15º CAPITOLO

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LOUIS' POV
"Sai dove cercare"
Stringo la lettera in mano, rileggendola per l'ennesima volta.

"Sai dove cercare"
Dove mamma? Dove devo cercare?

"Sai dove cercare"
No, non lo so.

Metto vicino la lettera di mia mamma e il bigliettino che mi arrivò tempo fa:
"Mio caro Louis"    ;     "Oh caro Louis"
Due scritte praticamente uguali eppure così discrepanti: in una è racchiusa tutta la gioia, tutto l'amore e la fierezza verso me; nell'altra c'è solo ed esclusivamente il senso di vendetta, tutto l'odio per aver procurato così tanto dolore ad un figlio.

Nonostante tutto, mi dispiace così tanto Mark.


Una lacrima inizia a scendere sul mio volto, se solo fossi stato più responsabile e più maturo, penso.
Se solo fossi stato meno me, mia mamma sarebbe ancora viva e David...
David non avrebbe bisogno di una sedia a rotelle.
Ricordo il divertimento, le risate, la timidezza; ricordo la voglia di fargli vedere quella sorpresa così ben preparata, ricordo il mio primo bacio, i sorrisi... ripenso poi all'irresponsabilità del momento, la paura, i fari inaspettatamente così vicini.
Riemergono nella mia mente l'oscurità improvvisa e poi il bianco accecante delle luci d'ospedale.
Più di tutto, rivivo quel giorno in ospedale.

--FLASHBACK--
"L-Lui come sta?" chiedo a mia mamma,

"Piccolo è meglio andare via" mi dice subito, accarezzando la guancia dov'è presente il livido.

"No mamma, io- io voglio sapere come sta. Ti prego..."
Poi arriva Mark.

"Mark!! Come sta?" gli chiedo immediatamente,

"Tu brutto bastardo, con che cazzo di coraggio sei qui, mh? Vuoi portare a termine il lavoro?"

"Mark smettila" interviene subito mia mamma.

"Johannah stanne fuori, avresti dovuto insegnare a tuo figlio cosa significa la parola RESPONSABILITA'" mi vengono le lacrime.

"Ha solo 15 anni, Mark"

"HA QUASI UCCISO MIO FIGLIO!"

"No, no! - urlo- Io non volevo, non volevo lo giuro..."

"Volevi o no, mio figlio è in una stanza operatoria mentre tu sei qui vivo e vegeto. Dovresti esserci tu al suo posto, è tutta colpa tua." si rivolge a me con odio, disprezzo.

"È colpa tua",
la testa mi gira

"È colpa tua",
un senso di nausea si propaga dentro di me

"È colpa tua",
io volevo solo fargli una sorpresa...

"È colpa tua",
"È colpa mia." Dico in un sussurro.
Noto mia mamma guardarmi addolorata per poi scuotere la testa, decide poi di affiancarmi e accarezzarmi come solo lei sa fare.
Grazie mamma, mi ritrovo a pensare.

Dopo svariati minuti sentiamo la voce di Mark,
"Come sta? Come sta mio figlio? La prego!"

"Signore la caduta è stata molto forte, e il midollo spinale del ragazzo ha subito gravi danni. Non possiamo ancora dirvi con certezza ciò che può comportare, ma personalmente credo che il ragazzo sarà affetto ad una paralisi, cioè la perdita parziale o totale della capacità di muovere gli arti dovuta per l'appunto alla forte botta ricevuta."

"Ma lui si riprenderà, vero?" chiede al dottore

"Come già detto, signore, non posso riferirvi altro senza avere la certezza di ciò che vi dico. Posso però accennarvi però che, sfortunatamente, la paralisi sarà sia degli arti superiori che degli arti inferiori. Mi dispiace non so dirvi altro" il dottore se ne va, lasciando Mark con le lacrime agli occhi.
E non solo lui.
--FINE FLASHBACK--

Grazie mamma di essere stata così forte anche per me.
Grazie, e scusa, per aver pagato tu le conseguenze della MIA colpa.

Prendo immediatamente il telefono.
Chiama Harry <3...
Ti prego Harry, ho bisogno di te.
"Pronto?"

"Haz..." sussurro piano

"Lou cos'hai?"

"Harry ti prego, vieni da me? Io... ti prego"

Two Wounded Minds In One Heart|| L.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora