35 - Andare o restare

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Quando Adrian riaprì gli occhi realizzò cosa aveva appena fatto. In pochi secondi si staccò da lui e divenne rosso in volto. Dylan era rimasto impassibile. Aveva uno sguardo perso.
"Scusa io..."
Adrian non riuscì a dire nient'altro.
Dylan rispose dopo qualche secondo.
"Questo sì che era inaspettato."
Fece un sorrisino, ma Adrian non lo guardò in faccia.
"Vedi è che..."
Adrian lo zittì.
"Non dire nulla. Per favore ti chiedo scusa ma non dire nulla. Non so cosa mi sia preso."
Dylan aggrottò le sopracciglia confuso.
"Beh questa mi sembra una dichiarazione a tutti gli effetti."
Adrian aveva il respiro affannoso.
"No era uno scherzo, io in realtà..."
Dylan ridacchiò.
"Adrian! Dylan! Smettetela di fare i piccioncini! Muovetevi che si è fatto buio!"
Jess lo disse ad alta voce, senza urlare per evitare di attirare zombie.
"Arriviamo."
Adrian scese di fretta e furia. Dylan lo seguì mantenendo un'espressione alquanto confusa.
"Che è successo? Che sono quelle facce?"
"Niente."
Adrian le camminò a fianco velocemente. Jess diede qualche gomitata ad Adrian.
"Cos'hai combinato? Perché Adrian ha quella faccia? Non dirmi che glielo hai uscito."
Dylan sorrise.
"Gelosa vero?"
Jess sbuffò e si allontanò seguendo Adrian.
Dylan li raggiunse dopo poco.
"Ah siete qui. Adrian te l'ho detto che..."
"Lo so. Sta zitto una buona volta."
Adrian gli passò a fianco senza nemmeno guardarlo in faccia ed entrò velocemente nel camper.
Ashton rimase stupito dal suo comportamento.
"Ma che cosa è successo?"
Jess alzò le spalle.
"Non guardare me. È stato Dylan."
Shelby e Ben osservavano la scena da dentro una delle tende.
"Credi che dovremmo andare?"
Shelby sembrava preoccupata.
"No, se la caveranno. Ash sa il fatto suo."
Quelle parole bastarono per convincerla e così si sdraiò assieme a lui.
"Sono contenta di essere insieme a loro. Sono forti e ogni giorno riescono a procuraci il cibo."
Ben annuì accarezzandole dolcemente i capelli.
"Sai al dire il vero non mi importa di chi abbiamo intorno. Finché siamo insieme io sono contento."
Shelby rise.
"Quanto sei romantico Ben, quasi non ti riconosco."
Ben sorrise e si mise a fissare in alto in silenzio.
"A che pensi?"
"Penso a quando li abbiamo incontrati. Sembravano davvero esausti. Dylan che non riusciva a stare in piedi e Fabian senza il braccio che perdeva conoscenza in continuazione."
Shelby gli strinse il braccio.
"Quel periodo è finito Ben. Adesso ci stiamo riprendendo e presto ritorneremo alla vita normale."
Ben continuò ad accarezzarla.
"Spero tu abbia ragione."
I due si addormentarono in quella posizione, stesi l'uno accanto all'altra.
Di guardia durante la notte rimasero Ashton e Fabian.
"Mi dispiace Fabian. Stanotte toccava ad Adrian stare di guardia, ma non sembra intenzionato a voler uscire dal camper. Non so che gli sia preso."
Fabian gli mise il suo unico braccio rimasto attorno al collo.
"Ah in queste settimane si è sentito spesso giù di morale, dev'essere scoppiato. Alla sua età è normale."
Ashton osservò il suo braccialetto rosso pensieroso.
"Se solo papà fosse qui. O anche Abby. Loro saprebbero cosa fare."
Fabian spostò il braccio e infilò la mano nella tasca alla ricerca di qualcosa.
"Ash smettila di dire così. Stai facendo un ottimo lavoro con Adrian. È solo un periodo difficile per tutti. Tu tieni duro e non mollare."
Finalmente tirò fuori dalla tasca la sua biglia di vetro e iniziò a passarsela tra le dita.
"Scusa sono così immerso nei miei problemi che non ti ho chiesto come stai."
Fabian lo guardò stupito.
"Me l'hai già chiesto oggi in realtà. Il braccio sta migliorando."
Ashton scosse il capo.
"Non mi riferisco a quello. Parlo di Gwenda."
Fabian si fece cupo in volto e per un attimo smise di giocare con la biglia di vetro.
"Mi manca tanto. Lei mi ha visto quando sono stato morso, penserà che sono morto ora. Ho paura che questo la possa scoraggiare."
Ashton appoggiò il sedere contro il cofano del camper. Tutti a quell'ora stavano già dormendo.
"Gwenda non è il tipo da scoraggiarsi. Quando si è trovata difronte Isaac che le puntava il fucile è riuscita a mantenere la calma, figurati se non lo farà ora."
Fabian sorrise.
Ashton osservò la biglia nella sua mano.
"Fabian è da un po' che volevo chiedertelo."
Fabian si mise in attento ascolto.
"È dalla prima sera che ti ho conosciuto che quando stai di guardia usi quella biglia di vetro. Ha qualche significato particolare o è un semplice anti-stress?"
Seguì un breve silenzio che portò Ashton a domandarsi se fosse stato troppo indiscreto.
"Era la biglia di Cameron, mio figlio."
Ashton non seppe cosa dire. Sapeva che Fabian aveva avuto un figlio, ma lui non ne parlava mai.
"Lui la adorava. Fu la prima cosa che toccò da neonato."
Ashton sorrise.
"Doveva essere proprio adorabile."
Fabian rise.
"Lo era. Era il più bel bambino di sempre. Però purtroppo questo mondo se l'è portato via troppo presto."
Una lacrima bagnò il suo viso.
"Sai Ash non te l'ho mai raccontato ma vedi, quando Cameron aveva 5 anni, scoprimmo che era malato. Aveva la leucemia."
Ashton rimase senza parole.
"La notizia ci distrusse a tal punto che perdemmo entrambi la testa. Ricoprivamo Cameron di attenzioni ed eravamo ostinati a fargli vivere i migliori ultimi suoi anni di vita. Spendemmo tantissimi soldi per farlo viaggiare e per comprargli tutto quello che voleva. Poche settimane dopo il suo nono compleanno morì. Io e Gwenda eravamo persi. Eravamo morti anche noi."
Ashton notò che Fabian aveva riacquistato una certa lucidità nonostante la pesantezza di quel racconto.
"Andare avanti sembrava impossibile, specialmente insieme. Lei prendeva antidepressivi in continuazione e certe volte esagerava e così le partiva la testa. Io iniziai a bere. Eravamo distrutti. Un giorno però lei riuscì a rialzarsi da quello schifo e provò ad aiutarmi. Con me fu tutto inutile però. Io non riuscivo davvero a vedere la luce infondo al tunnel. Alla fine lei giustamente si stancò e mi disse che era stanca e che voleva ricominciare... senza di me."
Ashton stava in completo silenzio e con la coda dell'occhio guardava Fabian per capire cosa provasse mentre gli raccontava tutto quello.
"Io però l'ho convinta a restare con me. Le ho detto che Cameron avrebbe voluto questo da noi. La verità è che sono stato uno stronzo perché ho costretto mia moglie a restare con me quando io la trattavo di merda e stavo sempre fuori casa ad ubriacarmi."
Ashton lo abbracciò. Fabian pianse qualche lacrima.
"Poi però ho trovato un lavoro e mi sono ripulito. Però ormai era tardi e Gwenda l'avevo persa già da parecchi anni."
Ashton si era commosso da quel racconto. Sapeva cosa significasse perdere una persona a cui si vuole molto bene, ma non poteva ancora comprendere la sofferenza della morte di un figlio.
"Ora mi chiedo solo se lei mi odi ancora per questo."
Ashton lo guardò in faccia.
"Non dire così Fabian! Lei non ti odia."
Fabian scosse la testa.
"Lei me lo ha detto in macchina poco prima dell'incidente. Ha detto che sarebbe dovuta andarsene"
Ashton lo strinse più forte.
"Aveva ragione lei. Se l'amassi davvero dovrei lasciarle vivere la sua vita felice e non costringerla a stare con uno come me."
Ashton gli diede uno schiaffo leggero.
"Adesso smettila Fabian. Torna in te! Hai dovuto affrontare un trauma terribile. Nessuno avrebbe avuto la forza di andare avanti. Adesso però le cose sono cambiate. Questo è per tutti un nuovo inizio, anche per te e Gwenda. L'unica cosa su cui devi concentrarti ora è ritrovarla."
Fabian gli sorrise e si asciugò le lacrime.
"Scusa Ash, hai ragione. Non dovevo farmi prendere dai miei sentimenti. Ora non desidero altro che ritrovare lei e tutti gli altri."
Strinse la biglia di vetro nella mano.
"Questo è lo spirito giusto."
Fabian rimase con un mezzo sorriso stampato sulla faccia.
"Secondo me è innamorato."
Ashton lo guardò confuso.
"Come?"
"Dico di Adrian. Secondo me è innamorato."
Ashton ci rifletté su.
"E di chi?"
"Ah questo non lo so. Forse Dylan l'ha scoperto ed è per questo che lui è così a disagio."
Ashton ritornò in sé.
"Forse hai ragione. Appena avrò tempo gli parlerò."
Fabian annuì.
La notte passò velocemente. Ashton e Fabian so fecero dare il cambio da Shelby e Ben alle prime luci dell'alba. Alla mattina erano tutti svegli a fare colazione con della frutta secca. Tutti tranne Adrian.
"Non è successo nulla di speciale. Si sente solo lontano dalla sua famiglia e mi ha detto che sta male. Tutto qui. Non impicciarti curiosona!"
Jess fece a Dylan il dito medio.
Shelby rise e Ben gli diede una spintarella col sedere.
"Che fai? La mia era solidarietà femminile."
Ben la guardò sorridendo.
"E la mia solidarietà maschile."
Ben e Dylan si batterono il pugno.
"Che idioti."
"Già."
Nel frattempo Ashton era entrato nel camper per vedere come stesse Adrian.
"Hey Adrian sei sveglio?"
"Vattene, esco tra un attimo."
Ashton si sedette infondo al materasso dove dormiva rannicchiato.
"Vuoi dirmi che ti prende?"
Adrian non rispose.
"È per lo zombie di ieri?"
Adrian finalmente si alzò.
"Non mi hai sentito? Esco tra un attimo!"
Adrian riaffondò la faccia nel cuscino.
Ashton non era soddisfatto di quella risposta.
Attese qualche secondo e poi riprese a parlare.
"Io ti voglio bene Adrian, ma ultimamente non ti capisco più. Sei sempre infastidito da me, cosa ti ho fatto?"
Adrian si girò e lo guardò negli occhi.
"Smettila di fare la vittima. Hai visto in che situazione ci troviamo? Mi mancano Abby e Alex, loro mi capiscono davvero. Loro non mi hanno mai voltato le spalle."
Ashton sorrise.
"Si tratta di questo quindi?"
Adrian non rispose.
"Non l'ho fatto a cuor leggero. Ho passato due anni a cercare lavori per aiutare il papà. Ho rischiato più volte la bocciatura perché non andavo a scuola. Lavoravo sempre. Non trovavo il tempo di dedicarmi allo studio. Vi ho mentito spesso. La mattina mi alzavo e dicevo che andavo a scuola e invece mi facevo il culo per poter essere d'aiuto alla mamma. Sono stati due anni tremendi. Ho pensato che forse morire sarebbe stato meglio. Ma poi riflettevo sul motivo per cui mi stavo facendo in quattro e stringevo i denti. Non te l'ho detto però andavo dallo psicologo della scuola e lui mi ha detto di andare da uno psichiatra. L'ho fatto."
Ashton riprese fiato. La sua voce tremava. Adrian era zitto con gli occhi fissi su di lui.
"Mi ha diagnosticato la depressione e mi ha consigliato dei farmaci da prendere. I soldi però non bastavano così lo psichiatra mi è venuto incontro. Ogni mattina mi svegliavo, prendevo una pastiglia e incominciavo la mia giornata come se tutto fosse a posto. Quando la mamma è morta mi è crollato il mondo addosso. Sapevo che sarebbe potuto succedere, ma non volevo crederlo. Così alla fine quando zia Nora mi ha offerto di andare da lei per studiare a Denver ho accettato subito. Volevo cambiare aria e staccarmi da quella realtà. Mi dispiace avervi abbandonati ma non era questa la mia intenzione. Volevo lavorare su me stesso e tornare ad essere una persona sana."
Adrian era sconvolto.
"Perché non l'hai detto prima?"
Ashton rise. Poi tornò alla sua espressione rattristita.
"Dirlo avrebbe peggiorato le cose. Chi stava davvero male era la mamma e papà aveva già fin troppe cose a cui pensare."
"Perché dirmelo ora?"
"Non lo so. Credo sia il momento giusto di farlo. Le parole di un amico mi hanno ispirato."
Adrian rimase in silenzio nell'attesa di trovare le parole giuste da dire.
Ashton divenne d'un tratto bianco in volto. Si vergognò di aver detto quelle cose. Non l'aveva mai raccontato a nessuno. Si sentì vulnerabile.
"Adesso usciamo dai, gli altri ci aspettano."
Ashton si alzò ed uscì dal camper.
