IL POTERE DEL DENARO

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Qualcuno ha detto <<il denaro non rende felici>>...

Certo, il denaro non rende felici ma è senza ombra di dubbio un mezzo necessario per regalarsi strumenti atti a donare attimi di felicità.

Siamo diventati talmente schiavi del progresso a cui si può accedere solo tramite determinate risorse economiche che, ahimè faticano ad essere disponibili in misura adeguata a tutti.
Crescere in situazioni di disagio economico, sentendo come un macigno il peso della carenza di mezzi economici sulle spalle è qualcosa che Ve conosce bene.
Aveva undici anni quando la mamma, in lacrime, tentò la sorte e con duemila lire acquistò un biglietto della fortuna da grattare per comprare delle scarpe alla piccola.
Ve è sempre stata contraria allo spreco, non ha mai tentato la dea bendata in quel modo: per lei la fortuna ce la si crea con le proprie forze.

Entrare nel mondo del lavoro a soli quindici anni le consentí di costruirsi lentamente la sua piccola fortuna, acquistava ciò che le serviva e metteva soldi da parte ma, avere la disponibilità economica, la mise in circostanze non troppo "pulite", per così dire.

Una sua collega, un po' più grande, un'anno dopo, iniziò ad entrare nella sua vita e con il potere dei soldi iniziarono anche ad avere modo di procurarsi piaceri capaci di mandarle in estasi.

"Terzo mondo" è così che è chiamato il rione dove si recavano durante il giorno libero, Ve e la sua nuova amica Marta, lei aveva già la patente, frequentava l'università o almeno vi era iscritta, era solita fare l'animatrice ma, quell'anno, decise di lavorare in quel locale dove incontrò la nostra Ve portandola nel suo mondo, tra le sue amicizie e soprattutto, nell'universo del "mondo sommerso", quella faccia del pianeta che tentiamo in ogni modo di nascondere e fingere che non esista.

Entrarono in quel quartiere annunciato con frasi raccapriccianti sui muri, ma con pattuglie della stradale di guardia che potevano dare l'impressione che tutto fosse sotto controllo.

Crack si chiama, la droga che andavano ad acquistare e un bimbo di poco più di cinque anni, attuava lo scambio.
Quella scena è viva davanti agli occhi di Ve soprattutto oggi che è mamma, soprattutto quando parla con chi sente il bisogno di andare all'estero e di rimpatriare con qualche bella donna esotica da "salvare" con i suoi racconti di quanto siano pericolosi certi posti nel mondo.

Non vi affannate, miei cari, non comprate biglietti aerei costosi, fatevela una passeggiata al sud, nel vostro Paese, troverete le stesse situazioni e forse anche lì ci sarà qualcuno da salvare e non si porterà tutta la famiglia al seguito.

Erano solite "pippare" la coca ma provavano un po' di tutto e fumarla nella bottiglia era molto più piacevole e l'ultima "moda".

In città, la coca era in uso negli ambienti ricchi e negli anni a seguire Ve se ne rese conto molto bene: quei genitori perfetti, ricchi, che avevano concesso ai figli abiti firmati, moto, auto e paghette paragonabili a stipendi che Ve doveva sudarsi, erano soliti pensare che la feccia fosse, giù nelle strade, che i tossici i drogati e quelli che avrebbero condotto i loro figli perfetti alla perdizione erano nei bassifondi e, invece, proprio lì, in quelle case meravigliose, i figli per bene, conducevano i giochi e grazie al denaro che non gli mancava e a cui non davano alcuna importanza, allestivano feste di ogni genere dove ogni tipo di droga era concessa.

Ve si alternava tra scuola, lavoro e "sfizi", continuava a vedere le amiche ogni giorno e al trio si aggiunse Dalila, una ragazza con cui Ve aveva giocato a pallavolo che dal ragioneria era passata, come ripetente, nel loro istituto ed era in classe con Barbara e Maíani.
Neanche a dirlo le quattro erano inseparabili, questo però portò Ve ad isolarsi dal resto della sua nuova classe, e a legare molto più tardi con loro.

Dalila era ossessionata "dall'arma", voleva diventare a tutti i costi poliziotto ed era lige al dovere, Ve conduceva una sorta di doppia vita: di giorno era tutta per le amiche e frequentava il cugino di Dalila, la notte, quando andava a lavoro, era solita uscire con Marta e passare ore di buio totale sotto l'effetto di sostanze sempre nuove mescolate all'alcool.

Non è semplice... Sedici anni e cercare di mantenere il controllo, occuparsi dello studio, mantenere la media alta pensando di potersi riscattare, lavorare, creare relazioni e mantenerle condividendo ciò che poteva unirla agli altri, immedesimandosi nelle realtà di ognuno.

Il primo punto, la rottura, stava per essere posta. Dalila stava per compiere la maggiore età, avrebbe festeggiato in un favoloso locale sul mare fuori città. Le ragazze, le sue migliori amiche, erano senza mezzi di locomozione e Marta si offrì di partecipare alla festa e di accompagnarle. Prima però fecero sosta in un bar, si fermarono a consumare dell'hashish e poi si avviarono alla festa.

Ve, per quell'occasione aveva indossato un completo appena acquistato e mai indossato, in un tessuto particolare, juta molto fresco ma con un particolare: non reggeva le cuciture.
Mentre andavano al locale, dei ragazzi iniziarono a ridere indicando le ragazze, Barbara si spostò di un passo  e osservò Ve alle spalle

<<Ve, mio Dio, metti subito la giacca in vita e torniamo a casa>>

<<Ba', ma che dici è tardi>>

E avvicinandosi al suo orecchio le sussurrò che aveva i pantaloni squarciati e che stava camminando con le natiche al vento.
Subito si recarono a casa e la ragazza velocemente fece un cambio d'abito ma arrivarono alla festa proprio mentre avveniva il taglio della torta.
Dalila era su tutte le furie e non solo per il ritardo ma, soprattutto per l'evidente stato di alterazione dovuto alle droghe e all'alcool delle sue care amiche.

L'incanto, quel mondo che Ve con tanta fatica si era creata, fu rotto e da quel giorno le amiche si allontanarono definitivamente.

Ve, iniziò a cercare, in qualche modo, di crearsi un suo spazietto nella nuova classe dove i ragazzi, tra di loro, avevano creato relazioni stabili e dove sembrava non esserci posto per una che con molta saccenza li aveva snobbati per quasi due anni ma lei aveva le spalle forti e riusciva sempre a trovare un modo e quel modo fu dedicarsi totalmente allo studio, mettendosi dalla parte degli insegnanti con cui riusciva ad avere una maggiore affinità ed è stato solo grazie a loro se riuscì a vedere la luce in fondo al tunnel...

Ma...

Sebbene si intravedesse "la luce", almeno a scuola, sentimentalmente qualcosa doveva succedere...


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