Capitolo 12

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Oggi avremmo dovuto esibirci per ottenere l'accesso al serale.
Ero già preparato al fatto che, almeno per il momento, non sarei entrato, anche perchè i posti per i cantanti di questa puntata, erano solo tre.

Con grande sorpresa, e dissenso, da parte di tutti, la prima ad accedere al serale era stata Gaia, arrivata al terzo posto nella classifica.

Cercai di non prendermela troppo, al contrario degli altri ragazzi come Leonardo, che era su tutte le furie.

Dopo Gaia fu il turno di Luca.
Sapevo che voleva entrare a tutti i costi e si aspettava di arrivare primo o secondo con il suo singolo "Mi Manchi".

Purtroppo non avvenne ciò che sperava, infatti non riuscì ad accedere.

Quando ritornò al banco, vidi il suo viso triste e sconsolato, quasi sul punto di piangere.
Riuscivo a percepire quanto ci era rimasto male e un po' mi dispiaceva.

Neanche io riuscii ad avere la maglia del serale, nonostante tutti i commenti positivi di Arisa.
Già da inizio puntata sapevo che c'erano poche speranze per me, ma quando ci è stato comunicato che i posti erano tre e uno di questi l'aveva preso Gaia, mi ero arreso ufficialmente all'idea che per oggi non sarei entrato.

Nessuno, compreso me, capì come potesse essere entrata. Non volevo risultare presuntuoso, ma ci sarei dovuto essere io al suo posto, considerando che in quasi tutte le classifiche ero tra i primi.

Gli altri ragazzi che entrarono al serale furono SanGiovanni ed Enula.
Sapevo che ci sarebbero arrivati loro e non ero così arrabbiato in fondo.

Dopo la puntata tornammo tutti in casetta e si poteva percepire molta tensione tra di noi.
Non ci aspettavamo che solo così poche persone sarebbero entrate, perciò eravamo delusi e preoccupati.
La cosa peggiore però, era la rabbia che alcuni provavano, in modo particolare Leonardo, per la maglia che aveva ottenuto Gaia.

Prevedevo, nei prossimi giorni, grandi litigi in casa e come al solito ringraziavo la presenza di telecamere perché se no, non so come sarebbero finiti.

Arrivai davanti al giardino e chiusi il cancelletto, essendo stato l'ultimo della fila, poi mi diressi verso i divanetti.
Rimasi sorpreso quando vidi Luca nella panchina  mentre singhiozzava e piangeva.

A passo svelto, andai da lui e mi misi seduto.
Gli chiesi subito cosa avesse e se volesse parlarne, anche se era abbastanza ovvio il motivo per il quale stava male, ma in ogni caso non rispose.

"Vuoi che stia qui o che me ne vada?" cercai di capire.

"È uguale" rispose con le lacrime agli occhi.

Non so come funzionava in questi casi, probabilmente era un modo carino per dirmi "vattene a fanculo, voglio starmene da solo" e una parte di me mi diceva di farlo, ma l'altra parte invece mi intimava di restare.
E così feci, perché se c'era una cosa che avevo capito di lui, è che non andava lasciato solo nei momenti di difficoltà, nonostante la sua forza, avere qualcuno affianco era ciò di cui aveva bisogno.

Siccome consolare non era il mio forte, decisi di restare in silenzio, abbracciandolo e accarezzandolo, come si faceva con i bambini per calmarli.

Pensavo a mille frasi che gli avrei potuto dire per tirarlo su di morale tipo "entrerai sicuramente, tranquillo", ma ero sicuro che non  avrebbero funzionato, perché d'altronde lui sapeva già che ce l'avrebbe fatta, doveva solo ricordarlo a se stesso.

Dopo diversi minuti di silenzio, arrivarono gli altri ragazzi che si erano accorti del suo malessere e iniziarono a consolarlo.
Mi sentivo di troppo  e inutile in quel momento, tutti avevano qualche bella parola da dire, mentre io ero rimasto zitto.
Perciò mi alzai toccandogli per l'ultima volta i suoi capelli morbidi, poi gli sorrisi e mi diressi verso camera mia.

Mille Parole| Tancredi&Aka7even Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora