10- Freaks

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-ehi tu buongiorno- sussurrò Sangio appena la piccola ballerina aprì gli occhi
-buongiorno- e le lasciò un piccolo bacio sulle labbra.

La guardava mentre dormiva e ripensava alla sera prima. Erano entrati in casa che erano bagnati fradici, avevano combinato un disastro all'ingresso e infatti poi avevano dovuto ripulire tutto. Aveva dormito lì, lei ha insistito dicendo che aveva bevuto troppo per poter guidare, ma Sangio capì benissimo che era solo una scusa per stare un po' di più con lui e l'assecondò volentieri. Gli aveva prestato un paio di pantaloncini e una maglietta di suo padre, che però gli andavano enormi. Ci avevano riso un sacco per quella cosa, quando uscì dal bagno con i pantaloni tirati quasi fino al petto, tanto erano grandi. E poi avevano deciso di vedere un film in camera di Giulia, ma nessuno dei due lo ha seguito davvero, pensavano solo a scambiarsi tanti soffici baci e a coccolarsi all'infinito. Certo, si stava stretti su quel letto, 'la prossima volta stiamo da me, che ho il letto più grande' le aveva detto, ma anche così non si stava poi tanto male. Le rivelò che erano notti intere che non dormiva, e che quando prendeva un po' sonno la sognava sempre. E lei rideva imbarazzatissima mentre lui continuava a ripeterle che quando arrossiva la trovava proprio carina. Alla fine Giulia si addormentò e di quel film non seppero mai il finale. Aveva spento delicatamente la tv e cercando di non svegliarla la abbraccio, stringendole la mano; si sentì in pace con se stesso, pensava che per la prima volta dopo tanto poteva dire di essere tranquillo, di stare bene con qualcuno. Si addormentò, beato a sentirla respirare così vicino a lui, a tenerla stretta tra le sue braccia.

-ma mi stavi guardando dormire?- la ragazza si stropicciò gli occhi
-eh sì... stavi anche russando-
-oddio dici davvero?-
-no, ma sarebbe stato divertente-
-cretino- e si beccò una cuscinata in faccia.
-ma guarda te- e cominciò a farle il solletico finché non caddero entrambi giù dal letto e risero come due scemi.

Scesero a fare colazione, mano nella mano, come se in quel piccolo tragitto potessero perdersi; ma intanto Giulia cominciava a realizzare e a riflettere. Aveva ancora così tanti dubbi, le sembrava essere successo tutto così in fretta, non aveva nemmeno avuto il tempo di pensare a tutto quello che era capitato, alle parole di Esa, cose che di certo non potevano finire nel dimenticatoio. Cercava di trovare le parole giuste per cominciare quel discorso, ma aveva paura di rovinare quel momento di pace, quei piccoli istanti di tranquillità. Ci pensava mentre preparava il caffè per entrambi.
-so che mi devi dire qualcosa Giù, ti conosco- le disse mentre inzuppava un pan di stelle nel bicchiere di latte
-ma no... cioè in realtà sì, hai ragione- e tornò a sedersi al tavolo portando le due tazzine di caffè
-vedi, è da un po' che ho dei dubbi, su delle cose che mi sono state riferite sul tuo passato. Sia chiaro, non mi importa di chi sei stato, a me piace la persona che sei... ma vorrei comunque sapere la verità-
-di che si tratta?- il ragazzo scrollò le spalle e la guardò dubbioso
-Vedi Esa mi ha raccontato delle cose su te e una ragazza, una certa Margherita- e cominciò a parlargli di tutto quello che le era stato detto sul suo conto.
-e tu gli credi?- chiese il riccio alla fine di quella storia
-ho motivo di credergli?- rispose lei, poi continuò a parlare, vedendo che il ragazzo non rispondeva -Giò io non ti conosco così tanto, non so chi eri prima che ci incontrassimo, ma so che i tuoi occhi non mi hanno mai mentito da quando ci siamo visti per la prima volta. Voglio solo sapere chi sei, cercare di conoscere un po' di più del mondo "sangiovanni" che sono sicura essere un posto bellissimo-
-dai vestiti, ti porto in un posto- disse il ragazzo scattando in piedi dopo qualche secondo di silenzio. Giulia era confusa, gli aveva fatto una domanda precisa e non aveva risposto.
-daiii, sbrigati- le lanciò una maglietta addosso, facendola tornare a ridere, sembrava essere ritornata un po' più spensierata.

-mi dici dove andiamo?- entrò in macchina tutta contenta.
-è una sorpresa scema- e le rubò un bacio dopo aver allacciato la cintura.
'Chissà cosa avrà in mente', pensava con la testa fuori dal finestrino e i capelli che svolazzavano da una parte all'altra.
-bene siamo arrivati- disse dopo una decina di minuti di strada
Giulia pensava stesse scherzando, l'aveva portata a casa sua.
-ma sei serio?-
-ma sì dai, tu seguirmi-
Entrarono in quella casa, la più grande che Giulia avesse mai visto, era decisamente un castello. Lei lo seguiva lentamente mentre salivano al piano di sopra e arrivarono in camera di lui. Era decisamente più grande della sua, ma anche molto disordinata, c'erano post it e fogli sparsi dappertutto. Il computer era acceso sul letto, si sentiva il suo profumo sparso in tutta la camera. Poche foto, qualcuna con gli amici e altre con quella che doveva essere la sua famiglia. E qui Giulia si ripetè ancora una volta che conosceva troppo poco di quel ragazzo, che chissà quante cose non sapeva di quel mondo di pensieri che animava la sua testa. Continuava a guardarlo confusa, non riusciva a capire perché l'aveva portata lì.
-non sei stata tu a dire che volevi conoscermi un po' di più? Bene, questo è l'inizio del "mondo Sangiovanni". Dai su, siediti- e le fece segno di mettersi accanto a lui sul letto.
-vedi- prese a parlare il ragazzo agitando le dita -quello che hai visto, la sera della rissa e anche nei giorni seguenti, è un lato di me che odio ma che allo stesso tempo non posso controllare. Da più piccolo, ho avuto problemi a gestire le mie emozioni, la rabbia in particolare. A scuola mi hanno fatto malissimo,  mi sono sempre sentito inadatto in quel posto, o meglio, mi ci hanno fatto sentire, non ho mai capito il motivo di tanta avversione nei miei confronti. Le regole mi sono sempre state strette, è vero, ma sono anche un ragazzo con tanta voglia di imparare, non ho mai voluto "non studiare", perché capisco che è importante... Non so, non sono mai riuscito a darmi delle risposte, fatto sta che mi hanno davvero fatto del male. E c'erano dei giorni in cui tornavo a casa e mi chiudevo qui, in questa camera, cercavo come meglio potevo di tirar fuori tutto, e ci rimanevo per ore, impegnandomi con tutto me stesso per non prendere a pugni qualsiasi cosa mi capitasse sotto tiro. Alla fine i miei hanno deciso di trasferirmi in un'altra scuola, sperando che le cose andassero meglio, e in realtà ha funzionato, perché mi sono rifatto una nuova vita; ma certe cose ti segnano, sono un po' come tatuaggi sul cuore. Non ho mai imparato realmente a gestire la rabbia e comunque mi sono sempre sentito inadatto a qualsiasi tipo di contesto esistente su questo pianeta. Ogni tanto esplodo, e quando succede è come se tornassi ad avere 12 anni, mi sento ancora quel ragazzino solo, chiuso nella sua cambretta, che cerca disperatamente di calmarsi, di non farsi del male e autodistruggersi: perché se arrivi a tirare pugni a un muro, allora vuol dire che forse sei ad un punto di non ritorno- e mentre raccontava queste cose si arrotolava i capelli nervosamente. Giulia aveva osservato bene i suoi occhi, che erano diventati anche un po' lucidi, per quanto lui tentasse di nasconderlo. Gli prese la mano, staccandola dai suoi capelli e stringendola forte, voleva fargli capire che non sarebbe stato più solo, che lei si sarebbe presa cura di lui. Lo aveva deciso in quell'istante, che anche se un giorno fossero stati distanti, ci sarebbe stata sempre. Le sorrise e poi riprese a parlare, con voce un po' incerta
-una sera avevo litigato con i miei, dicevano che dovevo mettere la testa apposto, una predica assurda solo perché avevano scoperto il pacchetto delle sigarette che avevo nascosto nello zaino, fumavo da pochissimo all' epoca e sono riuscito comunque a farmi scoprire subito. So che avevano ragione, ad oggi un po' mi maledico per non avergli dato retta quando mi dicevano di smettere in tempo. Ma era un periodo di merda, avevo sempre quest'ansia addosso, di non riuscire a farcela, di non riuscire a vivere. Mi sentivo soffocare. Quella notte sono rimasto sveglio e ho cominciato a scrivere piccole frasi su dei post-it e su un quaderno, non era ancora una canzone, ma era l'inizio del percorso che mi avrebbe portato a scrivere guccy bag. E per la prima volta mi sono sentito leggero, come se scrivere mi avesse aiutato a traportare tutto il peso che avevo sul petto in un po' di inchiostro su un pezzo di carta. In quel momento presi la decisione che mi avrebbe cambiato la vita, cioè fare musica, scrivere testi che potessero aiutarmi a stare meglio e che allo stesso tempo trasmettessero qualcosa a chi li ascoltava, un messaggio chiaro, un modo per dire a chiunque "non sei solo". Ho avuto gli aiuti giusti e sicuramente a molto è servito il fatto che i miei non abbiano mai cercato di ostacolarmi, ma anzi mi hanno sempre supportato. Ho trovato un produttore e ho scritto ufficialmente la mi prima canzone, guccy bag, che è un po' la storia di quegli anni lì, di come cercasi disperatamente qualcuno che fosse in grado di ricucire quei buchi che avevo nel petto. Ora, ovviamente, vorrai sapere di Margherita. Io e lei ci siamo conosciuti in un momento molto particolare, io ero sempre perso nei miei casini e stavo lavorando a guccy bag che sarebbe uscita di lì a poco. Margherita all'inizio mi ha aiutato tanto, le sarò grato sempre per questo, perché non mi ha lasciato solo quando tanta gente cominciava a dubitare di me e pensava che non ce l'avrei mai fatta. Ma una volta uscita guccy bag, finito quell'hype che ci aveva tenuti insieme all'inizio, ho cominciato a riscoprire un lato di lei che non avevo mai visto. Diventò gelosa a livello maniacale, non sopportava nemmeno di vedermi salutare un'amica. Mi chiamava ogni ora e quando ero in studio e non potevo risponderle scoppiavano delle litigate tremende. Ho sempre pensato che una relazione dovesse essere un valore aggiunto, qualcosa che ti fa stare bene, che ti aiuta a vivere meglio. Con lei era l'esatto opposto, Margherita riusciva a tirare fuori il lato peggiore di me, proprio quello che avevo provato a mettere da parte. E alla fine, durante una delle nostre liti fuori controllo, le urlai che avrei voluto non averla mai incontrata. Ovviamente non lo pensavo davvero, non sono il tipo di persona che rinnega quello che è stato. Lei si arrabbiò tantissimo e tirò fuori cose del mio passato... diciamo che le sue parole, in quell'occasione, mi ferirono e non poco. Fu lei a lasciarmi, uscì di casa urlando che non avrebbe più voluto vedermi. Non l'ho più sentita, so solo che a fine agosto è partita per uno scambio interculturale- le prese il viso tra le mani e le sposto i capelli dagli occhi -so che non hai nessun motivo per credere più a me che a Esa, del resto ci conosciamo relativamente da poco, ma non ti mentirei mai Giù, non potrei-
Giulia glielo leggeva negli occhi, era sincero. Quei due pozzi azzurri lasciavano trasparire un velo di profonda tristezza mentre raccontava quelle cose del suo passato. Non aveva dubbi, non le aveva mai mentito. E si sentì sollevata, non si era sbagliata su di lui. Si avvicinò un po' di più e lo guardò dritto negli occhi
-io mi fido di te Giò. Fin dal primo momento in cui ti ho visto ho capito che eri diverso, che potevi essere un po' scemo, ma non cattivo- e scoppiò a ridere, lasciandogli poi un piccolo bacio. E lui gliene diede un altro ancora, per tutta risposta; le loro labbra si incollarono ancora, mentre si stendevano sul letto, accoccolandosi. Lui lasciava che la piccola ballerina gli "cucisse i buchi", letteralmente. Era come ossigeno puro, una boccata d'aria fresca in una vita soffocante. Lei per la prima volta sentiva di potersi fidare realmente di qualcuno, poteva abbandonarsi totalmente tra le sue braccia con la certezza che lui sarebbe stato lì a tenerla stretta. Sì, stavano mettendo insieme i loro pezzi, si stavano aggiustando il cuore.
Passarono il resto della giornata insieme, pranzarono in un posticino carino a San Lorenzo. La riportò a casa che ormai il sole era tramontato, nessuno dei due aveva voglia di andare via in realtà, ma i genitori di Giulia erano tornati da Barcellona e non vedeva l'ora di stare con la sua famiglia.
-ci vediamo domani- la baciò velocemente
-dai dammi un altro bacio- insistè lei, e lui la accontentò. Non riuscivano più a staccarsi, sarebbero stati ore intere a baciarsi, accarezzarsi i capelli, parlare di niente e cantare a squarciagola in auto.
-Giulia basta o non riuscirò a staccarmi più, ti avviso-
-e chi ti dice che voglio staccarmi da te?- e prese a ridere, mentre gli scompigliava i capelli.
-ci sentiamo più tardi okay?- si salutarono con questa piccola promessa e Giulia rientrò a casa tutta sorridente, si buttò tra le braccia del padre con particolare entusiasmo.
-ehi, non siamo stati via poi così tanto-
-ma dove sei stata?- chiese incuriosita sua madre
-emh- balbettò un po' -sono stata con Chiara a fare shopping-
-senza comprare niente?- ribattè il padre vedendo che la ragazza non aveva buste tra le mani
-ma no, siamo andate per lei, doveva comprare delle cose- chiuse velocemente il discorso.
Salì in camera sua, e si stese sul letto. Sentiva tante belle sensazioni, tutte nuove... e poi quel cuscino, aveva ancora il suo profumo. 'Ma mannaggia' ripeteva tra sè e sè e intanto rideva da sola, rotolandosi sul letto. Sua madre la raggiunse in camera, con la tipica faccia di chi è a conoscenza di qualcosa e non vede l'ora di saperne di più
-adesso fare shopping si chiama- le disse ridendo mentre le lasciava i vestiti puliti nell'armadio 
-in che senso?-
-ti ho vista nella macchina con quel ragazzo, fuori casa... mi devi raccontare qualcosa?-
Fece segno alla madre di sedersi accanto a lei e cominciò a raccontarle. Avevano un bellissimo rapporto, per Giulia era proprio come una migliore amica, si sentiva libera di parlare di qualsiasi cosa volesse. Le parlò di Sangio, di come si erano conosciuti e di come, alla fine, si erano messi insieme; ovviamente omise qualche particolare, la rissa,ad esempio, e il fatto che avesse dormito lì. Sua madre, Susy, era contentissima più di lei, realizzando che ormai la sua piccola bambina stava crescendo.
-mamma non dire niente a papà per ora, sai quanto è protettivo- le intimò prima che andasse via dalla sua camera e la madre rispose con un'occhiolino. Poi Giulia ritornò con la testa alla sera prima e alla giornata appena trascorsa. 'Mi fa stare proprio bene questo ragazzo'

[25/10/2020, 11:45 pm]
G: mi sa che mia madre ha capito tutto
S: oh no... che dice? :/
G: le stai simpatico... papà invece è meglio che per ora non sappia niente ahahah
S: eehh che ansia però
G: ma no dai
S: sai cosa vorrei in questo momento?
G: del cibo?
S: ma sei scema? Mi rovini il momento
G: va bene dai, dimmi un po', cosa vorresti?
S: me e te, sul divano insieme, a guardare un film. E poi darti tanti baci, che già mi manca il sapore
G: dai, devi aspettare solo domani
S: eh c'è una nottata intera di mezzo però
G: tu pensa a dormire, che se dormi bene ci incontriamo nei sogni
S: per la rubrica "le strane teorie di Giulia Stabile"
G: ma guarda che funziona davvero... dicono che se due persone si pensano tantissimo poi si incontrano nei sogni
S: e allora pensami tantissimo, che io farò lo stesso
G: domani ti do un bacio in più
S: noo, domani mi prendo tutti i baci che voglio
G: che Romeo mamma mia
S: eh visto? Meglio del principe azzurro
G: infatti sei un principe Fucsia
S: AHAHAHAHAHAHAH, lo ammetto, questa era bella... ogni tanto fai anche battute divertenti ;)
G: cretino
S: dai vai a dormire che domani c'è scuola... buonanotte scema
G: buonanotte sconnesso

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