Capitolo V

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Qualche giorno dopo quell'indimenticabile incontro, lui partì per Catania, lo pregai insistentemente di mandarmi una lettera, anche una al mese, mi sarebbe bastato per sapere che lui mi pensava, e così fece. Vincenzo era un uomo così dolce e affascinante... non avevo mai conosciuto una persona migliore di lui, era davvero un Angelo, chi lo conosceva lo affermava, addirittura c'era chi lo chiamava "cuore di burro": queste parole erano poche e semplici, ma sapevano descrivere alla perfezione il suo carattere, bastavano queste, non c'era bisogno di aggiungere altro. Nelle sue lettere mi scriveva con grande orgoglio della sua città, di come lo avevano accolto i suoi concittadini, sparando persino i fuochi, che quasi ogni giorno non facevano che organizzare feste e balli in suo onore, che gli mancavo e che avrebbe voluto avermi lì con lui.

Avevo letto di quella città. In una vecchia enciclopedia. Si parlava di una stupenda città baroccheggiante, ricca di storia, che discende da Arabi e Normanni, che gli antichi Romani la consideravano preziosa per il loro Impero. Terra fertile e arida. Di fuoco e acqua. Affacciata a Est sul mare e a Nord-Ovest protetta dal monte Etna, che come una sovrana guarda vigile le sue terre, facendo sentire la sua potenza sputando lava a volontà. Tanto da esser chiamata dagli abitanti di quelle terre "La Montagna".
Avevamo deciso che era più che giusto che almeno per quei mesi in cui sarebbe stato via, ognuno sarebbe andato per la sua strada.

Lui ancora non sapeva nulla del mio passato, né che adesso ero una persona nuova, sì... ma con l'animo macchiato.

Non sapeva che ero prigioniera del Passato, un Passato al quale era difficile voltare le spalle, poiché gli altri mi vedevano con gli occhi del Passato e non con quelli del Presente.

Soffrivo dannatamente a non averlo al mio fianco, mi mancavano le sue braccia forti, il suo profumo, i suoi capelli morbidi, i suoi dolci sorrisi e le sue languide carezze. Quella mattina dopo colazione mi ero vestita di tutto punto e avevo preso una carrozza per raggiungere una tenuta a tre chilometri dal Duomo. La famiglia che vi dimorava era una delle più importanti della città. Luisa mi aveva raccontato che per via del lavoro di suo marito, aveva avuto contatti con loro e mi aveva consigliato di andare a propormi nel lavoro di domestica. Speravo bene.

Avevo un po' timore che non mi accettassero, dopotutto ero una nobile decaduta che una volta caduta in disgrazia si era venduta agli uomini... mi sarebbe bastato inventarmi qualcosa, sempre augurandomi che nessuno avrebbe cantato.

Giunta sul posto, mi ritrovai davanti a un imponente palazzo in stile barocco, che richiamava per certi aspetti la classicità degli antichi templi greci, due colossi affiancavano l'entrata, reggendo sulle spalle il terrazzo sovrastante.

Afferrai il battente e bussai, dopo qualche istante mi aprì una cameriera.

- Buongiorno... I Marchesi Baccaria sono in casa?

- Il Marchese non c'è... potete parlare con la Marchesa... chi devo annunciare?

- Mi chiamo Claire Bordeaux... sono un' amica del signor Dongiovanni.

Decisi che fosse meglio non nominare Luisa, ma suo marito: il solo fatto che avessi il suo stesso passato forse avrebbe peggiorato le cose e diminuito la probabilità che mi accettassero. La donna mi fece entrare e mi fece aspettare in piedi in un grande salotto elegante, c'era un forte odore di gelsomino. Dopo qualche istante mi vidi spuntare una donna magrissima e alta, aveva dei grandi occhi grigi e la pelle bianchissima.

- Signorina Bordeaux... cosa posso fare per Voi?

Mi rivolse un sorriso cordiale ed io lo ricambiai sistemandomi la stola che mi era scivolata dalla spalla.

- Signora Marchesa... come vi avranno riferito, sono un'amica della signora Dongiovanni. Purtroppo da poco ho perso il mio lavoro di fioraia e lei, gentilmente mi ha consigliato di venire qui da Voi.

Storia di un'anima neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora