Epilogue

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Harry.

Svuotato.
Ecco come mi sentivo.
Passai tutta la serata su quel freddo divano, piangendo e singhiozzando senza sosta. Il pianto era forte tanto da impedirmi la corretta respirazione, per questo dovetti ricorrere più e più volte all'inalatore. Sentivo dei rumori provenire dalla camera da letto in cui Louis si era rifugiato, ma non vi osavo metter piede per timore. No, non ero spaventato dall'ira di quell'angelo dagli occhi azzurri. Ero spaventato da me stesso. Cedendo all'impulso di raggiungerlo e magari informarmi sul suo stato, sapevo che non avrei retto, raccontandogli così tutti quei pensieri che nella mia mente costituivano un percorso logico quasi perfetto. 
Ad un ulteriore protesta del mio stomaco, decisi di alzarmi e recarmi in cucina per mettere qualosa sotto i denti. Le 23:14 di sera.
Dio, da quanto avevo pronunciato quelle orribili parole? Quanto tempo avevamo già trascorso distanti, ad abbandonarci al dolore?
Zoppicando vistosamente, mi recai in cucina ed aprii una delle tante ante dei mobili superiori. Scartando vari cibi, trovai dei biscotti: i biscotti preferiti di Louis. 
"Come starà?"
"Che domanda stupida, li ho sentiti i pugni tirati contro la parete e le urla soffocate. Ecco, gli sto procurando solo altro dolore. Lo prometto, amore mio: sarà l'ultima volta."
Mi sedetti sull'isola posta al centro della stanza, testimone più e più volte del nostro amore. Dio, quanti ricordi..

- Lou! Lou, basta! Dai, Louis! - gridai con la voce scossa dalle risate. 
Mi trovavo semi-sdraiato sul rivestimento di marmo sul quale qualche minuto prima avevo posto gli ingredienti per preparare una perfetta pizza. Purtroppo (o per fortuna) era giunto il mio ragazzo che, inizialmente, mi aveva sporcato i capelli di farina, rovesciandomi addosso l'intero sacchetto; poi mi aveva issato sul banco e fatto vagare le mani sui miei fianchi e in tutti i posti dove sapeva soffrissi il solletico.
Ormai a corto di fiato, posai le mani sulle sue spalle, facendo forza per allontanarlo, sussurrando un: - Boo, non riesco a respirare. Aspetta... - che lo allarmò tanto da farlo arrestare all'istante.
Mi tirai a sedere, con lui tra le mie gambe e gli sorrisi radioso.
- Sei così bello: magnifico - mormorò baciandomi le labbra, mentre portavo le braccia a cingere il suo collo. Incrociai le caviglie alla base della sua schiena, attirandolo più vicino al mio corpo. Avvertii le dita della sua mano destra insinuarsi al di sotto della maglia sgualcita che indossavo, mentre quelle della sinistra andvano a tastare la pelle morbida e calda del mio sedere. 
Ridacchiai arrossendo, per poi sospirare un divertito: - Lou, non qui! -
Mi osservò con occhi confusi, prima di comprendere e ghignare malizioso.
- Beh, vorrà dire che ci sposteremo in camera da letto... - detto ciò, afferrò saldamente il retro delle mie cosce e si avviò lungo il corridoio, borbottando un Sono convinto che una volta fossi più leggero, stroncato da un schiaffetto sulla nuca e da un mio verso indignato.

Sorrisi malinconicamente nel rimembrare quella vicenda, sentendo nuove lacrime formarsi alla base dei miei occhi. Improvvisamente non ebbi più fame, ma, anzi, avvertii quel poco ingerito tornare su e mi accostai in fretta al lavabo, rigettando i biscotti e non solo. Restai lì, fermo, col capo chino e le mani strette al bordo del mobile, singhiozzando affannosamente e dando, ancora una volta, il via libera alle mie guance di bagnarsi. Alle mie orecchie giunse il rumore di una porta chiudersi lentmente, e compresi che fosse lui.
"Si è preoccupato.. per me. Forse, forse avrà sentito i conati.."
Completamente esausto, ripulii superficialmente il disastro combinato e tornai sul divano, accendendo la Tv. Non ricordo come accadde, ma soltanto che, ad un certo punto, le mie palpebre cedettero e caddi in un sonno profondo, costellato di incubi.

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