"Cosa? Perché?"
Ashton non se lo aspettava.
"Mi stai veramente chiedendo perché? Ma hai visto anche tu quello che ho visto io?"
"Sì, lui ti ha salvato la vita."
"Ha massacrato Natalie. L'ha colpita fino a fracassarle il cervello!"
"Sì, ma non era più Natalie quella papà!"
"Non importa, quello è pazzo. Hai idea di cosa potrebbe fare alla nostra famiglia? Ai tuoi fratelli?"
"Ma cosa stai dicendo? Lui ha rischiato la sua vita per salvare la tua! Lo capisci oppure no?"
"Non parlarmi con questo tono, chiaro? Sono pur sempre tuo padre. Quello lì è lo stesso che questa mattina ha quasi rapito tuo fratello!"
"Era spaventato e ha agito d'impulso, pensavo di avertelo già spiegato!"
"Ma ti senti mentre parli? Ha rubato la tua macchina con Alex sopra... Non importa cosa gli passasse per la testa in quel momento."
"Ma ora ti ha salvato la vita!"
"Ha brutalmente trucidato una persona, con una chiave inglese! Come hai potuto portarlo qui con te e mettere la tua famiglia in pericolo?"
"In pericolo? Senza di lui la tua faccia ora sarebbe tra i denti della tua segretaria."
"Ahh..." - sbuffò Arnold.
Era passato molto dalla loro ultima litigata.
"Ti prego papà, ascoltami. Lui ha una moglie a Breckenridge e il suo unico desiderio è raggiungerla. Diamogli una mano e dopo non lo rivedremo mai più ."
"No."
"Ma papà!"
"Non se ne parla. Non lascerò un maniaco circolare tranquillamente tra i miei figli. No!"
"D'accordo, allora io rimarrò con lui."
"Credi di essere divertente?"
"Non scherzo."
"Ti credevo molto più maturo."
"Pure io."
"Allora addio."
"Addio, papà. Cerca di sopravvivere là fuori."
Arnold si alzò e se ne andò infuriato.
Alexander, quando vide Ashton avvicinarsi intuì che era alterato.
"Ash, tutto bene?"
"Scusami Alex, ma ora non ho proprio voglia di parlare."
Alexander si sentì in colpa.
Ashton era molto nervoso e non riusciva a contenere la rabbia.
Aveva litigato spesso con suo padre, ma non gli era mai successa una cosa del genere. Suo padre lo aveva appena abbandonato. Non lo voleva più. Provò disgusto per lui.
Ashton cercò sostegno in Abigail, ma suo malgrado scoprì che stava già dormendo. Pensò di parlarne con Mason, ma si accorse che forse non era il caso. In quel momento una persona si sedette vicino a lui.
"Cosa ti succede?"
Si trattava di Hannah che non era riuscita a prendere sonno.
"Scusami... Non volevo disturbarti, ti ho solo visto arrabbiato e volevo capirne il motivo."
"Non mi hai disturbato. Tranquilla... tu sei Hannah, dico bene?"
"Sì, piacere di conoscerti Ash, giusto?"
"Sì."
Hannah sorrise.
L'aria si riempì di imbarazzo.
"Tu stai bene Hannah?"
"Non lo so e tu?"
"Io nemmeno."
"Hai litigato con tuo padre?"
"Come?"
"Ho sentito che Abby ti ha detto di andare da tuo padre e ho dunque dedotto che avessi litigato con lui. Sei decisamente arrabbiato."
"Hai indovinato! Ho litigato con il mio vecchio, ma non ne voglio parlare, scusami."
"Non preoccuparti, ti capisco. Però io ti inivido. Vorrei tanto che mio padre fosse qui con me. Ho paura che non ce l'abbia fatta... Lui si dovrebbe trovare a Miami in questo momento."
"Wow, stupenda Miami... Non ci sono mai stato ma ho sempre sperato di andarci."
Hannah sorrise.
"Se riusciremo ad uscire da questa situazione assurda, un giorno ci potrai andare, vedrai."
Ashton annuì.
"Mi dispiace per tuo padre, ma vedrai che un giorno lo rincontrerai."
"Forse hai ragione tu."
Ashton si sentì stupido.
"È meglio che ora vada a dormire..."
La situazione stava iniziando ad essere imbarazzante.
Hannah se ne rese conto.
"Sì, certo."
Ashton era un bel ragazzo, aveva i capelli neri, come sua madre, era molto forzuto ed era anche piuttosto alto. Piaceva a moltissime ragazze e una di queste era sicuramente Hannah.
Ashton, se pur imbarazzato, aveva apprezzato quella chiacchierata.
Era tuttavia ancora molto arrabbiato con il padre ed Hannah non era l'unica ad essersene accorta.
"Che muso lungo!"
"Mason lasciami stare ora."
"Ah sì? Con quella ragazza non sei stato così cattivo però..."
Mason guardò Ashton negli occhi con il suo sguardo provocante alzando le sopracciglia.
"Perché quella ragazza non mi ha rubato l'auto oggi."
Mason sbuffò.
"Me la sono cercata."
"Già."
Ashton sbadigliò. Era praticamente sera ormai e lui, dopo quell'infinita giornata era esausto.
"Sai Ash, quand'ero piccolo litigavo spesso con mio padre. Solo che lui quando si arrabbiava non alzava la voce con me. Prendeva direttamente la cintura e la mia schiena pagava per me. Quando lui faceva questo io mi sentivo veramente debole.
Avevo 8 anni quando lo fece per la prima volta..."
Ashton sgranò gli occhi sorpreso.
"... e da quel momento è diventata una cosa comune. Sono scappato di casa a 16 anni e ho cercato in lungo e in largo un posto dove stare. Vivevo nella povertà più estrema fino a quando a 18 anni ho incontrato lei, Isabelle. Ci siamo subito innamorati e due anni dopo abbiamo deciso di sposarci. Avevo perso ogni contatto con mio padre e mia madre, ma non con mio fratello Eddie. Qualche giorno fa mi ha chiamato dicendomi che nonna era morta e che il funerale sarebbe stato qui ad Aspen, proprio ieri. Isabelle mi ha convinto ad andarci anche se io non volevo. Così ieri ho rincontrato i miei genitori dopo 6 anni. Avevo molta paura di quello che avrebbero potuto dirmi. Ha parlato solo mio padre, mentre mia madre è rimasta come suo solito indifferente. È stato una merda rivederli. Sono uguali a prima... Che cosa c'è? Cos'è quello sguardo? Non starai provando pena per me? "
Ashton lo guardò negli occhi.
"Come posso non provare pena per te dopo un discorso del genere?"
Mason rise.
"Tuo padre, mi sembra in gamba. L'ho aiutato poco fa anche perché ho notato che come te è una persona buona. Non riesco proprio a capire come possiate litigare ora che siete insieme."
Ashton strinse i denti.
"Continueresti ad elogiarlo se ti dicessi che il problema è che lui non ti vuole con noi? Anche se gli hai salvato la vita?"
Mason rimase un istante in silenzio.
"Lo capisco, lui vuole tenervi al sicuro. Effettivamente io rappresento un possibile pericolo per voi..."
"Ma tu non sei un pericolo! Gliel'ho detto ma non vuole capire. Lui ha detto che se ne vuole andare senza di te, ma io ti ho promesso che non ti abbandonerò e non lo farò, puoi stare tranquillo."
Mason sorrise: "Grazie Ash."
Ashton sorrise a sua volta.
"Ora però si è fatto tardi, faresti meglio a dormire."
"Lo stesso vale per te."
"D'accordo."
Mason si allontanò in cerca di un posto dove dormire.
Ashton ripensò alla sua famiglia e in particolare ad Abraham ed Adrian, di cui non avevano notizie. Poi gli tornò in mente il suo primo giorno di scuola, quando sua madre lo aveva accompagnato fino alla sua classe tenendolo per mano e poi lo aveva salutato con il sorriso. Quel sorriso fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi.
Alle prime luci dell'alba si svegliò per colpa di un incubo. Si guardò intorno per controllare che tutti stessero bene e che non ci fossero zombie nelle vicinanze. Dopo poco notò un pezzo di carta nella tasca dei suoi pantaloni. Lo tirò fuori e lo lesse:
'Ash, grazie per avermi salvato. Tu mi hai fatto una promessa, che non mi avresti abbandonato e infatti non lo stai facendo, lo sto facendo io.
So che ti arrabbierai, ma ora non importa. Tu e tuo padre siete molto legati, l'ho capito subito e non posso accettare di essere io la causa di una vostra separazione. Io me ne devo andare, è giusto così. Ho preso un'auto che ho trovato nel parcheggio. Tornerò a casa, dalla mia Isabelle. Ti ringrazio per avermi salvato oggi e ti chiedo scusa per tutti i problemi che ti ho causato. Un giorno ci rivedremo, ne sono sicuro, ma ora devo proprio andare,
Addio.'~Mason
Ashton richiuse il biglietto e lo accartocciò nella tasca.
Era diventato improvvisamente triste.
STAI LEGGENDO
INFECTED BLOOD
ActionNella città di Aspen in Colorado vivono 5 fratelli di diversa età che trascorrono le giornate normalmente. Un giorno però tutto cambia... Arriva l'apocalisse e il loro obiettivo diventa sopravvivere... ci riusciranno? Storia del tutto inventata da m...