Capitolo IV

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La notte passò tranquilla. Quella mattina mi alzai col sorriso sulle labbra, pronta a dargli il buongiorno, ancora non riuscivo a credere che lui era lì in casa mia! Tutto mi sembrava quasi un sogno, un sogno dal quale non avrei mai voluto destarmi. Scesa dal letto, indossai la vestaglia e mi guardai allo specchio, assicurandomi di essere presentabile. Legai i capelli fulvi dietro la nuca e m'inprofumai, poi mi precipitai nel salotto, dove l'avevo lasciato a dormire, ma lui... lui non era più lì. Il mio sorriso si spense lentamente. Trovai solo il cuscino con la forma della sua testa e le coperte sfatte sul divano. Sul cuscino spiccava un biglietto, mi precipitai a prenderlo e lo lessi:

"Signorina Claire, non potrei mai ringraziarVi abbastanza per ciò che avete fatto per me la scorsa notte, ma dopo ciò che è successo, ho deciso di non disturbarVi oltre.

Addio.

Con affetto,

Vincenzo B."

Se n'era andato! Distolsi lo sguardo dal foglio che avevo già le lacrime agli occhi, sussultando. Lasciai cadere il foglio per terra e mi sedetti sul divano, già le lacrime rigavano le mie guance, poi fissai il cuscino e ne sfiorai la piega lasciata dalla sua testa, poi piano lo poggiai sulle gambe. C'era un suo capello, lo presi tra le dita, osservandolo come si fa con un' opera d'arte, lo conservai in un fazzoletto, poi accostai il viso al cuscino, c'era ancora il suo profumo, lo respirai profondamente e solo allora il pianto scoppiò violento. Non lo avrei rivisto mai più. A questo punto decisi che era giunto il momento di metter fine a quella tutt'altro che dignitosa vita, chiudere a chiave le porte del passato, e inseguire qualcosa, non sapevo ancora cosa.

* * *

Sguardo alto e fiero, occhi brucianti e ardenti, affrontavo lo sguardo gelido della matrona, seduta dall'altra parte del tavolo. Aveva ascoltato il mio monologo e quando avevo finito, non aveva proferito parola. Avevo dichiarato la fine della mia carriera da donna di piacere, gettando sulla scrivania i guadagni degli ultimi giorni, tenendo una parte per me, che avevo già conservato. La donna scoppiò a ridere sguaiatamente, mentre io la guardavo fredda, senza batter ciglio.

- E così vorresti lasciarci, eh? - Aveva esordito, la sua voce era odiosa, persino più di quella dell' avaro marito, a stento riuscii a trattener la voglia di metterle le mani al collo, affondando le dita nel suo doppio mento. - Per Amore, scommetto! Oh, ma non sei la prima, nè l'ultima a fare una scelta tanto sventata quanto inutile!

Io ero già scattata in piedi, stufa di quel posto, coi capelli scarmigliati e un abito umile a coprirmi il corpo e delle scarpe logore, stufa di lei e suo marito, odiavo tutti, persino le altre ragazze che erano lì dentro. Avanzai verso la porta d'uscita, voltando le spalle alla mia interlocutrice. Ma quella continuava imperterrita:

- Non pensare che quando uscirai da quella porta, diventerai improvvisamente una donna virtuosa! Credi forse che gli uomini, là fuori, non riconosceranno il tuo odore lussurioso? Lascia che ti dica un'ultima cosa: una puttana rimarrà per sempre una puttana! Ricorda. E' quello il tuo destino!

Ma ero già andata via. Non ne potevo più, ero stanca, delusa, avevo persino l'amaro in bocca. Ora avevo bisogno di qualcuno che mi accompagnasse nella mia risalita, che mi desse la spinta per riprendermi tutto ciò che avevo perso dalla vita, tutto ciò che mi era stato strappato a forza, dopo una decisione presa così, su due piedi; ma allora ero giovane e non capivo. Così mi armai di coraggio, pronta ad affrontare una nuova battaglia. Sapevo già a chi rivolgermi per il supporto: Luisa. Luisa era una veterana di quel posto, anche lei era andata via per amore, o almeno... quello che si credeva. Mi raccontò che lei lo aveva sposato solo per i suoi soldi, quando lui ne era innamorato pazzo. A lui non era importato che lei fosse una prostituta, lui l'amava e per lui contava solo questo. Luisa abitava a circa un chilometro e mezzo dal Duomo, in Via della Spiga, una viuzza stretta e piena di negozi. Così religiosa com'era, percorreva ogni domenica quel chilometro e mezzo per assistere alla prima messa delle nove. Mi ero molto affezionata a quella donna, che già da qualche anno aveva superato la cinquantina.

Storia di un'anima neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora