Romione (pt.4)

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Un tortuoso sentiero veniva segnato dalle ruote di molteplici carrozze nere trainate da nessuno. Impossibile una cosa del genere, ma non nel mondo magico.
Sembrava la coda di un serpente meccanico gigante, potevano essere una centinaia.
Il cielo non si vedeva, imbrattato dalle intricate nubi colme fino all'orlo dalla pioggia. Questa scendeva fitta sul terreno, battendo a ritmo di tamburo i tettucci piegabili delle carrozze.
Il suono accompagnava gli studenti al loro interno, vestiti tutti da una divisa particolare. Solo quattro colori si differivano l'uno dall'altro: rosso, verde, blu e giallo. Erano dipinti sulle loro cravatte, sulla parte interna del lungo mantello nero (un indumento facoltativo) e per finire sul pettorale sinistro dove c'era disegnato in piccolo un animale.
Anche questi ultimi erano molto diversi dall'altro. Vi erano rispettivamente un leone, una serpe, un'aquila e un tasso.
Il serpente meccanico gigante fermò la "testa", facendo di conseguenza piantare nella terra inumidita il "corpo" e la "coda" in un'organizzata reazione a catena.
Gli studenti uscirono dai lati, come minuscole formiche, correndo il tratto di strada che restava al fronte di una imponente scalinata che conduceva all'entrata di un enorme castello, costruito anni or sono mattone dopo mattone.
Ronald Weasley balzellava sull'erba evitando le pozze di fango che le milioni goccioline d'acqua stavano formando.
Essendo senza ombrello (avrebbe giurato che il tempo non sarebbe peggiorato quando si trovava all'asciutto sul treno) l'unica cosa che poteva ripararlo furono le sue braccia, alzate sopra la testa.
Il problema si creò davanti al portone di rovere scuro dove i ragazzi si erano ammassati nel tentativo di sfuggire dalla pioggia incessante.
Lui, affiancato dai suoi indissolubili amici, si mise a spingere in quella folla tremante e lamentevole.
<< Che tempaccio, non è mai stato così! >> esclamò Ron stravolto, una volta dentro.
Sentiva le maniche della maglia scolastica estiva appiccicata sulla pelle, fortunatamente la sua ingegnosa strategia aveva salvato i calzoni.
<< La prossima volta mi porto la gabbia insieme a Edvige. Almeno lei ha le piume impermeabili >> ridacchiò Harry scombussolandosi i capelli sulla fronte, in un vano tentativo di asciugarli.
<< La prossima volta... >> enfatizzò Hermione in tono astuto, appoggiata alla parete di pietra della Sala d'Ingresso (veniva chiamata), respirando a fatica. << ...portiamo gli ombrelli >>
<< Saranno certamente più efficaci delle braccia >> approvò Ron, scrollando le sue con risolutezza.
<< Mi offendete Edvige così! >> esclamò Harry gaio.
Hermione lo fissò di sbieco, anche se non poteva celare un sorrisino socievole, per poi replicare: << Da quando la tua civetta si è offerta di diventare un ombrello? >>
<< Da quando ho scoperto che, sotto l'acqua, le sue ali rimangono in una buona condizione >>
<< Chissà chi ti ha cantato la loro caratteristica importante >> espose Ron fingendosi interessato.
<< Tu! >> rispose Harry togliendo la mano dalle ciocche nere semi assettate per rivolgergli un'occhiata gratificata.
Però, poco più avanti, due studentesse dall'incirca dodici o tredici anni strillarono come se fossero state delle pecore attaccate da un famelico lupo.
Solo alzando lo sguardo Ron comprese il perché.
A cinque metri d'altezza un grassoccio e trasparente omino, avente un cappellino fucsia e un papillon giallo a pois, fluttuava malignamente tirando gavettoni eccessivamente grossi contro le matricole.
Era Peeves il Poltergeist, noto da tutta Hogwarts per i suoi spregevoli dispetti.
<< SONO TORNATI! I BAMBINETTI SONO TORNATI! >> burlò Peeves, compiendo una capriola storta in aria e lanciando un altro gavettone addosso a un ragazzino che stringeva agghiacciato la mano di una ragazza alta, potevano essere fratelli da quanto si assomigliavano.
Il ragazzino abbandonò codardemente la sorella e, urlando, filò alle scale di marmo che portavano ai piani superiori. Era al centro di esse che Peeves si era posizionato, come se voleva accettarsi che tutti ricevessero il suo particolare benvenuto.
<< Peeves! Lasciali in pace! >> abbaiò Hermione guardandolo truce.
<< OH MA GUARDA, C'È SILENTE! >> disse Peeves a bruciapelo, portando velocemente i gavettoni dietro la schiena e guardando oltre le loro spalle.
I tre, avendo sempre avuto un buon rapporto con il Preside della scuola ("Specialmente Harry", pensò Ron), si voltarono immediatamente cercando con lo sguardo il minimo sprizzo argentato tra l'ingorgo pazzesco di studenti che rabbrividevano dal freddo.
"Un momento... Silente non ci aspetta mai nella Sala d'Ingresso, bensì nella Sala Grande" indugiò Ron.
Li stava giocando a suo favore. E loro ci erano cascati in pieno.
Un fruscio sferzò l'aria, inducendo Ron a girarsi di scatto.
Non potè fare nulla, non fece nemmeno in tempo ad avvisarlo. Harry era stato colpito sulla testa da un palloncino, inondandolo d'acqua fino al collo. Lo sghignazzare del mittente non prometteva niente di positivo.
Difatti Ron vide un palloncino ancora più voluminoso volare verso Hermione, che stupefatta si era accorta di Harry solo dall' impatto piatto e dal suo boccheggiare.
"Non anche lei" pensò turbato, sollevando il piede destro dal pavimento scivoloso.
In quel momento l'azione sembrava evolversi al rallentatore. Il palloncino, attirato dalla forza di gravità, piombava letale. Hermione spostava lo sguardo da Harry ad esso, spalancando gli occhi quando capì cosa stava per farle una doccia.
E Ron che allungava le mani a lei, incitando le sue gambe a muoversi in fretta.
Lo scoppio vi fu ugualmente... ma sopra il suo inguine.
Strizzando gli occhi, le braccia aperte davanti a Hermione, sentì l'acqua espandersi sul tessuto chiaro dei pantaloni; poi il liquido si assottigliò raggiungendo per un misero centimetro i calzini.
"Perfetto, ora non vi sarà persona che penserà che io mi sia pisciato sotto" sospirò tra sé, sconsolato.
<< Ron... grazie >> mormorò Hermione di stucco, prendendolo per un braccio e invitandolo a guardarla.
Lui si limitò ad accennare una smorfia che voleva dire tu-avresti-fatto-lo-stesso.
<< Grazie tante Peeves. Spero ti sentirai contento >> disse Harry sarcastico, scostandosi i ciuffi bagnati fradici dagli occhi.
<< OH! >> si illuminò il poltergeist, schizzando da loro entusiasmato. << UN GESTO EROICO IL TUO, SÌ. SEI STATO UN BUFFOSISSIMO CAVALIERE, E HAI SALVATO LA TUA DONZELLA! >>
Ron lo studiò sospettoso, non poteva fidarsi di lui e non si sarebbe fatto fregare un'altra volta.
<< Peeves, ti prego. Basta! >> consigliò Hermione, estraendo la bacchetta dalla tasca.
<< OH! LA PIVELLINA MINACCIA PEEVES! >> esclamò Peeves aumentando la voce in una notevole nota bassa, simile ad un uomo con il mal di gola.
<< MA LA PIVELLINA SA CHE NON SI POSSONO FARE MAGIE AD HOGWARTS ? >> domandò scomparendo e riapparendo in uno sbuffo di fumo nello stesso posto prediletto prima, in cui mediante uno schiocco di dita una quintina di gavettoni gli si materializzarono intorno.
<< E qui ti sbagli! So per filo e per segno il regolamento, quindi non è praticamente vero quello che stai- >> informò Hermione stizzita da tanta sfacciataggine, ma non riuscì a finire la frase che venne trascinata all'improvviso da Ron a sinistra.
Lei, le parole che le morirono in gola, sentì la mano tiepida del rosso agguantarle quella che impugnava la bacchetta.
Ron sussurrò rapidamente una formula magica e dalla punta una scia bianca si scagliò dritta da Peeves, che nello stesso momento aveva lanciato due gavettoni.
La scia bianca si deformò in una paperella da bagno, la quale passò attraverso il poltergeist e andò a sbattere sul muro.
I palloncini però non fecero altrettanto, scoppiando sul busto di entrambi e schizzandoli.
L'avrebbe mai perdonato?
Hermione, aprendo e chiudendo diverse volte la bocca come se non sapesse cosa dire, prese un lembo della divisa bagnata e strizzò.
Quando il suo cervello dallo sviluppato quoziente intellettivo elaborò quanto appena accaduto, si rivolse a Ron: << Fai sul serio? Una paperella di gomma? >>
<< Bath-Duck. L'incantesimo me lo hanno insegnato Fred e George >> rispose Ron arrossendo sapendo di aver fallito. << E poi è l'unico che mi è venuto in mente... >> aggiunse vergognato grattandosi la cute rosso fuoco.
<< Ronald, è un poltergeist! >> esclamò la ragazza come se fosse la cosa più logica dell'intera esistenza, indicandolo con un palmo aperto della mano. Peeves aveva iniziato a ridere a crepapelle.
<< E quindi? >>
<< E' privo di massa essendo morto, perciò qualsiasi cosa gli getterai a lui non farà nemmeno il solletico >>
<< Come lo avresti sconfitto allora? Sentiamo! >> chiese Ron in aria di sfida.
<< Con una fattura che avevamo appreso lo scorso anno dal professor Lupin >>
<< Ah...>> disse Ron, sospirando dispiaciuto. Non ci aveva pensato. D'altronde come avrebbe potuto pensarci quando Peeves, approfittando della parlantina di Hermione, aveva lanciato contro di lei quei palloncini? Ron non era il tipo che rifletteva a una soluzione plausibile nel minor tempo possibile. Il risultato, comunque, non era stato favorevole... avevano le divise, precedentemente stirate amorevolmente da sua madre, inzuppate.
<< ATTENTI! >> gridò inaspettatamente Harry spingendoli violentemente alla parete, attirando la curiosità di certi studenti che si sfregavano nei mantelli per riscaldarsi.
Un rumore famigliare penetrò nelle orecchie di Ron, i quali occhi erano serrati nell'istante in cui il corvino lo aveva fatto sbilanciare dalla spinta.
Schiudendo piano le palpebre, vide Hermione appesa al suo braccio destro... come se cercasse protezione.
Le sue guance si colorarono tanto da competere con i capelli.
Scostando subito lo sguardo, vide invece dei pezzettini verdi tra la chioma totalmente irrecuperabile e sgocciolante di Harry.
Era davanti a loro, le rosee labbra tirate dal nervosismo e i pugni stretti lungo i fianchi.
<< Oddio Harry, tutto ok? >> disse Hermione timorosa, rendendosi conto di essersi attaccata a Ron e allontanandosi con un leggero senso di perplessità.
<< Ho avuto giorni migliori >> rise Harry, smorzando la tensione.
Tuttavia Ron non fu in grado di proferire alcuna parola, percependo uno schianto gelato scorrere lungo le radici dei suoi capelli.
Uno spruzzo vicino gli fece intuire che Hermione non era stata risparmiata.
<< Peeves! >> esclamò Harry superando i sogghigni infidi dello spettro che ciondolava in aria su e giù.
"Ma tu guarda questo" commentò Ron tra sé, tastando con i polpastrelli i ciuffi oramai flaccidi.
Si morse l'interno guancia per soffocare le risate al cospetto di una Hermione dai ricci appassiti. Non li aveva mai visti così lisci prima d'ora e dal broncio della castana poteva supporre che anche lei li trovava stravaganti.
<< Peeves! Ne stai combinando una delle tue, vero? Ti ordino di smettere immediatamente! >> risuonò una voce severa, una di quelle che non bisognava contraddire.
Una signora magra e di media statura stava scendendo le scale di marmo. Teneva tra i pollici e gli indici la gonna nera sfumata, guardando dove appoggiava i piedi calzati in stivaletti di cuoio scuro.
Era la loro professoressa di Trafigurazione (una materia che consisteva nel trasformare un oggetto in un altro e viceversa, coinvolgendo anche esseri animati), Minerva McGonagall.
<< Mi hai sentito? >> disse perentoria, scendendo gli ultimi gradini.
Fece per voltarsi verso il poltergeist, ma scivolò sbadatamente sul pavimento e si aggrappò al collo di Ron per non cascare come un sacco di patate.
<< Scusatemi signor. Weasley >> biascicò la professoressa McGonagall raddrizzandosi.
Il rosso se lo massaggiò corrugando le sopracciglia in un comprensibile segno di protesta.
<< BUONA SERA PROFESSORESSA! >> salutò Peeves mettendosi sull'attenti.
<< Ti sembra il modo di accogliere i ragazzi? Spero per te che non si prendino un raffreddore! >>
Peeves finse di aver afferrato però, prima di volarsene via, tirò a caso i gavettoni che possedeva segretamente dietro la schiena.
<< Peeves! >> gridò la professoressa sentendo le urla spaventate di coloro che erano stati ingiustamente colpiti.

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