CATENE

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Ale era un ragazzo molto simpatico ma anche alquanto insistente,si erano conosciuti, lui e Ve, ad un compleanno di una vicina di casa della bambina. Lei aveva dieci anni e lui tredici e da quella sera, ogni volta che si incontravano nelle varie comitive in cui c'era sempre qualche amico comune, lui la tampinava.

Il bisogno incessante di sentirsi amata, di potersi affidare a qualcuno, la fece capitolare dopo diversi anni, un mesetto prima che conoscesse Antonio.

Usciva ognuno per conto proprio e poi si vedevano e in qualsiasi luogo si trovavano esplodeva la passione come se il mondo intorno non esistesse.

Si frequentavano in maniera molto libera, senza nulla di confermato eppure, nei suoi confronti Ve, si sentiva molto in colpa quando iniziò a non rispondere alle sue chiamate fingendo che tra di loro non ci fosse stato mai niente.

Per Antonio, quell'uomo che nemmeno le piaceva, ma che era così maschio, adulto, che decideva per lei, e la faceva sentire finalmente protetta Ve, si allontanò lentamente da tutti, come se la terra che lei calpestava prendesse fuoco ad ogni passo.

Solo con Marta riusciva a continuare ad avere un rapporto, in fondo anche lei era abbastanza più grande e frequentava un ragazzo che Antonio conosceva molto bene visto che era il pusher della città.

Una sera le due ragazze si recarono come al solito al "Terzo Mondo" a fare "shopping", il loro preferito, erano talmente tanto prese che non aspettarono nemmeno di tornare nella loro città, iniziando a sballarsi in autostrada.

Antonio iniziò a chiamare Ve, che chissà per quale stramaledetto motivo iniziò a mentire senza pietà, bugia su bugia, caricava il ragazzo di rabbia, una rabbia che fu l'inizio dell'annullamento.

Quando raggiunse casa del ragazzo, Ve era spaventata a morte: era strafatta, non voleva condividere lo sballo con lui ma soprattutto non voleva tradire la fiducia di Marta raccontando dove fosse stata con l'amica.

<<Buonasera signora, Antonio?>>

<<È sopra, in camera sua, sta nero>>

<<Tesiii, ecccccooooommmmiiii>>

Non fece in tempo a salire l'ultimo gradino di quella casa popolare così bella e spaziosa che si sentì afferrare e lui con una sola mano le strinse il collo sollevandola da terra

<<Dove cazzo sei stata?>>

Lei era sconvolta non solo per la situazione: non toccava il pavimento, muoveva i piedi nel vuoto;
percepiva una vibrazione particolare che invece di farle temere quell'uomo, la portò a  guardarlo negli occhi con aria di sfida.

<<Nnnoooonnn rrreeessspiroooo>>

Allentò la presa e lei, fissando i suoi occhi verdi riprese

<<Che vuoi sapere se sono andata a scopare con qualcuno? Ah ah ah>> e con una risatina soffocata continuò <<Erano in quattro. Sei contento così?>>

Con quel ghigno sul viso disse quello che pensava lui volesse sentire.

Stringendo di nuovo più forte di prima con le labbra ad un centimetro dal suo volto
<<Tu si a mij' E' capit' bbuon'?>>

SOLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora