Capitolo 26

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Era passato qualche mese da quel brutto episodio con Paolo a Mantova precisamente era il 15 Aprile.
Mi trovavo sul treno di ritorno a Verona.
Insieme ad Asia e Ale, eravamo scesi a Roma, io perché mia zia, la sorella di mia madre faceva quarantotto anni ed essendo la mia madrina non sarei mai mancata al suo compleanno.
Asia e Ale ne approfittarono per far visita ai parenti.
Avevamo deciso il treno perché personalmente amavo viaggiare con esso, mi lasciava certi ricordi magnifici che poi quando mi venivano in mente mi lasciavamo un sospiro di gioia.
La vacanza fu un bene, visto che negli ultimi mesi avevamo lavorato molto.
Anche Max e Barbara eravano venuti con noi. Per quanto riguardava Asia e Max avrebbero provato a convivere a casa di lui già dall'indomani. Mancava solo Luca, ma con l'imminente lancio del nuovo album non poteva mancare.
Infatti la sera stessa avremmo avuto una cenetta romantica soli io e lui.

Quando mi svegliai ero di buon umore, avevo come la sensazione che sarebbe accaduto qualcosa di bello, anzi che dico bello qualcosa di bellissimo. Lo studio sarebbe rimasto chiuso ancora altri due giorni, quindi avrei cercato di rilassarmi il più possibile.
Alla stazione di Verona c'era già Luca che ci aspettava. Bello da mozzare il fiato, il lieve vento che gli scompigliava i capelli faceva capire che la primavera era già iniziata. Bhé diciamo anche da come era vestito, una maglia bianca , un cardigan blu scuro e un paio di jeans strappati .... Uhhm che bella visione. Mi avvicinai e lo baciai.
- Mi sei mancato - sibilai.
- Anche tu! - mi abbracciò.
Salutammo Max e Barbara mentre si allontanarono per raggiungere l'auto, lui si era offerto di accompagnarla a casa.
Luca ci aiutò a mettere le valigie in auto, poi filammo dritti a casa.
- Avete bisogno di aiuto? - Mi chiese Luca un po' strascicato.
- No tranquillo sono leggeri. Vai e riposati, ti vedo piuttosto stanco - notai la stanchezza nel suo sguardo oltre le lenti scure degli occhiali da sole.
- Va bene allora a stasera tesoro - . Ci baciammo, lui risalì in auto e se ne andò.
L'avevo visto un po' cupo aveva sicuramente discusso con Diego o era amareggiato per la stanchezza.  Dovevo chiederglielo.
- Guida piano -. Gli raccomandai agitando la mano.
Salimmo in casa e preparammo il pranzo, dopo ognuno con le sue mansioni ci dedicammo a pulizie più approfondite come spostare mobili, pulire l'interno degli armadi, i lampadari e finalmente la casa tornò a splendere come quando venni ad abitarci.
Le così dette "pulizie di primavera" si erano concluse, essendo in tre fummo più veloci.
Un po' stanca andai a farmi una doccia e poi mi distesi per riposare un po' il corpo... Ed anche la mente .
Luca arrivò sempre con qualche minuto di anticipo. Aprì la porta e la sua figura mi lasciò senza fiato, negli ultimi mesi aveva trovato il tempo da dedicare alla palestra, ed .. ehm.. si era fatto un fisichetto niente male e sembrava molto più in forze. La situazione con Paolo gli aveva lasciato un segno a livello morale. Spesso diceva che non si sentiva abbastanza, che poteva difendermi in miglior modo ed io gli rispondeva sempre che lui per me era anche troppo, mi ero innamorato della persona non dei muscoli.
- Ciao amore -. Lo salutai abbracciandolo e baciandolo appassionatamente .
- Prendo la borsa e andiamo -. Lui annuì. Tornai subito, salutammo i ragazzi e andammo.
- Loro che faranno? - chiese Luca mentre scendemmo le scale .
- Una seratina tranquilla, alla fine sono reduci da un viaggio -.
- Anche tu hai viaggiato eppure hai accettato lo stesso ad uscire con me -. Me lo disse come sempre con quel tono voglioso di sapere e infatti lo accontentati subito.
- Io sono una duracell, ho dormito a sufficienza, ho viaggiato, ho pulito casa e ho solo riposato un'oretta nel pomeriggio, e adesso sono in grado di affrontare questa serata a pieno -.  Mi guardò incredulo.
- Che posso dire sono iperattiva -. Feci spallucce. In realtà la notte non è che dormì molto, perché sapendo che dovevo tornare mi spaventato come sempre di perdere il treno.
Si affrettò a superarmi e mi aprì la portiera dell'auto.
- Che uomo d'altri tempi -. Dissi sorridendo.
- Se fossimo agli opposti, tu mi apriresti la portiera? -. Mi chiese curioso.
- Si che uomo sarei se non aprissi la portiera alla mia signora - dissi imitando la sua voce.
- Sei solo adulatrice, mi prendi col buono -.
- E perché mai dovrei? -. La voce mi escì molto seducente, il che colse di sorpresa anche me .
Mi voltai per guardarlo e il suo sguardo era indecifrabile, pensai quasi che avessi detto qualcosa che non andava. Gli sorrisi nuovamente, mostrando la mia candida dentatura e lui mi sorrise a sua volta ma maliziosamente. Chiuse la portiera e aggirò l'auto.
Mise in moto e il motore silezioso dell'auto fece le fusa, la musica partì e cominciamo a canticchiare.
- Dimmi che ti affligge? -. Chiesi dopo aver canticchiato per prendere tempo, insicura com'ero di fare domande.
- Niente perché? - A questa risposta pensai a dei post che avevo letto su facebook riguardante le donne e a quando dicono la parola "niente" che in realtà vuol dire lasciami in pace e ridacchaiai lievemente.
- Di solito quando siamo assieme sei più radioso! - insistetti. Mi lanciò un rapido sguardo come se stessi dicendo una balla.
- Senti stiamo insieme da un po', ti conosco sputa il rospo -. Finalmente aprì la bocca e mi raccontò ciò che era successo.
- Stamattina ho litigato con Diego -.

Tutto quello che amo sei tu (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora