Chapter 4

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Harry

Quando quella mattina mi risvegliai, non ricordai subito gli avvenimenti del giorno prima. Credetti di essere a casa, nel mio letto, con Dusty raggomitolata ai miei piedi. Fu solo dopo aver constatato di non essere nella mia stanza, che le immagini del giorno prima si fecero spazio nella mia mente: Louis come compagno di banco; il pestaggio; l'essere stato salvato dal professore di matematica; la sua casa; le sue mani, la sua voce, il suo corpo; Louis che cercava di salvarmi; Louis che mi portava a casa sua; le lacrime; i suoi abbracci; il nostro '' litigio ''.

TUTTO.

Per la seconda a volta nell'arco di ventiquattro ore mi ritrovai a pensare che fosse tutto così surreale. Mi sembrava di essere uno spettatore esterno.

Decisi di non pensarci, di cercare di distrarmi, altrimenti sarei risprofondato nel mio mondo fatto di autocommiserazione. Alzai il viso e soltanto allora mi accorsi di aver dormito sul petto di Louis, con un suo braccio a cingermi il corpo: quasi a volermi proteggere.

''Sembri un angelo quando dormi.''

I suoi capelli erano posti alla rinfusa sul cuscino, la bocca aperta emetteva piccoli sbuffi, le palpebre calate su quei due occhi in cui sembravano fondersi il cielo e il mare.

''Sei perfetto.''

Mi alzai dal letto e misi gli occhiali, controllando l'ora sul suo cellulare: le nove e mezza passate.

''Allora, era serio ieri quando mi ha detto che non saremmo andati a scuola.''

Andai a preparargli la colazione, sicuro che si sarebbe svegliato non appena avesse sentito l'odore del cibo.

Ci misi tutto il mio impegno - anche il mio cuore - nel cucinare. Sperai vivamente che mi facesse ancora complimenti per la mia arte culinaria: era davvero gratificante riceverli da lui.

Proprio mentre stavo mettendo i piatti in tavola, sentii dei passi provenire dal corridoio che portava alle stanze e, poco dopo, Louis Tomlinson fece il suo ingresso nella sala.

"Ma quanto sei bello e tenero appena sveglio?"

- Cos'è questo odore, Harry? - chiese con la voce impastata dal sonno.

- Ho pensato di preparare la colazione - sorrisi.

- Non ce n'era bisogno, davvero. Mi stai viziando - rise pigramente accomodandosi.

"La tua risata ha un suono fantastico."

- Che fai, lì in piedi? Non mangi? - disse con la bocca piena.

- Certo. E non parlare mentre mastichi! Sembri un maiale! - risi, seguendo il suo consiglio.

- Questo non dovevi dirlo. Preparati alla mia vendetta, caro Styles -

- Altra guerra di solletico? - ghignai.

- No, meglio. Ma agirò dopo; ora ho di meglio da fare - rispose con un alzata di spalle, continuando ad ingozzarsi.

- Ah! Questa, - indicò il contenuto del suo piatto - è la miglior colazione della mia vita. Devi venire a vivere da me; saremmo una bella coppia: lo sfigato e il bullo. - proferì, con aria pensierosa.

L'aveva davvero detto?

''Questo ragazzo mi farà morire.''

Finito di fare colazione, mi apprestai a lavare i piatti; ma venni prontamente fermato da Louis: - Eh, no! Non azzardarti a metterti a fare le pulizie o altro! -

- Ma io.. - cercai di protestare, intontito.

- Nessun ma! Va' a preparati, ché tra un po' avrà inizio la nostra fantasmagorica giornata! -

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