15. 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐅𝐫𝐢𝐝𝐚𝐲 𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭

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«Oh, eccolo là.»

La figura di un Jimin molto rilassato – nonostante i suoi quarantadue minuti e quindici secondi di ritardo, secondo i calcoli di Yoongi – spuntò dal viale in fondo alla strada e subito tutti capirono il motivo di tanto ritardo.

Già lo immaginavano davanti al suo armadio mentre scartava tutti i suoi vestiti alla ricerca di un capo che fosse degno per quella serata. A vederlo non sembrava di essere in pieno inverno. La serata, d'altronde, non era nemmeno così fredda, il che aveva rovinato i piani di Jimin che era pronto a sfoggiare il suo cappotto pesante.

Quei minuti di ritardo erano dovuti alla sua indecisione che alla fine aveva scelto una camicia di tulle rosso semi-trasparente con dei ricami sul petto, avrebbe dovuto mettere a soqquadro prima il suo armadio per trovare tale meraviglia; le maniche molto ampie nascondevano le mani già piccole di loro, il centro della schiena era percorso da una serie di bottoni sistemati su una striscia di tessuto nero. Le gambe muscolose, che mostravano tutte le lezioni di danza che il grigio aveva preso, erano fasciate da un pantalone di pelle che arrivava fin sopra l'ombelico ed era infilato negli stivaletti col tacco del medesimo materiale. Ma ciò che aveva fatto impazzire Jimin stesso era il nastro di chiffon nero che aveva legato al collo e gli orecchini pendenti.

«Scusate il ritardo.» disse mentre si avvicinava agli altri, producendo un ticchettio con i tacchi.

«Siamo abituati ai tuoi ritardi, Jiminie.» disse Namjoon.

Quando Jungkook lo aveva visto svoltare la strada con indosso un capotto avorio con dei disegni geometrici colorati lo aveva guardato in volto, in cerca di qualche sofferenza.
Da poco aveva affrontato un quasi suicidio ed aveva scoperto dell'esistenza dei fantasmi, non era certo una bella esperienza.

Ma Namjoon si era presentato con il suo solito sorriso contenuto che faceva intravedere le fossette sulle guance. Aveva fatto un cenno educato e si era affiancato a chi era già arrivato: Jungkook e Yoongi.

Il biondo era stato il primo ad arrivare, raggiunto poco dopo dal corvino.
Vestito con un completo molto comodo nero e una giacca verde bottiglia, Yoongi, aveva appoggiato i fianchi al palo della luce mentre aspettava quei ritardatari dei suoi amici.

Appena aveva visto il minore con una camicia gialla degna di un cartello stradale si era rilassato, qualcuno aveva il buon senso di arrivare cinque minuti prima.

Poco dopo Namjoon era arrivato Hoseok che era stato avvisato il giorno stesso, colpa della pessima memoria di Jimin, ma che con uno splendido sorriso si era presentato appena aveva staccato dal lavoro.

Quei minuti di ritardo passati a rimirarsi allo specchio erano dovuti a quella insoddisfazione nel campo amoroso da parte di Jimin. Era vero che non aveva mai avuto una storia che durasse più di tre mesi ma sperava che qualcuno si avvicinasse a lui, non per il suo aspetto ma perché lo trovasse interessante. Per questo si vestiva in modo impeccabile, in modo da capire chi fosse stato una semplice avventura e chi fosse pronto a qualcosa che durasse più di un periodo così breve. Jimin sapeva di essere affascinante, con il fisico allenato, le labbra rosee e carnose, gli occhi magnetici e il suo modo di fare poteva avere ai suoi piedi sia donne che uomini ma voleva essere di più.

Sperava che qualcuno dei suoi amanti avrebbe visto con il tempo qualcosa al di fuori di quanto i suoi pantaloni fossero attillati ma nessuno si era mai spinto oltre.

E quella sera dietro il suo aspetto c'era un seconda speranza che date ronzano nella sua testa.

«Direi che inutile fare i pali qui, invece considero migliore andare a mangiare qualcosa, anche perché Namjoon ed Hoseok hanno un turno di lavoro dopo.» disse Jimin, spingendo gli altri nel ristorante poco distante.

𑁍Three o'clock𑁍 TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora