Capitolo 11

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Erano passati un paio di giorni dalla cena con Luca, ci eravamo mandati dei messaggi, qualche chiamata e lui passava spesso dallo studio anche solo per vedermi. Non lo facevo così tenero e disponibile; ma boh sembravo essere poco interessata alle sue tenerezze.

Non lo facevo per male, ma cercavo di non affezionarmi velocemente, non volevo altre delusioni o farmi strane illusioni. Ero in studio e parlavo al telefono con mia madre quando sentì il campanellino della porta. Alzai lo sguardo ed entrò a passo deciso Alessandra "amica" di Luca, era in collera si vedeva.
" Non le saranno piaciute le foto" pensai subito.
- Mamma ti richiamo dopo ho clienti -. Riagganciai.
- Salve -. Dissi con un sorriso.
- Salve un corno - si rivolse sgarbata.
- Datti una calmata qualsiasi sia l'origine di questa agitazione -.
- Non è agitazione è rabbia -.
- Per cosa? Non ti sono piaciute le foto? -.
- No le foto vanno bene. Forse è l'unica cosa che sai fare - ignorai completamente la sua offesa.
- E allora qual è il problema? - mi agitai.
- Tu ! - mi indicò con sguardo gelido.
- Io? Per quale motivo? Non mi risulta ti abbia fatto qualcosa -. Chiesi esterrefatta.
- Nooo? Parlo di Luca -.
- E che c'entro io? Hai problemi con lui? -.
- Si per colpa tua -.
- Scusa io che c'entro? -. Ribadì Cercando di stare calma, anche se ora ero io quella che si arrabbiava.
- Da quando sei arrivata tu, non mi da più la confidenza che mi dava prima.. è sempre impegnato e sai quanto ci sono stata per arrivare dove ero arrivata? -.
- Bé il suo è un lavoro impegnativo - strinsi con forza il bancone.
- Io intendo che è sempre qua da te -.
- E qual è il problema? Scusa siete solo amici e non è colpa mia se preferisce me a te - risposi tagliente, sapevo che con quello che avevo appena detto si sarebbe scatenata bufera.
Si avvicinò sporgendosi dal bancone e mi diede un ceffone in viso.
- Noi siamo fidanzati - disse quasi piangendo. A quel punto non ci vidi più dagli occhi. Uscì da dietro il bancone e mi indirizzai alla porta girando il cartellino, e con passo svelto mi avvicinai a lei.
- A me non interessa quello che siete, non è n'è mio, n'è tuo, non voglio essere immischiata nei vostri affari privati. Lo vuoi? Prendilo è tutto tuo, ma a me mani non ne alzi -. Le ricambiai il ceffone e me la ritrovai addosso agguerrita.
"Non sai il mio passato, ho sofferto e la rabbia è dentro. Mi serviva una come te per farla uscire" pensai mentre le tirai i capelli per farla allontanare.
- Senti miss perfettina dei miei stivali, ripeto .. io non voglio problemi -. Era la fine, mi pulsava  forte il sangue al cervello .
La picchiai con la forza che avevo in corpo per via dell'adrenalina ma un'idea mi sfiorò la mente. Mi feci picchiare, reagendo il minino solo per difendermi.
Con difficoltà uscì il telefono dalla tasca.
- Che fai ? - disse mi stava tirando i capelli.
- Chiamo i carabinieri e se è necessario anche il manicomio sei una pazza -. Si spaventò a tal punto da lasciarmi a terra e andarsene via a gambe levate. Mi alzai arrancando verso il bancone, qualcosa mi faceva male, ma non capivo bene cosa.  Conposi il numero di Asia.
- Vieni a prendermi devo andare al pronto soccorso - dissi sofferente.
- Che è successo? -. Sentì la paura nella sua voce.
- Ti spiego dopo, vieni a prendermi non ce la faccio a guidare -.
- Sono distante, ma faccio il possibile -. Riagganciò.
Passarono una manciata di minuti e lei e Ale furono da me ed entrarono correndo.
- Che è successo? Chi ti ha combinato così.. i lividi in volto e il braccio. Cazzo ti è successo al braccio? -. Disse Alessio preoccupato, guardando il mio braccio gonfio e penzolante.
- Alessandra è stata! Per favore portatemi in ospedale -.

Ero in ospedale e l'efficienza di questi ospedali italiani andava sempre peggio, il mio non era codice rosso, ma giallo sicuro. Mi trovavo lì seduta con il volto indolenzito, gonfio e sanguinante e il braccio a pezzi, mentre Asia mi rivolgeva freneticamente le sue domande. Ero veramente schifata di come andava l'Italia.

Dopo più di un'ora di attesa estenuante, gli infermieri mi medicarono e il dottore mi faceva  delle domande sull'accaduto. Quando ebbi finito tornammo a casa, mi sedetti sul divano e chiamai Luca.
- Hei tesoro -. Mi rispose caloroso .
- Hei tesoro sta ceppa, devi darmi i nominativi di Alessandra e tutto quello che sai - dissi furibonda .
- Che è successo? -.
- Ce l'ho con entrambi, lei è una pazza e tu un bugiardo -.
- Cosa ho fatto spiegami - si fece serio e anche lui alzò la voce .
- Per adesso voglio solo i nominativi per favore dopo ne parliamo -. Mi diedi i nominativi riagganciai la chiamata, dal nervoso gettati il telefono nel divano e andai a pranzare. Mentre ero a tavola, scoppiai a piangere dal nulla e i miei passerotti furono pronti a consolarmi.
- Non va , non va -. Ripetei in lacrime.
- Cosa non va ? -. Chiese Asia.
- La mia vita! Non me ne va una dritta, proprio quando "la natura" si era distratta e stavo trovando un barlume di speranza, mi è crollato tutto addosso -. Mi abbracciò più forte senza dire una parola. Finita la cena andammo nella mia stanza da letto per guardare un film e si addormentarono durante la proiezione , spensi la tv e mi unì a loro .

Tutto quello che amo sei tu (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora