CAPITOLO 9

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STELLA

Arrivo a casa di Claudio alle 15:00 in punto, il viaggio è stato interminabile oltre che devastante dal punto di vista mentale.

Il pensiero di mia figlia sola ed indifesa, ad affrontare una situazione più grande di lei, mi ha turbato più del dovuto.

Ho sempre sofferto l'anaffettività di mio padre, finché è vissuto, soprattutto nei miei confronti e pensavo che condividendo la mia vita con Claudio, potessi sopperire a questa mancanza, ma sbagliavo, praticamente Ele ha subito il mio stesso destino e non posso perdonarmi per questo errore madornale.

Ho avuto fretta di fuggire dalla casa della mia infanzia tanto da scambiare una semplice infatuazione per amore e ora chi ne sta pagando le conseguenze è mia figlia.

Probabilmente anche a Claudio è successa la stessa cosa ma mentre io ho stretto i denti cercando di far funzionare il nostro matrimonio, lui ha mollato infischiandosene di tutto e di tutti...forse ha avuto il coraggio che a me è mancato!

Suono al videocitofono della palazzina ed il volto distorto del mio ex marito appare sul monitor.

"Sali!" ordina non appena mi riconosce.

Da quest'ordine impartito con freddezza, intuisco che sto avviandomi a combattere l'ennesima battaglia che già so in anticipo di perdere, in quanto per non far soffrire mia figlia, evito qualsiasi tipo di discussione in sua presenza...ogni volta taccio, sconfitta, riproponendomi di controbattere nei luoghi e nelle sedi opportune.

Eleonora è gia pronta, il borsone ai suoi piedi e, non appena varco la soglia dell'appartamento, vola tra le mie braccia.

"Mamma..." appoggia il naso sul mio collo e inspira sonoramente.
"Mi è mancato il tuo profumo".

L'abbraccio stretta a mia volta, è più alta di me e molto spesso si diverte a farmelo notare poggiando il mento sopra la mia testa, ma comunque rimarrà sempre il mio piccolo miracolo e le darò tantissimo amore, nonostante gli errori che commetterà.

"Scenetta molto commovente...brava Stella" Claudio batte le mani sarcastico.
"Continua a coccolarla e viziarla...i risultati del tuo operato sono sotto gli occhi di tutti".

Stringo le mani a pugno ed ingoio a vuoto.

"Ele hai preso tutto?" chiedo a mia figlia.

"Stella non ignorarmi, questa volta sono proprio incazzato! Mentre te la stavi spassando con il tuo capo, la mia compagna ha rischiato di morire a causa dell'aggressività di tua figlia" grida venendo avanti a muso duro.

Lo fisso, ancora una volta schifata, ma come ho fatto a sbagliarmi così tanto su di lui?

"Andiamo Ele e tu..." dico puntando il dito minacciosamente verso il mio ex.
"Fammi scrivere dal tuo avvocato per risolvere questa questione, a costo di richiedere un prestito, pagherò i danni e le cure di Nina".

Non aggiungo altro, meglio tacere ed ingoiare l'ennesima umiliazione piuttosto che passarmene e dire qualcosa di inappropriato, prendo una mano di mia figlia e me la tiro dietro.

"Puoi perdonarmi?" sussurra una volta in auto, gli occhi rivolti sul tappetino.

Sorrido malinconica, il cuore straziato dal suo dispiacere.

"Ele guardami..." le dico dolcemente.
"Ti ho insegnato a non abbassare mai lo sguardo di fronte a nessuno...soprattutto di fronte a tuo padre, devi affrontare ogni situazione con dignità cercando di rimediare agli errori fatti...con il mio aiuto ovviamente, io non ti lasceró mai sola" depongo un bacio sulla sua guancia ed ingrano la marcia, è tempo di tornare a casa.

THOMAS

Io ed Helena siamo rientrati ieri sera, dopo una settimana disastrosa nella quale non ci siamo praticamente parlati né tantomeno sfiorati neppure per sbaglio.

È finita e mi auguro che anche lei se ne sia resa conto.

Oggi andiamo a riprendere Leo a casa della nonna e poi affronterò il problema parlandole a cuore aperto.

Era da tempo che pensavo di lasciarla, ma la paura di perdere Leo mi ha sempre frenato...ora però che il cuore, questo organo che credevo inaridito per sempre, ha ricominciato a pompare ad un ritmo sostenuto e costante, ho deciso di prendere il coraggio a due mani.

Mi auguro soltanto che per ripicca non mi impedisca di vedere il bambino che non ha il mio stesso sangue, ma che considero un figlio a tutti gli effetti.

"Entri insieme a me o aspetti in macchina?" chiede lei quando fermo l'auto di fronte alla villetta di proprietà della sua famiglia.

"Ti aspetto qui, ho urgenza di tornare a studio e gradirei non ti dilungassi in discorsi futili...avrai altre occasioni per parlare con tua mamma" rispondo seccato.

Aggrotta la fronte e strabuzza gli occhi azzurri come i miei.

"I discorsi che tu chiami futili, solitamente riguardano nostro figlio...ops...mio figlio" sottolinea perfida.

Non rispondo e guardo davanti a me stringendo spasmodicamente le mani sul volante.

"Perdonami...non volevo apparire polemico ma...ho veramente necessità di tornare al lavoro, devo rivedere con il mio avvocato la bozza dell'accordo con Benzi prima di partire alla volta di Roma per le firme" rispondo cauto in quanto non è ancora al corrente del viaggio che io e Hans intraprenderemo tra due giorni.

"E quando avevi intenzione di informarmi che sei di nuovo in partenza? Thomas mi stai trattando alla stregua di una conoscenza occasionale quando al contrario, sono la tua compagna da ben tre anni e ti ho concesso l'onore di fare da padre a mio figlio...".

"Concesso l'onore?" la interrompo adirato.

"Ma ti ascolti quando parli Helena? Sei costantemente indisponente e arrogante...per me è stato meraviglioso assistere alla crescita di Leo e mi sento talmente responsabile nei suoi confronti che..." non riesco a dirle il seguito.

"Che? Continua, voglio proprio sentire l'epilogo del discorso" mi sprona perfidamente, passando le dita tra i lunghi capelli, gesto che compie solitamente quando è nervosa.

"Non mi sembra il momento appropriato per affrontare un argomento così complesso, Leo ti sta aspettando...per il resto, ne parliamo questa sera" rispondo seccato.

Li accompagno a casa con gli occhi costantemente puntati sullo specchietto retrovisore che rimanda l'immagine del bambino seduto sul suo seggiolino...come riuscirò a staccarmi da lui?

Mi auguro che Helena lo ami al punto da mettere al primo posto la sua felicità piuttosto che la propria sete di vendetta.

Hans non appena mi vede intuisce il mio malumore.

"Le hai parlato?".

Le ultime giornate del meeting, dopo la partenza di Stella, le ho vissute come in trance ed il mio amico è riuscito ad estorcermi l'amara verità e mettermi di fronte a due alternative.

Rimanere con Helena ed essere infelice per il resto dei miei giorni, nonostante Leo, oppure tentare di riconquistare Stella non sapendo nulla della sua vita.

Ovviamente ho scelto la seconda alternativa, ma chiudere definitivamente con la prima non è una passeggiata.

"No, le ho detto che lo faremo questa sera" rispondo truce.

"Tommy devi essere determinato ed implacabile, non permetterle di istillarti il seme del dubbio altrimenti...temo che non riuscirai a lasciarla" sussurra infine.

Ha ragione, ma questa volta ho un obiettivo troppo importante da conquistare e non posso permettermi di aspettare oltre.

"Stai tranquillo, ho già pensato a ciò che le diró...ora preoccupiamoci degli affari" chiudo deciso.

Quando rientro a casa sono oramai le nove.
Fortunatamente il bambino dorme e Helena è seduta sul divano, sta seguendo un programma televisivo frivolo come lei.

"Se vuoi cenare prendi qualcosa dal freezer e mettilo nel microonde" dice senza distogliere lo sguardo dalla tv.

In risposta prendo in mano il telecomando e la spengo.

"Non ho fame! Dobbiamo parlare".

La mia seconda possibilitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora