Chapter 12

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Rieccomi! Più veloce che mai, visto? Non ammazzatemi per il finale, please!
Detto questo, spero vivamente che vi piaccia.
A prestissimo!
All the love Xx

Harry.

- Haz... -
Mi rigirai tra le coperte, mugugnando una protesta per il freddo.
- Harry, amore: svegliati. Devi prendere le medicine - ritentò Louis, ma lo ignorai, tirando le coperte fin sopra la testa. Avevo un mal di testa pazzesco e dolori atroci alle gambe, il tutto a causa della febbre. Respirai faticosamente dal naso, tanto che mi aiutai con la bocca nell'espirare l'aria inspirata; e ovviamente al mio disturbatore ciò non passò inosservato.
- Dai, esci da lì sotto. Non ce la fai neanche a respirare -
Mi arresi, scostando le lenzuola ed esponendomi all'aria fredda.
- Se prendo quelle maledette medicine, prometti che poi mi lasci dormire? - domandai, con voce roca e lamentosa, guardandolo negli occhi.
Sorrise e: - Prometto anche che dopo mi stendo accanto a te; ora mangia qualcosa, così puoi prendere lo sciroppo e quest'altro intruglio che Liam è andato a comprare stamattina - spiegò.
Feci un verso di disappunto, tornando nel mio rifugio.
- Dai, Harry. Starai meglio.- insistette.
- Non voglio vomitare ancora! Per cui non ho intenzione di mangiare nulla - strillai, le mie parole ovattate dalle coperte. Sentii queste scappare dalla presa salda delle mie dita, per poi ritrovarmi l'espressione contrariata di Louis a pochi centimetri dal viso.
- Senti, lo so che 'sta roba fa schifo e non vuoi prenderla, però ti farà stare bene. Altrimenti, come ci torniamo a casa? Se non guarisci in fretta, non potrai neanche frequentare la scuola - ghignò, sapendo di aver colpito il mio punto debole.
Aveva ragione: se non fossi guarito, niente scuola. E non potevo permettermi altre assenze dopo quelle della prima settimana, anche se giustificate dal signor Tomlinson, che sapeva quanto ci tenessi.
- Hai vinto - sbuffai.
- Dammi quella roba e smettiamola - aggiunsi, mettendomi repentinamente a sedere.
''Mossa sbagliata, Harry.''
Il brusco movimento mi aveva causato un non molto lieve giramento di testa, e la vista era molto sfocata. Mi aggrappai a Lou e, quando passò, indossai gli occhiali.
Provai a mangiare la brioche calda che gli aveva consegnato Liam, ma il mio stomaco si rivoltò al sol guardarla, e ne cedetti un po' al mio ragazzo.
- Basta così - approvò, dopo che ne ebbi mangiata circa metà.
- Ora prendi questa roba e rimettiti a letto - mi ordinò, consegnandomi lo sciroppo e una tazza contenente del liquido verdognolo. Rabbrividii a quella vista, percependone anche il pessimo odore emanato. Bevvi tutto d'un sorso e mi coricai, cercando di tirare Louis per un braccio.
- Che c'è? - chiese stranito da quel mio gesto.
- Mi hai promesso di restare con me! - sbottai, imbronciando le labbra come un bambino piccolo.
Per tutta risposta, lui rise, catturandole, in seguito, in un bacio veloce.
- Idiota! Ti ammalerai! - lo rimproverai.
- Non preoccuparti, amore. Al minimo sintomo prenderò ciò che prendi tu e tutto passerà - spiegò, abbassandosi e baciandomi subito dopo.
Interruppi il contatto: - E se non riesci a guarire? - replicai.
- Vuol dire che mi farai da infermiere - rispose, scrollando le spalle.
- E se..? - iniziai, ma fui interrotto dal suo sbottare innervosito: - La smetti?! -
S'infilò tra le coperte, posizionandosi poi tra le mie gambe. Non mi concesse neanche il tempo per controbattere, che congiunse le nostre labbra in un bacio profondo e passionale. Risposi al movimento frenetico della sua bocca, un po' insicuro nel seguirlo perfettamente. Mi aggrappai alle sue spalle, graffiandogli la schiena nuda con le unghie corte. Continuammo per un po', poi d'improvviso sembrò esausto e si rilassò, interrompendo lentamente e dolcemente il bacio, scansandosi per donarmi un tenero e dolce sfregamento tra i nostri nasi, mentre sui nostri visi regnavano due meravigliosi sorrisi gemelli. Ciò che più di qualunque altra cosa mi rese felice, fu il fatto che durante quel nostro momento aveva, sì, occupato una posizione azzardata, ma che si fosse limitato a passare le mani dai miei fianchi alle mie cosce, col bacino distante dal mio di parecchi centimetri.
- Non puoi immaginare quanto ti amo, amore mio - mormorò, affondando il capo nel mio petto e inalando il mio profumo.
- Mai quanto me - sospirai, passando le dita tra i suoi capelli sottili, massaggiandogli la cute.
- Oh, no! Ti pregò non iniziamo con quelle cose sdolcinate che fanno i fidanzatini, del tipo: ''Ti amo'', ''Io di più'', ''No, io di più'', ''Io ti amo infinitamente'', ''Il mio amore per te è indefinibile'' - mi fece il verso.
Provai a restare serio, davvero; ma la sua espressione era così divertente che non riuscii a non scoppiare in una fragorosa risata, interrotta dopo pochi attimi da alcuni colpi di tosse improvvisi che mi mozzarono il respiro.
-Ehi, tutto bene, piccolo? - domandò, premuroso, Boo.
Sorrisi a quel soprannome affibbiatomigli, e: - Critichi tanto i fidanzatini diabetici, ma anche tu sei sdolcinato, amore mio - lo sfottei.
Le sue guance s'imporporarono di un rosso acceso, che mi suscitò tenerezza.
- Non è vero - protestò, guardandomi col mento appoggiato sul mio petto.
- No, infatti: è verissimo - ghignai.
Sbuffò, ritornando alla sua posizione iniziale.
- Puoi coprirmi? Sai, starei iniziando a sentire freddo - decretò dopo un po', infilando le mani sotto la mia felpa. Lo accontentai, coprendogli la schiena e ritornando alle carezze tra i suoi capelli. Chiusi gli occhi, colpito da una fitta alla tempia che aggravò il mio mal di testa.
- Sei caldissimo - osservò Louis.
- Meglio se ti rimetti a dormire, mh? - sorrise, sfilandomi gli occhiali.
- Rimani con me? - lo supplicai, mentre abbandonava la sua postazione e mi si stendeva di fianco, su qual letto a una piazza e mezza.
- Certo - mi rassicurò, accarezzandomi i ricci e stringendomi a sè.
E, rilassato da quelle sue dolci premure, mi abbandonai tra le braccia di quel Dio che tutti accoglie e nessuno rifiuta.

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