mi aveva riaccompagnata a casa, arrivando fino alla soglia. Mi aveva sorriso un'ultima volta e poi se n'era andato.
Lo trovavo così diverso e intrigante. Mi attirava così tanto a lui con il suo aspetto e il suo carattere tanto da volerlo conoscere sempre di più. Sapeva come rendersi interessante ai miei occhi. Diceva le cose giuste per farmi sorridere o per farmi riflettere.
Non gli avevo fatto troppe domande, con il timore che non fossero all'altezza delle sue. Non potei trattenermi però, dal chiedergli delle sue passioni.

'Mi piace ascoltare il mio respiro.'

Rimasi per un po' a bocca aperta dopo la sua rivelazione. Mi aveva stupita la sua risposta così ovvia diversa da qualsiasi altra risposta monotona.

-Mi piace ascoltare il mio respiro.-

Sorrisi lievemente dopo aver ascoltato le sue parole.

-Lo faccio anche io, quando non riesco a dormire.-

Mi guardò.

-E come mai non riesci a dormire?-

-Quando durante la giornata finisci per fare troppe cose, hai la testa piena di informazioni e dettagli. Non ti vuoi dimenticare di nulla e vai in paranoia per paura di farlo. Capita di volersi fermare e dare una pausa a tutto. Quando succede, medico per ore nella terrazza. Mi calma. Non c'è più un pensiero ad ostacolarmi. Non ci sono voci o melodie. C'è il mio respiro regolare che coincide con il battito del mio cuore. Tu come ascolti il tuo respiro, Harry?-

-Lo ascolto per dar voce a tutto il vuoto che ho dentro.-

Cosa gli era successo nella vita per avere un vuoto dentro?

-Cosa ti spinge a voler dar voce a quello che hai dentro?- chiesi.

-Devo liberare la mia mente. Delle volte è fin troppo piena.-

-Piena di cosa?-

-Piena di te.-
Avevo sorriso e lui aveva sorriso. Non riuscivamo più a smettere di farlo. Non importava quanto poco lo conoscessi o quanto poco lui conoscesse me, avevamo iniziato sorridendo, a camminare verso quello che ci era destinato. Sapevo di non dover illudermi, per qualcosa di così irreale che potevamo essere io e lui insieme. Ma più ci pensavo, più mi innondavo la testa di Harry che pensava a me.

N/A
Non sono ancora certa del perché mi sono messa a scrivere. Semplicemente mi serviva uno sfogo per poter esprimere cose che non riesco ad esprimere a voce. Spero vi piaccia.

Stockholm Syndrome. Hs.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora