Capitolo VII

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Passarono dei giorni e tutto sembrò finalmente sistemarsi, avevo raccontato alla mia buona domestica della mia situazione e con mia sorpresa non ebbe una reazione negativa.

- Ti ci vuole un marito. - mi disse - Risolverà le cose e ti salverai la faccia.

Ma chi? Chi poteva essere mio marito? Avevo accettato la considerazione, poteva essere una bella idea, anche se forse così facendo avrei distrutto ogni possibilità di riunirmi a Vincenzo. Poco importava, ormai lui credeva non lo ammassi più, era meglio per lui tenerlo lontano da distrazioni del genere. Un figlio avrebbe potuto distoglierlo dal suo dovere fondamentale.

- Che ne dici di Alexandre? Da piccoli eravate molto uniti.

- Mio cugino?

- Sì. Dovresti vederlo, è molto gettonato dalle donne, ma è in età da matrimonio ormai da parecchio tempo. Sua madre è preoccupata per lui, teme che non riuscirà mai a dare un erede alla famiglia, e chissà, magari tu sarai in grado di mettergli la testa a posto.

- Perché, non possono farlo maritare con un altro membro della famiglia?

- Non ne vuol sapere, è ribelle... E fa sempre di testa sua. Ho scritto a Vostra zia Thérèse.

Zia Thérèse? Erano anni che non la vedevo. Quella povera donna aveva dovuto sposare un uomo che non amava, me la ricordavo una bella donna, nonostante nascondesse i continui abusi del marito, il suo sorriso triste mi trasmetteva tutto il suo dolore. Chissà se era ancora bella come mi ricordavo.

- Zia Thérèse? Come sta?

Adélaïde sospirò.

- È distrutta, quella povera donna. Figuratevi che il di lei marito è deceduto due anni fa...

- Come? Non dovrebbe stare meglio? Ricordo che non andavano per nulla d'accordo.

- È suo figlio che la preoccupa, sta cominciando a indebitarsi ogni giorno di più, fa una vita mondana... Vostra Zia pone le sue speranze in Voi.

Due giorni dopo, vennero a farci visita. Aveva ragione Adélaïde. Zia Thérèse era irriconoscibile, sembrava che le furiose ali del tempo avessero spazzato crudelmente e precocemente la giovinezza dal suo volto. Aveva soltanto trentanove anni. La sua pelle diafana mostrava già i segni della senilità attorno agli occhi e sulla fronte, le mani lunghe e sottili mostravano qualche piccolo capillare scuro sul dorso.

Alexandre somigliava moltissimo alla madre, aveva solamente le labbra più carnose, folti capelli castani e occhi neri. Mi affascinava la sua corporatura slanciata; forse perché mi ricordava quella di Vincenzo. La sua carnagione bianchissima mi ricordava la neve, aveva labbra smorte e quello sguardo che ti entra dentro e ti scava nell'anima, leggendo anche i tuoi più nascosti segreti dietro alle porte chiuse a chiave del cuore. Sfiorò appena con le labbra le nocche della mia mano e insieme alla madre si accomodarono sul divano del salotto. Adélaïde stava in silenzio in un angolo in attesa di un ordine.

- È un piacere vedervi dopo tanto tempo, cara zia, Voi e Alex mi siete mancati moltissimo!

Dissi sorridendo alla zia.

- Lo è altrettanto per noi, mia cara! Ricordo ancora le vostre corse per il palazzo come se fosse ieri.

- Allora ero una bambina...

Dissi lanciando un timido sguardo ad Alexandre.

- Il tempo sembra esser volato così in fretta...

Storia di un'anima neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora