04. 𝐕𝐮𝐨𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐢𝐨 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐨?

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«Devo dire che il tuo gusto estetico è proprio terribile ma così sembri quasi decente.»

«Cosa avresti da ridire? Questa è l'uniforme che uso a lavoro.» Jungkook arrotolò le maniche della camicia bianca fino al gomito con fare distratto mentre osservava Taehyung.

Erano passati una decina di giorni da quando lo aveva conosciuto. Si era quasi abituato alla sua presenza nel monolocale. Il più delle volte Taehyung stava stravaccato sul divano mentre leggeva o fissava il vuoto perché, come diceva lui, non aveva niente da fare e anche se gli piaceva stuzzicare l'altro non lo faceva mentre quello studiava o faceva altro. Le loro interazione quindi si riducevano a quel poco tempo prima di dormire; il fantasma ascoltava la giornata del giovane e l'altro ascoltava i commenti sui libri di Taehyung.

Tra l'altro durante tutte le ore di luce l'altro era irraggiungibile, in quanto doveva aspettare che il Sole tramontasse per mostrarsi senza intaccare se stesso.

«Dico che di tanto in tanto dovresti vestirti più così, anche se il tuo armadio è composto solo da grandi felpe, perlopiù nere.»

«Scommetto che il tuo ha una grande sezione dedicata alle camicie monocolore.» Jungkook aveva iniziato a rispondere all'altro, ad essere meno timido.

«I giovani d'oggi! Ai miei tempi non c'erano i capelli arcobaleno o tutti questi accessori che portate. Era una grande sobrietà la nostra società, spiccava chi aveva classe e charme. Adesso fate a gara a chi ha più elementi trasgressivi addosso.»

«Forse è anche dovuto al fatto che eravamo molto rigidi. Vedi, con questo mondo mi sento come se fossi armonioso con alcuni modi di pensare ma anche in completa differenza. Sembro quasi un nonno a parlare così. Il mio era proprio così; non gli piaceva l'idea che gli uomini potessero vivere con un lavoro innovativo. Gli scrittori, i giornalisti, i pittori e i musicisti, non erano visti di buon occhio. Per lui o eri un contadino o un banchiere.»

«Al mio importava la felicità degli altri, era un buon uomo, forse delle volte un po' caparbio. Aveva avuto solo una figlia, ovvero mia madre e ci teneva tantissimo alla famiglia. Ricordo solo questo.»

«Sono sicuro che è in un posto in cui io ancora non sono arrivato. Avrà sicuramente trovato la pace eterna.» Taehyung gli sorrise e avrebbe voluto appoggiare la mano sulla sua spalla per rassicurarlo, ma avrebbe ottenuto solamente di vedere la sua mano trapassare il corpo del corvini.

«Comunque non ho ancora capito dove vai.»

«Perché vorresti saperlo?»

«Perché in caso muori almeno so dove venirti a trovare.»

«Non vado certo in un fight club a farmi picchiare o in un covo di spacciatori, anche se potrebbe essere peggio. Alcuni alunni, o forse meglio dire tutta la scuola, hanno organizzato una festa clandestina per dare il benvenuto ai ragazzi del nuovo corso, ovvero quello di Belle Arti. Uno degli organizzatori è un amico molto stretto del figlio del mio capo e ha chiesto se fosse possibile avere qualche barman per la serata ed eccomi qua.» disse, allargando le braccia e mostrandosi.

«Sai non hai l'aria da barman.»

»Ma...Io ho arrotolato anche le maniche della mia camicia e mi sono pettinato il ciuffo, usando prodotti come la lacca, era anche tenuta forte.» disse sconfortatò al commento dell'altro.

«Ho visto che ti sei impegnato ma cerca di essere più spavaldo, anche se a me va bene così, gli altri sono predatori e saranno ben tentati da un coniglietto come te. Non c'è bisogno di avere traumi sulle feste dei college.» nonostante non volesse ammetterlo si preoccupava per Jungkook. Forse aveva "vissuto" tanto da diventare più maturo.

𑁍Three o'clock𑁍 TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora