13- Blu Part II

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Raggiungere i piccoli traguardi insieme. Essere una coppia vuol dire anche questo, essere felici per i successi dell'altro e continuare a sostenerlo anche quando le cose non vanno come si vorrebbe. Ecco perché Giulia era lì con Sangio, il suo manager e tutta la squadra all'uscita di lady, ed era ancora lì, un mese dopo, a festeggiarne il disco d'oro. Il riccio aveva ottenuto un successo totalmente inaspettato, era arrivato così, tutto insieme. Stava già lavorando ad altri progetti, nuovi produttori avevano intenzione di collaborare con lui. Ma ovviamente tutto ciò comportava avere anche tante responsabilità, tanto lavoro da fare, adrenalina sempre a mille; c'erano giornate in cui tornava stanco morto a casa, non aveva nemmeno la forza di cucinare la cena. In più aveva sempre questa paura che tutto potesse finire da un momento all'altro, una sorta di "cherofobia"; aveva il terrore che prima o poi potesse svegliarsi da quel sogno bellissimo e che la realtà, che non gli piaceva affatto, gli crollasse addosso tutto un tratto. Per fortuna c'era la sua piccola Giulia a prendersi cura di lui, a rendere le sue giornate un po' più leggere. Era riuscito a smettere di fumare e non toccava una sigaretta nemmeno quando si sentiva estremamente sotto pressione. Nella sua testa c'era la voce di quella piccoletta che lo rimproverava perché 'lo sai che non ti fa bene'. E anche l'alcol ormai non era più un rimedio necessario per curare le ferite, tanto c'era sempre lei, gli bastava averla accanto, dopo una giornata tremenda, e raccontarle quello che aveva fatto; lei lo ascoltava e intanto gli accarezzava i capelli; a lui faceva impazzire questa cosa, si abbandonava volentieri a quelle piccole attenzioni. Si prendeva cura di lui, preparava la cena, gli ricordava di prendere gli antistaminici, lo aiutava a gestire i suoi mille impegni e con essi anche tutta l'ansia che ne derivava. La sera andava a casa di lui (spesso dormivano insieme, era una cosa che amavano entrambi, baciarsi fino a perdere il fiato e trovare il sonno, sicuri l'uno nelle braccia dell'altra) e preparava la cena; lui le leggeva la stanchezza negli occhi, vedeva le sue gambe che a stento si reggevano, ma lei insisteva comunque per cucinare, diceva che non faceva bene a nessuno dei due mangiare sempre schifezze. E così lui la aiutava, ma spesso finivano per bruciare tutto e ordinare delle pizze. Sapevano di essere un disastro a volte, ma entrambi stavano stringendo un legame molto forte e la gente intorno a loro se ne accorgeva. I genitori di lui erano tornati per un paio di settimane e sostenevano di non aver mai visto il ragazzo così felice e "leggero", nonostante tutta la quantità di lavoro che ogni giorno doveva affrontare. Anche Ocho (come Giulia chiamava il manager di Sangio) notava che era diventato molto più semplice lavorarci assieme, con Giulia che riusciva a calmarlo e a fargli vedere le cose da un'altra prospettiva, se necessario. E allo stesso tempo lei aveva cominciato ad asserte un po' più sicura, sebbene ancora, a volte, le capitava di sentire quelle vocine nella sua testa. Però lui si impegnava davvero per farle sparire tutte, o anche solo per coprirle con le sue parole, non smisuratamente dolci, ma giuste. Perché loro erano così, prendevano in giro quelle coppie troppo romantiche, a loro piaceva più giocare, importava stare bene insieme, tutto qui. Ma si sa, quando tutto va troppo bene, si ha sempre l'impressione che debba finire da un momento all'altro e questo porta ad avere paura, paura che tutta la tranquillità e la stabilità possano sparire insieme a quella persona. E quando vivi con l'ansia che quel momento possa arrivare, cominci a notare ogni piccola cosa che non va, ma allo stesso tempo decidi di tenerla per te, come voler preservare quello che di bello c'è. Ma piano piano, quelle piccole cose si accomunano e diventando grandi, pesanti, insopportabili. Così a Giulia era capitato di sentirti messa al secondo posto qualche volta, ma continuava a ripetere a se stessa che la musica era più importante, che era normale che lui fosse tanto preso. O che era giusto se, vedendo una bella ragazza passare, Sangio e Deddy si lanciassero battutine, facendo come se lei non fosse presente. Non voleva sembrare pesante, era l'ultima cosa che voleva. Finalmente qualcosa nella sua vita andava bene, non avrebbe permesso che queste sciocchezze rovinassero tutto. Nel contempo, il riccio avrebbe voluto dirle che aveva bisogno dei suoi spazi ogni tanto, che lui non era mai stato abituato a condividere tanto della sua vita con un'altra persona e che c'erano volte in cui sentiva la necessità di stare da solo, per quanto quella ragazza potesse piacergli. Non si trattava di non volerla attorno, tutt'altro, voleva solo avere il tempo di prendere fiato da solo, di ricordare a se stesso che anche senza l'aiuto di altre persone era sempre lui, sempre perfettamente in grado di gestire la sua vita. Ma anche il ragazzo preferiva rimanere in silenzio, far finta di nulla. Del resto si stava legando davvero a lei, le voleva bene e doveva ammettere che la sua vita era molto più bella da quando quella ragazza ci aveva messo piede.
Periodo di Natale: ai due ragazzi era stata concessa una piccola tregua dalla danza e dalla musica per stare un po' in famiglia. Sangio aveva promesso a Giulia che l'avrebbe accompagnata a comprare i regali di Natale, senza comprendere realmente tutto il suo entusiasmo, che era smisurato, è vero, ma che infondo gli piaceva eccome. Le feste non gli erano mai sembrate tanto belle, da quando lei era entrata in quella casa l'8 di dicembre e lo aveva rimproverato perché 'puoi avere tutti gli impegni del mondo, ma il tempo per fare l'albero lo devi trovare'. E si erano messi entrambi a tirare fuori scatoloni con addobbi vari. Poi avevano messo un po' di musica natalizia e piano piano sistemarono anche tutta la casa. Sangio la prendeva in braccio per aiutarla ad apprendere le palline nei punti dell'albero in cui non arrivava, e poi lui stesso  ci aveva messo le luci.
-è un po' incasinato, ma è bello comunque dai- disse lei appena il ragazzo ebbe finito
-proprio come te insomma-
-cretino che sei-
E poi avevano preso a cucinare dei biscotti insieme mentre cantavano quelle canzoncine di Michael Bublè stonando ogni singola nota e non azzeccando una parola nemmeno per sbaglio. Di tanto in tanto si scambiavano qualche bacio o qualche carezza. Proprio come due bambini, presero a giocare con lo zucchero a velo, combinando un disastro in tutta la cucina. Lei si metteva in punta di piedi nel tentativo di sporcargli la faccia e lui invece si difendeva con il solletico, facendola ridere tantissimo. Finché poi le diede una tregua, prendendola per i fianchi e avvicinando i loro corpi.
-sei tutta sporca-
-dove-
-qui- e le lasciò un morbido bacio sulle labbra -e anche qui- si spostò sul mento e continuò così fino ad arrivare al collo, mentre lei stringeva le dita tra i suoi capelli. Poi rise, sentendosi un po' in imbarazzo in quel momento.
-perché ridi?- alzò lui la testa, facendo incontrare i loro nasi
-tu ridi- rispose lei
-io rido- sorrise e poi riprese a baciarla sulle labbra, stavolta un po' più forte, mordicchiandole il labbro inferiore. E lei, con le mani attorno al suo collo, lo tirava a sè, quasi a fargli capire che anche lei, in quel momento, lo desiderava da morire. Si sentiva bene, con lui ancora di più, ed era capitato diverse volte che i due si fossero trattenuti dal fare un passo in più. Ma in quel contesto lo avrebbero fatto, si sentivano pronti entrambi. Così lui la prese in braccio e la fece sedere sul mobile della cucina, mentre alternava baci sulla labbra a baci sul collo, le mani che piano piano erano arrivate sotto la sua maglietta e le accarezzavano leggermente la pancia e i fianchi. Invece lei, passando le sue mani sulla sua schiena, sotto le braccia, lo teneva stretto a se e lo lasciava fare. Stava per riprenderla e portarla sul divano, quando i loro piani furono interrotti dal suono del campanello di casa e dell'arrivo, totalmente inaspettato, dei genitori di Sangio, che erano riusciti a tornare un po' prima. Lei si ricompose, cercando di nascondere il fatto che fosse tutta rossa in volto e che aveva i capelli totalmente scompigliati. In quel contesto conobbe i genitori di Sangio, 'due personcine molto gentili', è questo che pensò fin da subito.
-ragazzi ma stavate cucinando qualcosa?- chiese la mamma del ragazzo dopo le dovute presentazioni
-eh sì, stavamo facendo dei biscotti- rispose prontamente il ragazzo
-ma credo siate un po' troppo distratti, li avete bruciati tutti- si guardarono ed entrambi scoppiarono a ridere. Giulia stava per andare via, non voleva essere di troppo in quel contesto, con la famiglia di Sangio. E invece Lidia e Pierluigi, i genitori, le chiesero di fermarsi per cena.
-hai fatto tu l'albero?- le chiese il padre
-lo abbiamo fatto insieme in realtà-
-ma come lo hai convinto, che lui si scoccia sempre con queste cose-
-ma mamma- il riccio si imbarazzò davanti a quella considerazione della madre mentre lei arrossiva, pensando a quanto si erano divertiti insieme quel pomeriggio e a lui che le aveva sussurrato, appena finito di mettere le luci sull'albero, che il Natale non era mai stato così divertente. Alla fine, però, con quella visita inaspettata i loro piani per la serata svanirono. Lui aveva insistito affinché lei si fermasse a dormire lì come sempre, ma era stata categorica
-non vogliono che i tuoi sappiano che dormo qui-
-ma perché dai-
-che poi si fanno una brutta idea di me-
E quindi era rientrata a casa sua, fiduciosa nel fatto che avrebbero avuto il loro tempo, che il "momento giusto" sarebbe arrivato prima o poi.
Ripensava a quest'episodio e a tante altre cose mentre andava a casa del suo ragazzo, le aveva promesso che avrebbero fatto shopping natalizio, che l'avrebbe accompagnata a comprare i regali. Cambiò umore quando, arrivata sotto casa di lui, sentì delle risate provenire dalla sua camera da letto, che si affacciava sulla strada con la finestra aperta. Non aveva dubbi: aveva sentito perfettamente la voce di una ragazza, il che era strano, visto che i genitori di Sangio erano fuori e che lui faceva entrare pochissime persone in casa sua. Suonò il campanello e quello che vide quando la porta d'ingresso si aprì peggiorò drasticamente la situazione. C'era questa ragazza, alta, magra e in generale molto bella, aveva il cappellino di Sangio sulla testa; le aprì la porta.
-tu devi essere Giulia- le disse con il fiatone, forse aveva fatto le scale di corsa. Ed ecco sopraggiungere alle sue spalle Sangio, che sembrava essere molto contento.
-Giulia lei è Enula, Enula lei è Giulia... dai che aspetti, entra, ti vergogni?- la prese per la mano e la trascinò in casa, non capendo il perché del suo sguardo incredulo.
-Sangio mi ha parlato tanto di te sai? Sei così carina- e intanto Giulia rispondeva a monosillabi, sentendosi confusa e, in tutta onestà, anche a disagio, come se avesse interrotto qualcosa o fosse arrivata nel momento sbagliato.
-ma che scema, probabilmente penserai che io sia una pazza che ha fatto irruzione in casa del tuo ragazzo-
-ma no, cioè, nemmeno io mi sono presentata come si deve-
-comunque io lavorerò per un po' con Sangio, dovremmo portare a termine un progetto insieme. Non sono di qui, vengo da Milano, sto in un hotel non molto lontano da qui- Giulia sembrava essersi un po' rasserenata, anche se c'era qualcosa in quella ragazza che non la convinceva del tutto, per non parlare del fatto che, ne aveva la certezza, era stata in camera del suo ragazzo... loro due, insieme, da soli, il solo pensiero le faceva contorcere lo stomaco. E poi era tanto bella, non era difficile notarlo ed era convinta che anche Sangio fosse dello stesso pensiero. Il ragazzo intanto era tornato a sedersi al tavolo con loro, portando delle tazze di caffè.
-avete fatto conoscenza voi due?- esordì il riccio
-sì, in realtà mi sono presentata io, che per quanto mi hai parlato di lei mi sembra di conoscerla già benissimo- questa sua arroganza, o almeno così la vedeva Giulia, la infastidiva tantissimo, soprattutto se pensava a quanto tempo aveva trascorso insieme a Sangio per sapere tutte quelle cose che diceva di sapere e si interrogava sul perché non ne fosse venuta a conoscenza prima... 'mi nasconde qualcosa? Ma no, scema, sai che gli piaci davvero, non ti farebbe mai una cosa del genere'
Era in paranoia, la gelosia la stava in parte divorando, ma non lo dava a vedere. Poi la ragazza andò via, lasciandoli "ai loro programmi".
-allora che facciamo, andiamo a fare queste spese pazze?- disse lui che non vedeva l'ora di passare del tempo con la sua ragazza, peccato però che tutto quell'entusiasmo non sembrava essere ricambiato dalla ballerina che intanto aveva riempito la testa di brutti pensieri
-sì si andiamo-
-dai sali un attimo in camera con me, cerchiamo una felpa decente- le accarezzò i capelli e poi le diede un bacio, intuendo che c'era qualcosa che non andava.
-Enu ha dimenticato la giacca qui... va bene dai, gliela riporto stasera in hotel- disse il ragazzo mettendo via l'indumento dal suo letto
-non puoi riportargliela quando vi vedete in studio? Intendo, è proprio necessario passare dall'hotel- lo disse quasi senza pensarci, si sentiva esplodere.
-sì va bene, non cambia niente-
-ma poi non avevi detto che ti avrebbero lasciato libero per un po'?-
-questo era il piano, ma sai che Nueve vuole sempre portarsi avanti con il lavoro, e poi è una cosa molto easy quella a cui stiamo lavorando, tranquilla-
-okay-
-ma mi dici che c'hai?- chiese il ragazzo nel mentre cambiava la maglietta
-ma no niente, che devo avere-
-sei strana-
-sono solo un po' stanca, ho dormito poco stanotte- inventò una scusa, voleva solo godersi quel pomeriggio con il suo ragazzo, senza lasciarsi affossare dalle sue paranoie. Uscirono di casa in fretta e andarono in centro,  e una volta lì fu tutto più semplice, sembrò essere tornato il sereno anche per Giulia, che finalmente si sentì libera di divertirsi con il suo ragazzo, senza pensare a niente di negativo. La ballerina si fermava praticamente a ogni vetrina ed entrava in qualsiasi negozio la ispirasse, in cerca dei tanti regali che si era prefissata di fare per quell'anno.
-ma in questa infinita lista di regali che manco Babbo Natale, c'è anche il mio?-
-dipende se sei stato un bambino buono o cattivo-
-mhh fammi vedere un po'- la tirò a se e la baciò
-adesso come ti sono sembrato?-
-un po' più buono, ma mi sa che ancora non ci siamo- gli rispose scherzando, mentre lo trascinava un po' più vicino al suo volto con le mani. Così le diede qualche altro bacio.
-va bene hai vinto, ci sarà un regalo anche per te-
-lesssgooo-
E poi ripresero a camminare, sempre mano nella mano. Si fermarono davanti alla vetrina di un negozio poco più avanti, dove c'era, appeso a un manichino, un vestito rosso, bellissimo. Giulia ci aveva messo gli occhi addosso, ma poi cominciò a chiedersi se non fosse troppo per lei, che invece si sentiva troppo poco donna per portare un abito così.
-bello quel vestito no?- lo indicò Sangio, tirandola un po' più vicina alla vetrina
-eh sì-
-secondo me ti starebbe bene-
-ma che, dai... e poi hai visto quanto costa?- effettivamente era un abito parecchio costoso
-eh già- si rassegnò il ragazzo, che avrebbe tanto voluto vederla con quel vestito addosso.
Finite tutte le spese, con una marea di buste tra le mani, tornarono verso l'auto.
-quindi stanotte hai dormito poco?-
-sì, un po' male, speriamo che stanotte vada meglio-
-perché non resti da me? Magari se ci sono io dormi un po' meglio, dormo un po' meglio anch'io-
-Sangio, ne abbiamo già parlato, ci sono i tuoi-
-ma stai tranquilla Giù, loro sanno quanto ci tengo a te e anzi, ti adorano, non potrebbero mai pensare male di una piccoletta come te. E poi ti ho già detto che non faremo nulla quando i miei sono a casa, lo sai che sono contrario-
-e va bene dai, mi hai convinta-
Ordinarono delle pizze e cenarono con i genitori di lui che furono felicissima di riaverla in casa loro.
-quindi ripartite dopo Natale?-
-eh sì, ci è dispiaciuto non poter passare più tempo con te, è davvero un piacere averti qui Giulietta- rispose il papà
Sentire quelle parole le dava la sensazione di essere a casa; sapere che i genitori di Sangio pensassero solo cose positive di lei, che la trovassero davvero una bella ragazza, che adoravano la sua risata e che parlavano con tanta naturalezza del cambiamento del figlio da quando lei era entrata nella sua vita, le faceva salire un brivido lungo la schiena e inevitabilmente arrossiva imbarazzata. Ma quella sera, una parte di lei era ritornata con la mente al momento in cui aveva trovato quella ragazza in casa, alla reazione che aveva avuto e che, dal suo punto di vista, era stata troppo esagerata. Si promise che non avrebbe più provato quelle sensazioni, che doveva smettere di essere paranoica e poco per volta si convinse che era anche inutile parlarne con Sangio, che sicuramente l'avrebbe definita una reazione esagerata e ingiustificata.
A fine serata andarono in camera del ragazzo, che invece per tutto il tempo non aveva fatto altro che pensare al perché del suo cambio d'umore, che infondo lo sapeva che la storia del "non ho dormito bene" era solo un'altra cazzata. Intuiva che qualcosa non andava, ma lei come al solito non gliene parlava. Alla fine si era detto che se avesse voluto dirgli qualcosa di importante lo avrebbe fatto lei stessa, che non era giusto obbligarla a parlare se non ne aveva voglia. Le prestò una felpa e un paio di pantaloncini; Le concesse di scegliere il film e poi la accolse tra le sue braccia, facendole appoggiare la testa sul suo petto e dandole piccole carezze sul braccio e sui capelli. Intanto sul cellulare di Sangio continuavano ad arrivare tantissime notifiche, tant'è che Giulia, abbastanza insospettita si tirò un po' su per guardarlo negli occhi
-ma chi è che ti scrive a quest'ora-
-nessuno Giù, cose di lavoro, stai tranquilla, ora lo spengo-
In realtà nessuno dei due stava seguendo quel film, persi come erano nei loro pensieri. Il dramma dell'incomunicabilità, ecco quello che stavano vivendo. Nessuno dei due aveva la forza di affrontare l'argomento, di discutere di quello che era successo. Entrambi fecero finta di nulla, come se tutto fosse apposto, fingendo interesse per un film destinato a non essere preso minimante in considerazione. Giulia pensava che forse non era abbastanza per lui: abbastanza matura, donna, bella, intelligente. Forse era questo il motivo per cui il riccio guardava le altre nell'ultimo periodo, che si circondava di tante ragazze, tra le quali Enula era semplicemente l'ultima arrivata, l'ultima ad aver messo piede in una situazione che già da un po' sembrava non andare poi tanto bene alla ballerina. A un certo punto sembrò essere sul punto di vuotare il sacco, di tirare fuori tutto quello che pensava, ma si forzò a tenere la bocca chiusa. Alla fine vinse la paura di rovinare tutto, il timore che lo avrebbe perso. Sangio, invece, continuava a torturare la sua testa con mille ipotesi sul perché lei si fosse comportata in quel modo. L'aveva vista chiaramente, la sua reazione, dopo aver conosciuto Enula. Aveva paura di scoprire che si trattasse di gelosia e, in tutta onestà, di rivivere tutti i drammi che aveva avuto con Margherita non ne aveva proprio voglia. Si convinse che probabilmente era davvero solo stanca, che andava tutto bene, non c'era nulla per cui allarmarsi. E allora perché la sentiva lontana chilometri nonostante fosse lì tra le sue braccia? Ler la prima non riusciva a decifrarla, a capirla con lo sguardo, come era solito fare. Avrebbero dovuto parlarne, evitare che piccoli fiocchi di neve diventassero una valanga destinata a travolgerli. Invece entrambi si addormentarono con un peso sul cuore, che non sarebbe sparito tanto facilmente e che era solo il primo risultato di tutte le cose che avevano schiacciato dentro, che avevano chiuso in un angolo del loro cuore, rendendolo via via più pesante. Quello fu solo un altro colpo dritto nello stomaco per Giulia e l'ennesimo dubbio che si insinuò nella testa di sangiovanni. Si addormentarono, sì, sperando che al loro risveglio i problemi sarebbero spariti per magia, ma stavolta non sarebbe bastata qualche carezza e una bella dormita per andare avanti.

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