Six.

987 46 3
                                    

Ethan aveva iniziato ad accompagnarmi a casa dopo le lezioni, cosicché io non dovessi camminare tanto. Continuavamo a studiare assieme il venerdì e venne ad abbracciarmi quando prese B+ al compito di matematica, grazie al mio aiuto. Mi piaceva la luce che avevano i suoi occhi chiari quando sorrideva. Non ero sicura del fatto che fosse davvero felice, ma vedevo sincerità. Speravo non notasse la mia distanza quando vedevo ricci scuri passarmi vicino nei corridoi. Mi aveva chiesto se avevamo litigato, visto che neanche ci parlavamo. Non avevo risposto e gli fui grata quando non disse niente. Non capivo ancora perché lui avesse detto ad Ethan di starmi alla larga. Non ci conoscevamo neppure. Lui mi conosceva? Era così straziante non sapere. Mi sarei dovuta fare coraggio e provare a parlarci.

- - -

Sarei andata da lui e gli avrei detto qualcosa. Non mi ero preparata un discorso filato, sapevo che non lo avrei seguito e sarei finita con il fare una brutta figura. Quella mattina ero decisa. Non mi sarei tirata indietro.

Aprii la porta, cercai subito la colonna e iniziai a camminare sicura. Era davanti a me quando alzò lo sguardo. C'era meno di un metro tra di noi e averlo così vicino mi provocò una strana sensazione alla pancia. Mi guardò serio, come lo era sempre. Aveva sempre i soliti vestiti scuri e le sue solite scarpe inguardabili.

-Chi sei per dire ad Ethan di starmi lontano?-

Alzò l'angolo destro delle sue labbra carnose e continuò a guardarmi. Stavo per andarmene spazientita, visto che continuava a non parlare. Mi bloccò dal polso, facendomi finire la faccia sul suo petto tonico. La mia testa gli arrivava giusto all'incavo del collo.

-Stai bene con i capelli raccolti. Mi piace la tua schiena un po' scoperta. Non importa chi sono, Ethan non fa per te. Lo so che mi pensi quando sei con lui.-

Rimasi stupita dalle sue parole dette con fin troppa lentezza. Sussurrate al mio orecchio erano ancora più difficili da ascoltare. Mi distraevano i suoi capelli che mi solleticavano la guancia, le sue braccia che mi tenevano stretta a lui e il suo cuore tranquillo rispetto al mio agitato.

Non mi ero aspettata niente di tutto ciò ora non sapevo nemmeno come rispondergli. Avrei potuto dirgli tante cose, avrei potuto fingere imbarazzo oppure fingere di cercare le parole giuste per formare una frase con senso. Non avrei fatto nessuna di queste cose. Mi sentivo abbastanza certa su due fatti: la sua piena consapevolezza di quello che aveva appena detto e che non stava scherzando. L'avevo capito da come tutte le parole sembravano programmate. Come se aspettasse questo momento da tempo. Era ovvio che c'era un motivo se aveva detto quelle cose ad Ethan. Dovevo solo scoprirlo.

- - -

Harry's Pov.

La luce era la cosa che mi infastidiva più di tutto. Rendeva tutto così chiaro e nitido. Metteva in risalto tutto ciò che tu volevi nascondere. Il buio era molto più rassicurante. Non che io non fossi una persona sicura, ma la luce rendeva luminoso anche chi non lo era. Secondo molti rende tutto più bello, secondo me ti faceva essere notato troppo soprattutto se non volevi essere notato. Il buio ti avvolge completamente. Odiavo anche tutto ciò che la luce dava e faceva vedere come i colori, i dettagli e le persone.

Ma non lei.

L'unica cosa buona che faceva la luce era rendere ogni suo particolare ogni giorno più netto. Nella mia testa ricordavo i suoi movimenti e i suoi modi di fare. Da quello che avevo potuto capire era abbastanza solitaria se non fosse per un tipo che le aveva chiesto aiuto per la scuola, u  paio di settimane fa. Aveva ovviamente accettato e io l'avevo ovviamente avvisato di starle alla larga. Non conosco ancora il perché della mia azione, avevo solamente seguito l'istinto. Avevo sbagliato mossa e avrei semplicemente dovuto lasciar perdere. Odiavo la gente stupida e in quel momento non potei far altro che odiarmi per essere stato tale. Ci passai su. La sorpresi parecchie volte a guardarmi e mi piaceva quando lo faceva. Aveva la mente piena di me. Mi guardava attenta, la vedevo sempre pensare profondamente tanto che socchiudeva le labbra e corruciava la fronte. Ero quasi certo che in ogni momento pensasse a me e penso che sarebbe stata felice nel sapere che anche io, in ogni momento, pensavo a lei.

Stockholm Syndrome. Hs.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora