Capitolo 28

65 4 6
                                    

- Ti presento Raffaele Fainello. Suona bene no? - dissi euforica guardando Asia. Il mio sorriso bastava ad illuminare l'intera stanza, ero contenta.
Pensare di aver contribuito a salvare una vita innocente mi aveva fatto sentire bene.
- Si suona bene! - rispose con altrettanta euforia.
- Aspetta, ma è solitario quello che hai al dito? - spostò lo sguardo dal piccolo alla mia mano sinistra.
Feci spallucce e annuii. Sapevo quale fosse la sua domanda.
- Non ci posso credere. Ti ha chiesto di sposarlo? - chiese con stupore.
- Hei sono qui, stai parlando di me, davanti a me - richiamò la sua attenzione.
- Le hai chiesto di sposarti? - chiese di nuovo, ma sta volta con sarcasmo, sapeva già la risposta.
Annuimmo entrambi sorridenti.
Alessio mi chiese di raccontargli tutta la storia e io a Luca, iniziammo a spiegare cercando di essere brevi ma senza tralasciare dettagli utili.
- Quindi ora, questo bambino è vostro? - chiese Asia con stupore ed ammirazione.
Quando faceva queste determinate espressioni mi riempiva il cuore, sapevo che era veramente orgogliosa di me.
- Però adesso ci vorrà un po' prima che lo portiate a casa - disse Ale, spostandosi la folta chioma castana dal un lato all'altro della fronte. Stava sicuramente riflettendo.
- Credo di si, non ho idea di come funzioni - ammisi timidamente.
- Ma rimarrò qui, finché non mi diranno che posso portalo a casa - dissi sicura di me, nessuno mi avrebbe schiodato da questa mia scelta. 
- Tra qualche ora noi tre, ci daremo alla pazza gioia vero ragazzi? Abbiamo un bambino da vestire e da attrezzare -. La gioia di Ale mi contagiò e non potei fare a meno di sorridere.
- Certo, non gli mancherà niente - disse Luca con voce tremula. Era il più scosso di tutti, era una bella batosta e  una grande responsabilità avere un figlio.
" Ma se fossi rimasta incinta adesso, non sarebbe stato lo stesso? Forse per un padre quei nove mesi servono per abituarsi all'idea " pensai.
- Posso? - chiese Asia allungando le mani verso il piccolo che tenevo in braccio. Annuii e quando lo prese in braccio mi sgranchì un po', non ci feci caso ma era un bel po' che lo tenevo tra le mia braccia.
Raffaele dormiva beato, con le sue piccole manine vicino al volto. Chissà quanto tempo sarebbe passato, prima di realizzare che quella creatura e tutta la faccenda fossero reali.

- Bisogna dirlo a tua madre... a mia madre - dissi sbiancando in volto e avvertendo un debole senso di nausea. Come l'avrebbero presa?
- Tranquilla gliene parlerò io domani mattina, non credo la prenderà male - disse Luca.
- La stessa cosa farò io con la mia -. Respirai a fondo e continuai a guardare Asia che dondolava Raffaele che ancora beato dormiva.
Passate le quattro se ne andarono tutti, anzi li cacciai via, anche se con difficoltà, Luca non voleva andarsene, ma gli avevo detto che avevano tutti bisogno di dormire, e che la mattina seguente mentre loro erano in ospedale, io sarei tornata a casa per una doccia e un pisolino, certo loro si lamentarono più volte dicendo che avevo più bisogno io di riposo che loro. Non avevano tutti i torti, ma come potevo lasciare questa creatura da sola? Al massimo ne avrei approfittato adesso che Raffaele era nella culletta ancora a dormire.
Gli lanciai un ultimo sguardo, ma lasciai comunque cadere una mano vicino al suo corpicino per sentire il suo calore. Chiusi gli occhi, ma non riuscivo a dormire.

Passarono pochi minuti e un rumore di passi che entravano nella stanza mi fece aprire gli occhi.
- Scusi se l'ho svegliata - un infermiera dai capelli corvini, si stava scusando.
- Non si preoccupi, non stavo mica dormendo, non ci riuscirei mai. Stavo solo riposando gli occhi e la testa - spiegai. Lei mi sorrise e si avvicinò di più a me.
- Questo è per il piccolo, probabilmente tra non molto si sveglierà piangendo... È quasi l'ora della pappa - ridacchiò guardando il pupetto e porgendomi il biberon. La ringraziai, mi metteva un certa armonia, era molto giovane con un evidente passione per il suo mestiere e per i bambini.
- Il suo, è stato un gesto molto coraggioso! - disse dopo qualche minuto di silenzio. La guardai incuriosita e lei mi rivolse ancora un sorriso sincero.
- Se ne parla in tutto il reparto. Lei ha salvato la vita a questo bambino e ora le darà anche l'occasione di avere una vita grandiosa - disse quasi con le lacrime agli occhi e quasi vennero pure a me. Questa donna mi aveva appena fatto realizzare quella sensazione e le lacrime sgorgarono dai miei occhi come un fiume in piena.
Venne ad abbracciarmi.
- Si sfoghi, è stata un lunga nottata - mi carezzò i capelli.
- La ringrazio per l'abbraccio, solitamente riesco tenere l'emozioni per me, ma sono stanca non dormo da più di ventiquattro ore, perché ero in  viaggio da Roma per tornare qui ed ho avuto paura quando ho trovato Raffaele per strada. Sa, prima l'adrenalina, poi  l'ansia e infine la stanchezza, mescolandoli insieme non esce un buon cocktail - risi con nervosismo.
- Forse è meglio che riposi, darò io da mangiare a Raffaele, è il minimo che possa fare - disse sorridendo e placandomi ogni tormento.
Si allontanò dal letto per andare a prendere un bavaglino per il piccolo.
- Prima che cada in un sonno profondo... Lei come si chiama? - chiesi asciugandomi le lacrime col dorso della mano.
- Anastasia - sorrise e scomparve oltre la porta.
"Un nome fantastico!" pensai. Mi girai su un fianco e chiusi di nuovo gli occhi, ma sta volta in pochi secondi entrai nel mondo dei sogni.

Tutto quello che amo sei tu (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora