Druna (parte finale)

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Draco saliva le scale della torre della Guferia con il morale basso.
Era deluso e arrabbiato con sé stesso. Ad ogni passo sentiva lo stomaco appesantirsi, come se avesse ingerito del cemento. Nemmeno la dolce atmosfera della sera riusciva a rasserenarlo.
Il suo piano, nonostante fosse stato architettato nei minimi dettagli, era fallito...lui aveva miseramente fallito.
Temeva la sfuriata del padre più di ogni altra cosa... perché sì, era naturale arrabbiarsi con i figli, anche se essi non avevano combinato nulla di sbagliato.
Draco aveva semplicemente ubbidito, così come faceva da anni, però purtroppo questa volta non era andata come sperava.
Ovviamente in quel momento Lucius non ne era al corrente, ma Draco era costretto a riferirgli tutto quello che accadeva, ed era per questa ragione che si stava arrampicando verso la cima della Guferia.
Nell'aria alleggiava uno sgradevole odore di topi morti e bisogni di pennuti. Draco era abituato a respirare meno ossigeno possibile quando entrava li dentro. Il suo gufo reale era tornato a casa dopo avergli recapitato la collana e i dolci, quindi non aveva altra scelta.
Solcato l'ultimo gradino, e riprendendo per un istante il fiato, Draco studiò con attenzione l'ampia stanza circolare. Tante razze di gufi stavano appollaiate tranquillamente su dei grossi trespoli di legno, oppure mangiavano le prede che avevano cacciato sul pavimento in ciottoli ricoperto di paglia.
<< Chi di voi posso usare? >> si chiese avanzando e osservando per bene i volatili.
Si fermò davanti a un barbagianni dal piumaggio giallo che, dall'aspetto robusto, ritenne fosse il più opportuno.
Draco allungò un braccio per fargli capire che doveva fare lo stesso con la zampa. Ma in risposta ottenne una rabbiosa beccata sulla mano.
<< Ahia! >> esclamò barcollando all'indietro e portando la mano illesa sull'altra per vedere se la ferita era grave o meno. Per fortuna era scorticato solo vicino all'indice.
Draco gettò un occhiataccia al barbagianni, prima di voltarsi e continuare con la ricerca.
Dopo pochi minuti aveva scovato l'identico gufo che aveva utilizzato l'ultima volta per avvertire al padre che avrebbe eseguito il piano. Il pensiero di non aver raggiunto il suo obbiettivo rientrò nella sua mente come un proiettile sparato da un fucile.
Tirò fuori la pergamena dalla tasca dei jeans tremando, sebbene il clima era a temperatura ambiente, e dispiegandola la rilesse:

"Padre,
Avevo completamente effettuato i tuoi ordini: non ho aperto il pacco davanti a qualcuno, non ho toccato la collana a mani nude e, come ti avevo scritto nella lettera precedente, ho scelto i Tre Manici di Scopa per colpire uno studente qualsiasi e dargli il pacco. Nessuno ha sospettato di nulla e, per non avere ulteriori problemi, avevo chiuso la porta a chiave.
Avevo lanciato la maledizione in modo corretto, quando però la ragazza si era voltata l'ho riconosciuta. Era Katie Bell, una cacciatrice di Grifondoro. Le ho consegnato il pacco e sono uscito dal locale prima di lei sempre per non dare nell'occhio. Ero concentrato ed ero in grado di farla camminare per tutto il sentiero che portava al castello. Ma all'improvviso il collegamento che avevo con la sua mente era sparito. Ti giuro che ero concentrato! Non c'era alcuna distrazione intorno a me! Ho creduto il peggio, sono corso al castello e infine al dormitorio.
Qualche ora dopo sono uscito e ho intravisto la ragazza venire scortata in infermeria. Appresi che deve aver tastato la collana, ma non ho ancora capito com'è potuto succedere! Era incartata...
Io ho fatto tutto il possibile.
Aspetto una tua risposta,
Draco Malfoy. "

Sospirando la piegò in due. La legò saldamente alla zampa dell'allocco grigio, che immobile fissava i suoi grandi occhi neri sui capelli biondo platino del ragazzo, tramite uno spago.
Poi Draco, che non aveva mai sostenuto un gufo sul proprio polso per facilitargli il volo, gli disse il nome del padre e si spostò immediatamente di lato perché quello, velocemente, si era fiondato ad un varco dietro di lui, simile ad una larga finestra, e decollò.
Con la piccola ferita sulla mano che iniziava a bruciare, Draco si avvicinò ai bordi del varco e vi appoggiò i gomiti. Osservava preoccupato l'allocco, che si allontanava man mano lasciandosi trasportare dal vento.

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