Capitolo 5 La legenda dei Mimar

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Arcade mi guidò nella biblioteca della scuola. Prese un grande libro dalla copertina marrone da uno scaffale e lo pose su un tavolo, lo aprì e mi mostrò una figura.
"Cos'è?" chiesi
"Un mimar"
"Un che?"
"Un mimar, quello che abbiamo visto alla bottega non era un animale qualunque ma un mimar" si spiegò meglio
"E cosa sarebbe questo coso strano?"
"Questo libro narra della legenda dei mimar: delle creature che si cibavano delle anime delle persone, prendendole via alla vita senza lasciarne traccia"
"Puff... E tu credi a questa legenda? Pensi davvero che quello che abbiamo visto la fuori sia un mimo!?" chiesi sbalordita.
"Un MIMAR! E sì! Guarda!" disse indicando la figura sul libro, "Stesse zampe, statura e grandezza. Stesso muso. Ho trovato questo libro per caso lo scorso anno e ho iniziato a leggerlo... però è un libro davvero strano" iniziò a spiegare meglio, ma restando sempre sul vago.
Feci una faccia interrogativa. Non ero del tutto sicura che quello là fuori fosse un mimar.
"Ti spiego: il racconto parla di un tempo in cui una popolazione indiana riuscì a fare amicizia con questi esseri, solo un mimar era così tanto affamato di anime che non riuscivano ad ammaestrarlo, perciò lo racchiusero in una gabbia anche perché è quasi impossibile uccidere queste creature. Un giorno, però, gli indiani persero questo mimar, il quale scappò e iniziò a mangiare le anime delle persone" continuò a spiegare lui.
"Il libro finisce poi con questa frase" aggiunse facendomi vedere la pagina. Lessi ad alta voce: "Il mimar selvaggio che era riuscito a scappare continuó a mangiare anime, era la fine per ogni piccolo paesino dove arrivava. Si riprodusse e da uno solo nacquero tanti altri piccoli mimar. La popolazione sulla terra iniziava ad estiguersi a causa del nuovo branco di minar. Esisteva però un modo, una soluzione per riportare le persone in vita. A trovarla furono-" 
Il libro terminava così. Niente più parole. Niente più frasi.

"Dopo sono tutte pagine bianche" spiegò Arcade sfogliandole velocemente, "in più non ha nemmeno il numero delle pagine. Solo due hanno dei strani segni", mi fece vedere:
sulla primissima pagina in un angolo in basso a desta c'era incisa una piccola N in rosso; e un po' oltre la metà del libro un 13' appariva bene agli occhi. 
"Sono segni messi a caso"
"Sì. Te l'ho detto che era un libro strano!" esclamò Arcade.

Guardai un po' stranita il libro.
"E tu pensi che quella creatura abbia..." non riuscii nemmeno a terminare la frase. Arcade però capii che mi riferivo ai nostri genitori e fratelli, e a tutti quelli scomparsi.
"Non ne sono sicuro ma-" lo fermai abbracciandolo all'improvviso.
"Dimmi che sai la soluzione! Dimmi che sai come fare tornare le altre persone!" dissi disperata in lacrime mentre lo stringevo ancora più forte.
"No..." disse sconfortato, "ma troveremo la soluzione insieme, ne sono certo" aggiunse ricambiando l'abbraccio.
"Torniamo a casa mia, mettiamo questa roba negli zaini e poi partiamo verso Startown, la città di cui ti parlavo a 100km. Il libro la cita, magari troviamo qualcuno là"
Alzai la testa che avevo nascosto nel suo petto verso di lui, Arcade mi mise una mano sulla guancia asciugandomi le lacrime.
"Prendiamo anche il libro, magari può tornarci utile" aggiunsi io.

Uscimmo poi dalla scuola e molto attentamente tornammo a casa di Arcade.

Cheyanne~ la vita dopo la fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora