14. 𝐑𝐢𝐜𝐚𝐦𝐨

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In quella notte con il cielo scuro come la pece, la famiglia Jeon vide bruciare tutte le risorse che avevano.

Mentre la notte governava, il piccolo di casa Jeon era tormentato dalle voci che risuonavano nella sua testa. Voci maligne e cattive che lo rendevano instabile. Non riusciva a prendere sonno ed era ad un passo dall'avere una crisi emotiva.

«Sei solo un contadinello!», «Immagino che tu giri con una di quelle salopette sgualcite e sporche di fango, che schifo!», «Stai attento ai tuoi stupidi ortaggi, potrebbero prendere fuoco da un momento all'altro ed allora sarai un senzatetto, un ruolo fin troppo onorevole anche per te denti a coniglio.» continuavano a ripetere nella sua testa come se fosse una di quelle filastrocche inquietanti e macabre.

Quel carillon, che suonava quella musica così angosciante, non era decorato da cornici dorate e ballerine dai tutù rosa ma da un bambino dalle ginocchia sbucciate, gli occhi rotti dal pianto e dalla voglia di uscire da quello strazio. Disperatamente Jungkook cercava di uscirne ma in un grido muto si infrangevano di nuovo le sue lacrime e i suoi dolori.

La sua mente proiettò immagini sgradevoli, di lui immerso nelle fiamme che rideva compiaciuto. Con la follia negli occhi e la disperazione nel cuore fissava quelle fiamme che pian piano si innalzavano.

Non si accorse nemmeno di aver afferrato l'accendino rosa, posto in cucina e di essersi diretto alle serre. Mentre correva facendosi male ai piedi si ritrovò a specchiarsi in una pozzanghera: era sudato e i suoi capelli neri si appiccicavano alla fronte ma ciò che più lo scosse fu il suo sorriso, quel suo sorriso con i denti a conigli, tipico da un mangia carote. Le voci si fecero più vivide, ritornando a tormentarlo e in poco si ritrovo immerso da piante di pomodori che andavano in fiamme.

Quando si risvegliò da quell'incubo era troppo tardi, almeno metà del raccolto era andato perso e il restante era stato contaminato dall'odore forte di un incendio. Corse alla pompa più vicina e si sciacquò di dosso quello che riteneva il suo peccato e buttò via quell'incendino nella fossa più vicina.

Neanche l'acqua santa avrebbe potuto pulirli dai suoi peccati.

Si mise a letto con i capelli ancora gocciolanti mentre i primi allarmi dell'incendio iniziavano a circolare.

Era lui quello che aveva visto?

Quel bambino di sei anni dilaniato dalle voci nella testa, che guidato da quella parte oscura, aveva incendiato le serre? Con quel sorriso da coniglio pazzoide.

I genitori, insieme ai vicini, recuperarono quel poco che si era salvato mentre lui veniva cullato dalle braccia della signora Choi mentre chiedeva cosa fosse successo, come se nulla fosse.

Nonostante fossero riusciti a vendere quel poco del raccolto, l'incendio aveva danneggiato la terra che aveva dovuto rimanere a riposo per un anno e l'anno dopo fu arido il che ridusse la famiglia Jeon quasi sul lastrico.

[...]

«Siamo amici da tanto eppure, non ero mai venuto a casa tua. Tranne quando mi hai ospitato.» disse Jimin, entrando in casa di Yoongi.

«Sei trai pochi eletti.»

«Cioè nessuno oltre il tuo coinquilino?» chiese con tono sarcastico.

«E sai che ho ragione.» aggiunse all'occhiata torva che il biondo gli aveva rivolto.

«Hai preso in considerazione che possa aver portato qui qualcuno per una cosa da una botta e via?»

Jimin rimase a bocca aperta e strabuzzò gli occhi più volte poi disse: «Non ti facevo così spudorato, di solito quello sono io, ma ti conosco bene da poter dire che tu per le tue notti di fuoco affitti una camera in un motel. A te non piace che le persone vedano la tua stanza e durante il post-sesso che facciano domande di semplice conoscenza, che per te sono invadenti. Forse non tutti sono interessati alla persona con cui hanno appena avuto un rapporto ma meglio prevenire che curare, no?» spiegò il grigio con fare ovvio.

𑁍Three o'clock𑁍 TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora