13 BENVENUTI ALL'INFERNO

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Estate 2000, ormai Ve si è lasciata alle spalle quel meraviglioso e allo stesso tempo disastroso anno scolastico e tutto il bagaglio di esperienze emotive, le frequentazioni così distanti tra loro, un mix di personaggi ed eventi che visti dal futuro non si riescono a comprendere.

Il primo evento importante di quell'estate fu la nascita della sua prima nipote, un morbido batuffolo di amore che fece emergere un istinto materno in modo del tutto naturale, e fece avvicinare per la prima volta, in modo più consapevole, Ve a sua sorella maggiore, quella che Lauren le aveva fatto percepire sempre con una certa riverenza, visti i quindici anni che le separavano.

Parliamo di una Ve quindicenne che comunque aveva perso l'anno e che doveva in qualche modo rimediare e capire cosa fare della propria vita.

Taty, che era più grande di lei di un bel po' ma non tanto quanto Marianne, la sorella più grande, aveva preso la sorellina sotto la sua "ala protettiva" e visto che ormai da un annetto era diventata una piccola imprenditrice, per evitare di peggiorare la situazione della piccola giovane donna, era solita portarla nella sua bottega per farle usare il PC, che a casa non avevano, e per farle imparare qualcosa di produttivo.

Le giornate trascorrevano così tra stoffe variopinte, oggetti di vario genere, di ogni dimensione e uso, bomboniere, bamboline realizzate a mano, centrotavola creati all'uncinetto, e soprattutto un via vai di persone tra clienti e amici della sorella.

Ve, si stufava ma non aveva alternativa o meglio, quella era la sua unica possibilità finché, un giorno, una cara compagna di scuola di Taty, si presentò in bottega con il suo fidanzato per far incidere sulle divise il logo del nuovo locale che avrebbero aperto, di lì a poco, il suo compagno con dei soci.

Ve, nonostante fosse una piccola quindicenne, riuscì ad inserirsi piacevolmente nelle conversazioni di questi giovani, nonostante il compagno di Sandra, l'amica di Taty, fosse molto più grande persino delle ragazze, avrebbe potuto essere tranquillamente il padre di Ve.

A Taty venne spontaneo e naturale chiedere a Ronny, se avesse avuto la possibilità di assumere per quell'estate, la piccola Ve.

Penso non esista niente di più favoloso e allo stesso tempo infernale del lavorare nei locali: si impara ad entrare in empatia con le persone, carpirne sfumature, umori, caratteri, si possono creare delle vere e sincere relazioni con clienti e colleghi ma, si viene trattati spesso da servi e, soprattutto, mentre gli altri si divertono tu sei lì a lavorare e ad essere, molto spesso maltrattato e umiliato.

Ve iniziò con un grandissimo, enorme entusiasmo quella nuova esperienza.
Suo padre -che Dio lo abbia in gloria- che con lei non aveva questo grande rapporto, iniziò ad andarla a prendere tutte le sere, spesso arrivava prima e restava in auto a dormire fino alla chiusura del locale.
A Ve questo non piaceva ma era anche qualcosa che la faceva sentire importante agli occhi del padre, che lei continuava a vedere attraverso gli occhi della madre e dei fratelli più grandi che a casa tra di loro commentavano i litigi sempre più frequenti di quei genitori così distanti.

A lavoro imparò davvero molto, soprattutto ad essere indipendente, riuscì a mettere soldi da parte, ad aiutare la madre, ad acquistare i libri per la scuola e acquistò il suo primo cellulare, era entrata, in un certo senso nella vita adulta.

Ben presto allontanò suo padre, non so se perché influenzata da ciò che dicevano sul suo conto in casa ma, quando il papà le cominciò a chiedere soldi lei si sentì abbandonata e ancora più sola: ma come, lei doveva andare a lavorare invece di divertirsi come i suoi coetanei e suo padre andava a prenderla solo per i soldi?

Di fronte al rifiuto della ragazzina, il papà non andò più a prenderla e lei si ritrovò inghiottita dal "mondo della notte".

Di notte le città cambiano i colori...
Le strade diventano di un colore aranciato illuminato dai lampioni, in alcuni punti il buio assoluto incute un certo timore ma non per Ve che aveva visto il male sempre alla luce del giorno, quella oscuritá era così affascinante, la abbracciava e cullava come mai nessuno prima.

In città i locali restavano aperti fino a tarda notte, alcuni erano soliti chiudere alle prime luci dell'alba e in molti erano soliti finire la loro serata di lavoro, frequentando quei posti abbracciati dalla confortevole calma notturna, una calma apparente, quella calma che accarezzava i sogni dei più ma che era una culla di sregolatezza per altri come Ve, una ragazza di appena quindici anni, sola a bere alcol insieme a uomini e donne di tre volte più grandi di lei.

Era bella, un bocconcino appetitoso per uomini così grandi. Lei non si piaceva, i suoi coetanei non la trovavano abbastanza carina, per i ragazzini, lei credeva di essere troppo grassa, e poco attraente, in verità lei era troppo avanti rispetto agli altri.
Da quando aveva iniziato a guadagnare era anche molto più indipendente e il frequentare locali notturni la conduceva ad un sempre più accentuato isolamento.
Iniziò a frequentare un lido, lei era sempre andata sulle spiagge libere, ma adesso poteva permettersi di rientrare a casa all'alba, sciacquare la faccia e andare a sedersi solitaria su quel lido con il suo "apertass" cedrata con Aperol, ne beveva un paio, seduta in disparte e avvolta nel mistero.
Lì conobbe un nuovo gruppo di ragazzi e anche il suo primo approccio con le droghe leggere.

<<Lo sai che c'è?>>

<<No, dimmi?>>

<<C'è che mi sono>>

<<Ti sei cosa?>>

Era così affascinante, enigmatico e di poche parole, aveva sette anni più di lei, e passavano quasi tutte le notti insieme ormai da tre settimane, Flavio l'aveva stregata o lei aveva stregato lui?
Erano così coinvolti presi e Ve riusciva a sentire la sua anima viaggiare, lasciare il corpo e fluttuare tra effusioni e sguardi e...
Droga
Fumavano tanto e bevevano anche molto e quando quel ragazzo, non molto bello ma così affascinante, le iniziò a dire che si stava innamorando, citando una canzone di Gino Paoli, lei si bloccò.

La verità è che non sapeva gestire i sentimenti, lei preferiva rincorrere l'idea che si era fatta dell'amore.
Aveva così tanta paura di amare e di essere amata da scappare.
L'amore l'avrebbe potuta fare soffrire: lasciarsi andare e affidarsi completamente all'altro poteva farla diventare in qualche modo, dipendente da quel sentimento e se poi lui si fosse stancato e l'avesse lasciata?
Lei si era costruita quella sua corazza così bene, non poteva toglierla e rimetterla a piacimento non ne era capace.

Anche da Flavio si allontanò, ma non dalle droghe e soprattutto non dall'alcool.

SOLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora