Capitolo 11

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Era notte fonda e come al solito non riuscivo a dormire, così andai in salotto per evitare di disturbare.

Con mia sorpresa trovai Luca sul divano con il computer e le cuffie, infatti non mi sentì arrivare e sussultò appena mi vide.

"Che fai sveglio a quest'ora? Domani abbiamo lezione" mi chiese sussurrando.

"Potrei fare la stessa domanda a te" risposi per poi sedermi a fianco a lui e cercare di capire cosa stesse facendo al computer.

"Stavo guardando delle mie vecchie esibizioni, stasera sono un po' nostalgico" disse girando lo schermo verso di me.

"Eri davvero piccolo, quanti anni avevi?"

Il video mostrava Luca, che a quel tempo aveva ancora i capelli mori, ad un talent show e cantava "When I Was Your Man" di Bruno Mars al pianoforte.

"Avevo 16 anni, facevo davvero schifo, ma stranamente ho avuto una standing ovation, probabilmente solo perché avevo raccontato la mia storia prima".

In realtà l'esibizione non faceva così tanto schifo, anche se è migliorato tanto da allora e non c'è paragone.
Avrei voluto dirglielo, ma ero curioso di sapere a cosa si riferisse con la sua ultima affermazione.

"Quale storia?"

Sperai di non turbarlo con quella domanda, ma sembrò tranquillo.

"È iniziato quel giorno in cui ho avuto un'encefalite che mi ha portato ad avere delle crisi epilettiche e da lì un coma che è durato 7 giorni.  I medici dicevano che non ce l'avrei fatta, ma per fortuna, o sfortuna, sono ancora qua" raccontò. 

Dopo una breve pausa, riprese a parlare.
"Tutta la mia famiglia mi è stata molto vicina, in modo particolare mio fratello che ogni giorno mi faceva sentire la sua voce mentre cantava e in uno di quei momenti ho anche pianto.
È come se la musica mi avesse salvato e da lì in poi è diventata una sorta di terapia a cui non potevo fare a meno".

Rimasi colpito dalla sua storia, non avrei mai immaginato che lui avesse affrontato tutto questo.
Mi aveva lasciato senza parole e infatti per un po' non dissi nulla.

"Deve essere stato un momento orribile per la tua famiglia, però è bello che in qualcuno modo grazie alla musica ti sei salvato e hai rafforzato il rapporto con essa. Capisco benissimo cosa si prova a trovare rifugio in lei, come se fosse l'unica cosa in grado di tenerti in vita".

Mi ci ritrovavo molto in lui, non avevo mai rischiato la vita, perciò la mia situazione non era comparabile alla sua, ma se c'era una cosa in comune tra di noi, era proprio l'amore per la musica.

"E invece qual è la tua storia?" mi chiese inaspettatamente.

Non mi piaceva molto parlare dei fatti miei, ma in quel momento mi sentivo a mio agio, come se stessi parlando con un amico che non mi avrebbe mai giudicato.

"Bhe diciamo che la mia famiglia è sempre stata un po' incasinata, specialmente quando ero più piccolo e i miei litigavano spesso. In quei momenti io mi rifugiavo nella musica per evadere, ma questo a mia madre non piaceva, soprattutto perché non andavo bene a scuola.
Ho vissuto un periodo davvero brutto, fatto di ansie e attacchi di panico, ma sono riuscito a trovare qualcosa che mi calmasse e mi facesse stare bene".

Da una parte sentivo di essermi liberato, anche se il mio unico mezzo per esprimermi al meglio era pur sempre la musica.

"Mia madre non mi ha mai supportato totalmente, ma sapevo e so che potrò sempre contare su mio padre, qualsiasi cosa accada" conclusi.

Mille Parole| Tancredi&Aka7even Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora