Eleven.

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-Ti piacerebbe lasciare questo posto un giorno?-
-Lasciare Spokane e trasferirmi?-
Annuì.

Kaya faceva tutto facile. Lei non pensava, faceva e basta. 'La vita é una unica', diceva sempre.

Era fin troppo impulsiva, ma sapeva sicuramente come godersi la vita a pieno.
Forse avrei dovuto davvero lasciare quella che era la mia città da tutta la vita. Ma quello che mi mancava, era il coraggio di farlo. Avrei dovuto iniziare una mia vita, da sola.
Sarei stata sola?

-Non lo so, non l'ho mai pensato davvero.- calciai un sassolino, che infrangeva la mia strada.
-Oh, Jones, davvero vuoi finire il college qui?-

La guardai sorridendole. Era bella la sua compagnia. Stavamo passeggiando da molto, per le strade della città semi affollata, ma ancora nessuna delle due, mostrava segni di stanchezza.

-Beh mi piace il college qui. Sia quello che studio che qualcos'altro- risi. - tu ci sei appena entrata e già vuoi lasciarlo?-

-Ragazza, non dico di trasferirmi mica ora, magari un giorno.-
-Si, magari un giorno.-

-E dimmi, cosa sarebbe questo qualcos'altro che ti piace del college?-

Mi guardó ammiccando, ed io risi.

-É più un qualcuno, in realtà.-
Bofonchiai, sperando non mi sentisse. Ma, quando inizió a tartassarmi con mille domande su chi fosse questo ragazzo misterioso, capii che mi aveva sentita eccome.

Kaya era un'anima sincera. Amava la vita e le avventure.
La sua vita, di avventure, ne era sicuramente piena.

Suo fratello invece, era tutt'altro. Molto più chiuso in sé stesso. Parlava poco. Aveva sempre una sigaretta tra le labbra, come se quella fosse la risoluzione del suo problema. Come se quella riempisse un vuoto.

Seguiva i corsi d'arte. Tutto avrei detto, tranne che amasse l'arte. Notando i suoi tatuaggi peró, forse un senso c'era. Una volta me ne aveva parlato. Alcuni li aveva disegnati lui stesso, aveva detto. Quello che più mi piaceva era quello che aveva sul dorso della mano. Era particolare, un po' come lui.

Ripensai alla sera in cui mi aveva invitata al cinema.
Ero felice di poterlo conoscere meglio. Capii che non era affatto freddo, anzi, avevamo scherzato e ci eravamo divertiti.
Mi chiedo, perché agli sconosciuti si faccia apparire, tutt'altro di quello che invece é.

Flashback.

-Coralie mi rifiuto di guardare 'Scrivimi ancora'.-

-Dai Zayn! Non voglio vedere quell'horror.-

-Va bene, allora guarderemo, Fast and Furious 7.-

-Ci sto!-

- - -

-Guardare 'Scrivimi Ancora' sarebbe stato meno strappalacrime-

Risi, assieme a Zayn, nel buio.

-Sei tu che ti emozioni con poco, io penso sia stato veramente figo.-

Aveva ragione, il film era stato bellissimo. Alla fine non ero riuscita proprio a trattenermi di fronte alla scena di Mia, Brian e loro figlio. Mi erano scese alcune lacrime, e Zayn mi aveva lanciato un sorriso di compassione. Guardandolo bene, con il viso illuminato dallo schermo, si potevano notare i suoi occhi lucidi, e gli angoli della sua bocca, leggermente alzati.
Era la prima volta che lo vedevo così sereno.

Fine Flashback.

Quel ragazzo era davvero un mistero irrisolto.

Avrei dovuto scoprirlo?

- - -

-Come as you are, as you were, a I want you to be.
Aspettami sta sera
Vestiti elegante
H.-

Il mio cuore era andato a mille, per un semplice bigliettino. Lo avevo trovato quella mattina nel banco a scuola. Ero terribilmente ansiosa, e allo stesso tempo, felice di rivederlo.
L'ansia peró, sul mio corpo vinceva sempre.
Ero entrata in una paranoia troppo grande. Cosa avrei dovuto indossare? Cosa intendeva con elegante?
Decisi che sarei andata a prendermi qualcosa di nuovo.

Erano le quattordici e ventidue.

Mi alzai dal letto e misi apposto il piumone, così da togliere le pieghe. Spazzolai i miei lunghi capelli castani e uscii di casa prendendo la borsa. Ringraziai mentalmente mia madre di aver lasciato la macchina a casa. Doveva essere andata a piedi al lavoro.
Partii verso il centro commerciale più vicino.

- - -

Il vestito azzurro acqua marina toccava quasi terra. Le mie scarpe col tacco bianche, non permettevano al tessuto di strisciare sul pavimento.
Mamma mi aveva detto che vestita così stavo davvero bene, non mi aveva chiesto dove andavo e con chi, perché conoscendola, aveva già capito. Papà si era complimentato per l'eleganza.

Io per la prima volta, mi sentivo davvero bella.
Avevo lasciato i capelli sciolti sulle mie spalle, le onde naturali che si erano formate, mi piacevano.
I miei occhi azzurri, erano contornati da lunghe ciglia ricche di mascara. Avevo messo solo quello. Abbonando ancora, non mi sarei sentita me stessa.

Alle venti e cinque, uscii nel portico e mi sedetti nel dondolo. L'aria fredda invernale mi accarezzava il viso. Ero persa tra la beatitudine.
Sentendo un rombo avvicinarsi, aprii gli occhi e mi alzai, dirigendomi verso il marciapiedi.
La sua macchina si fermó esattamente davanti al mio corpo.
Harry uscì dal lato del guidarore, in tutta la sua bellezza.

-Coralie, avresti dovuto aspettarmi dentro. Qui fuori fa freddo.-
Doveva ancora guardarmi. Aspettavo con ansia la sua reazione.

-Coralie, mi hai senti- -ohh..-

Mi guardó stupito, forse anche ammaliato. Il vestito si appoggiava delicatamente sulle mi curve, risaltandole maggiormente.
Era la prima volta che lo vedevo senza parole.

-Sei bellissima.- disse. -L'acqua marina é il mio nuovo colore preferito.- -É lo stesso colore dei tuoi occhi.-

Le mie guance andavano a fuoco. Si avvicinó a me, annullando i pochi metri che ci dividevano.

-Non hai motivo per imbarazzarti. Ti porto a conoscere i miei amici Cora.-
Mi sussuró lasciandomi un leggero bacio nella guncia. Il mio corpo fu assilito dai brividi.

Harry sembrava più sereno quella sera. Mi aveva detto di vestirmi elegante, ma lui aveva i suoi soliti vestiti neri monocolore. Avevo sbagliato abbigliamento? I suoi amici mi avrebbero derisa? Iniziai ad agitarmi nel sedile.

-Piccola, smettila di agitarti, sei bellissima. Non ti avrei fatta vestire in questo modo se non ce ne fosse stato motivo. Vedi, ogni tanto io e i miei amici andiamo in questi ristoranti di lusso, vestiti super eleganti, facendoci sembrare dei ricconi. Lo facciamo così per ridere. Una volta avevamo rimandato indietro tutti i piatti dicendo che facevano schifo. Siamo finiti per mangiare al Mc.-

Rise di gusto e lo seguii. Mi stavano già simpatici. Iniziavo già a sentirmi più calma.
Parcheggió l'auto e mi aiutó a scendere. Il ristorante era davvero di lusso, e sorrisi pensando che magari questa sera, i suoi amici avrebbero finto una lite, per poi iniziarsi a tirare il cibo. Tutte quelle persone con la puzza sotto il naso ne sarebbero state disgustate.

Ci avvicinammo all'entrata. La porta era grande, in legno scuro ben levigato. Di fianco un cameriere stava segnando le prenotazioni su un fascicolo blu.
Era vestito con uno smoking nero, i capelli erano laccati e tirati indietro.
Quando alzó la testa dal quaderno, per rivolgersi a noi, strabuzzai gli occhi. Lui fece lo stesso. Cosa ci faceva qui?

-Coralie?-

-Zayn?-

Stockholm Syndrome. Hs.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora