Un raggio di sole accarezzò delle lenzuola rosse e gialle, donando una sensazione rilassante a colui che vi era raggomitolato.
Saliva pian piano che il pianeta girava su se stesso, solleticando prima il suo mento e poi le guance macchiate da piccolissime ma concentrate lentiggini. Infine illuminò i suoi grandi occhi, nascosti naturalmente dalle palpebre.
Egli sonnecchiava serenamente, come un bebè cullato dalla madre.
Respirava in intervalli regolari l'odore che la federa del cuscino emanava: profumo di pulito e ammorbidente.
Una sua mano era accasciata sul fianco. L'altra sosteneva la testa cosparsa da flessuose ciocche rosse, le quali per quanto fossero lunghe gli permettevano comunque di vedere senza problemi.
Qualcuno lassù decise che era ora di uscire dal mondo dei sogni. Il rintocco metallico di una campana risuonò nella stanza circolare, infilandosi nelle orecchie di Ron come una zanzara particolarmente invadente.
Strofinandosi l'occhio destro con fare fiacco, si mise a sedere.
Il suo sguardo vide dapprima una figura sbiadita, poi Harry che si abbottonava la camicia bianca della divisa.
"Quando si è svegliato?" pensò assonnato, passandosi le dita tra i ciuffi che gli ricadevano sul naso dritto con l'intenzione di spostarli ai lati del viso.
<< Giorno! >> esclamò Harry, sedendosi a sua volta sul letto a baldacchino.
Ron brontolò un buon giorno mentre egli trafficava nel baule tirando fuori un paio di calzini neri.
<< Sei di buon umore? Io non vedo l'ora di iniziare! >> dichiarò Harry in tono felice.
<< Chissà chi avremo alla prima ora... >> proruppe Ron alzandosi e levandosi la maglietta del pigiama.
<< La McGonagall ci darà l'orario, immagino >>
Però Ron smise di ascoltarlo. In quel preciso momento il ricordo della sera scorsa gli affiorò nella mente. Rimembrava l'improvvisa sparizione della sua fetta di ciambellone al cioccolato quando le duplici porte della Sala Grande si erano spalancate al rombo di un tuono.
Un uomo dall'aspetto raccapricciante si trovava sulla soglia.
Aveva il volto rovinato dalle cicatrici; gli mancava oltretutto un pezzo di naso, come se qualcuno glielo avesse staccato di proposito, e aveva una gamba di legno con una zampa di leone al posto di un piede finto. Ma la cosa più impressionante per Ron furono gli occhi. Ne aveva uno normale e uno blu elettrico che ruotava autonomamente dove gli pareva. Forse solo i capelli brizzolati potevano ritenersi nella norma.
Silente aveva detto loro che era il nuovo insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure. Lo stesso che aveva fatto esplodere due bidoni dell'immondizia pensando fossero Mangiamorte intenti a rapinarlo o, peggio ancora, ucciderlo.
Difatti, come i gemelli gli avevano raccontato, Malocchio Moody era stato il miglior Auror del Ministero della Magia. Grazie a lui i più temibili Mangiamorte erano finiti nelle celle di Azkaban (la tremenda prigione dei maghi sorvegliata in lungo e in largo dai Dissenatori). Ma negli anni stava perdendo cilecca.
Uscirono dal dormitorio cercando di non disturbare i tre compagni che ancora dormivano, quando furono vestiti e pettinati.
Ron, dietro l'amico, strusciava un palmo sul muro in pietra della scala a chiocciola. L'idea della colazione stava abbattendo ogni pensiero pur di posizionarsi in cima a tutto.
Giunsero nella Sala Comune. Era una stanza dedicata ai Grifondoro, le quali tinte drappeggiavano il pavimento, le pareti e le comode poltrone messe davanti al caminetto, principalmente per svago. La fiamma si doveva essere spenta qualche ora fa, a giudicare dai carboni sepolti dalla cenere.
Non erano gli unici a essere in piedi. Alcuni studenti chiacchieravano tra loro, altri ricontrollavano le borse per accettarsi che avessero preso lo stretto necessario, altri ancora spingevano la tela di un quadro. Un atto stupido, giudicherebbe un Babbano. Però i maghi non erano dello stesso avviso. Quel quadro era il passaggio segreto che la Casa aveva progettato affinché solo i Grifondoro stessi avessero potuto accedervi. Era quindi un segreto la sua collocazione all'interno del castello, per loro eccezione. Ron aveva provato a immaginare dove fossero state le altre, ma non si chiamerebbe di certo un "segreto" se gli indiretti interessati lo avessero saputo.
<< C'è Hermione! >> disse Harry indicando verso la scala del dormitorio femminile.
Ron la vide aggiustarsi il nodo della cravatta con una precisione stomachevole, sembrava come se volesse che le singole fibre del tessuto fossero perfettamente uguali.
<< Vai a salutarla >> lo incitò Harry con una gomitata.
<< Eh? Tu non vieni? >> chiese agitato Ron, guardandolo stupito.
<< Ho dimenticato la bacchetta sul comodino. Tu intanto vai! >> rispose Harry facendo spallucce.
Ron guardò velocemente la ragazza tirare forte i lembi della cravatta, poi riguardò teso Harry.
<< Vengo con te! >>
<< No no, faccio subito! >> concluse Harry arretrando e puntando un indice in aria come per dire che glielo giurava.
Ron aprì bocca, ma non sapeva cosa dire per trattenerlo.
Harry si era volatizzato... lasciandolo completamente indeciso.
Non aveva dimenticato la scenata dell'amica, ne tantomeno l'occhiataccia che gli aveva serbato. Per lei doveva essere stato un argomento delicato. Per lui una banalità.
"Magari le sarà passata..." pensò stringendo le labbra.
Si avviò da lei compiendo piccoli passi. In cuor suo sperava che Harry si sbrigasse.
<< Giorno >> cominciò in tono titubante.
<< Anche a te >> disse Hermione, dando pace alla povera cravatta.
Si esaminarono attentamente negli occhi.
Ecco ciò che Ron non avrebbe voluto accadesse, lo stato di trance, o come lo soprannominava Bill: "Il bambolotto incantato".
Avveniva quando nessuno aveva niente da aggiungere, da osservare.
Qualcosa da osservare tuttavia, in quel momento, c'era.
Ron si perse nel marrone che le iridi di Hermione mostravano.
Gli ricordavano la cioccolata. E lui adorava la cioccolata.
Una scossa nel suo stomaco lo portò a deglutire. Riconosceva l'imbarazzo. Insomma, la stava... fissando.
"È da maleducati fissare le persone, non sono mica un pazzo!" riflettè leggermente sotto pressione.
Tentò di schiarirsi la gola, ma fu inutile comporre una scusa da sfruttare a suo favore sentendo gli occhi di Hermione incastrati nei suoi.
"Devo dire qualcosa... Devo fare qualcosa" pensò, abbassando lo sguardo sulle scarpe scollate (la madre le aveva acquistate nel più conveniente negozio di seconda mano).
<< Emh... Pensi ancora a ieri sera? >> sentì la bocca pronunciare.
Ma si pentì di ciò che ne era scaturito. Perché era così scemo da non controllarsi?
<< Ci ho pensato tutta la notte! >> scattò Hermione corrucciando il volto in un espressione aspra.
<< Nick-quasi-senza-testa ha detto che sono felici di quello che fanno, Hermione >> sussurò piano Ron, sperando vivamente di non farla esplodere dalla rabbia.
Hermione incrociò le braccia e sorridendo follemente ammise: << Da quando sono qui gli elfi domestici? >>
<< Dalla fondazione di Hogwarts... credo >>
<< E nessuno si è preoccupato di loro! >> esclamò stravolta Hermione, girando in tondo. << Nessuno, Ron! Come se la loro condizione di vita non fosse importante >>
Ron inspirò, scegliendo con cura la prossima frase da rivolgerle. << Se nessuno è intervenuto significa che non c'è ne era bisogno... Non credi? >>
<< Ti prego, dimmi che stai ragionando almeno su quello che ti sto dicendo >> commentò Hermione cinica.
Ron aggrottò la fronte, sbuffando.
Non è proprio capace ad accettare la verità, vero?
"Non ascolta... che ci posso fare?" rispose Ron a sé stesso.
Poi da quando tiene a delle Creature Magiche che non ha mai visto dal vivo?
"Ma che ne so... Ne avevamo sentito parlare da Harry. Dobby, anche se serviva quei cretini dei Malfoy, lo aveva avvertito di non andare a Hogwarts nel secondo anno. Sai, per proteggerlo dal Basilisco... Alla fine lo ha liberato ma Harry non riceve sue notizie da tanto..." si disse nuovamente tra sé.
I due erano così impegnati nella discussione da non essersi curati di Harry, che li stava ascoltando da un po' in silenzio.
Hermione tacque e si fermò scontrosamente, vedendolo.
Ron rialzò rassicurato il capo sentendo da egli la parola "colazione" seguita dalle due "ci aspetta" che avrebbe voluto risentire ancora e ancora.
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Mini storie su Harry Potter
Fantasy- La copertina è stata creata da @volleyade, che ringrazio tantissimo! ❤️ - Questa è una raccolta di ministorie basata su ship e vita di Creature Magiche - da me inventate - inerenti al mondo di Harry Potter ⚡. Alcuni Incantesimi, Dolcetti Magici...