Adrian rimase a guardarsi intorno ripensando alle parole del fratello. Era incredulo.
Nel frattempo Jess si stava legando i capelli e si prendeva gioco di Dylan, intento a ricaricare il fucile.
"Ash, cos'è quella faccia? Che ha detto Adrian?"
"Dovrebbe arrivare tra poco. Credo che gli manchino Abby e Alex."
Jess annuì.
Dylan si morse il labbro pensieroso.
"Tu Dylan ne sai qualcosa? Ieri siete stati insieme tutto il giorno. È successo qualcosa?"
Dylan ridacchiò imbarazzato.
"Abbiamo solo parlato."
Jess e Ashton si guardarono confusi.
"E quindi?"
Dylan si mise una mano dietro la testa.
"Cioè intendo dire che non è successo niente di grave. È solo un periodo no, anche io ne ho tanti."
Jess lo fissò curiosa.
"Tutto a posto? Sei più coglione del solito oggi."
Dylan rise.
Ashton gli mise una mano sulla spalla.
"Se mi dici che si tratta solo di questo sono contento. Avevo paura che gli fosse successo qualcosa di grave."
Dylan scosse la testa.
"Puoi stare tranquillo. Piuttosto, viene con noi Adrian?"
Ashton alzò le spalle.
In quell'istante Adrian uscì dal camper.
Tutti si girarono a guardarlo.
Adrian divenne rosso.
"Che fate lì impalati? Andiamo?"
Jess sorrise.
"Aspettavamo lei a partire, principino."
Adrian le fece il dito medio e si avvicinò a loro.
"Tieni."
Dylan gli passò un fucile. Adrian lo prese senza guardarlo in faccia e andò verso Ben.
Ashton se ne accorse ma non disse nulla.
"Allora siamo pronti?"
Dylan e Jess annuirono.
"Ciao amore, fa attenzione mi raccomando."
Shelby diede una bacio a Ben.
"Non preoccuparti. Ci vediamo più tardi."
Adrian prese Ben per il braccio e si incamminò con lui.
Fabian li salutò scuotendo il suo unico braccio.
"State attenti!"
Il gruppo formato da Ben e Adrian in prima linea seguiti da Ashton, Jess e Dylan si diresse verso la strada principale. Camminarono per diversi minuti e ogni volta che Dylan apriva bocca Adrian si allontanava o si guardava intorno per evitare di incrociare il suo sguardo. Ashton aveva intuito che qualcosa non andasse ma per il momento non fece nulla.
Dopo una ventina di minuti il gruppo arrivò finalmente al margine della strada. Rimasero nascosti in due cespugli su un tratto di terreno in pendenza.
"State attenti a non cadere."
Ashton lo sussurrò.
"Ne vedo una decina."
Ben teneva un binocolo tra le mani.
"Merda, come facciamo?"
Jess stringeva nella mano un coltello.
"Appena sono distratti corriamo dall'altro lato."
Adrian era seduto accanto a Dylan. Aveva il respiro affannoso ed era a disagio.
"Adrian, va tutto bene?"
Dylan glielo sussurrò. Adrian non rispose.
"È tutto il giorno che mi eviti. Possiamo parlare?"
Adrian girò lo sguardo da un'altra parte.
"Ben, passami il binocolo."
Ashton lo puntò alla sua destra.
"Cos'hai visto?"
Ashton rimase in silenzio per qualche istante.
"È un cartello. Ma è strano, sembra che l'abbia messo lì qualcuno."
Jess si agitò.
"Dici che sono stati Abby e gli altri?"
Ashton attese qualche secondo per rispondere.
"Non saprei, c'è sopra il simbolo di un cavallo. Non so cosa potrebbe significare."
Intanto Adrian continuava a dare le spalle a Dylan.
"Andiamo Adrian, non mi hai lasciato parlare ieri sera."
Dylan lo prese per il braccio. Adrian lo strattonò via e si tenne al terreno per non perdere l'equilibrio. Tuttavia la presa non era ben salda e così sbilanciò e scivolò all'indietro.
Rotolò per qualche metro e poi sbatté contro il tronco di un albero.
"Adrian!"
Tutti si girarono a guardarlo.
"Merda Adrian!"
"Stai bene?"
Gli zombie nel frattempo erano stati attirati dal frastuono.
Ben strappò il binocolo dalle mani di Ashton e lo puntò sulla strada.
"Arrivano! Cazzo!"
Dylan scese in soccorso di Adrian.
Jess, Ashton e Ben si fecero forza ed uscirono dai cespugli impugnando le loro armi.
Il branco era a pochi metri da loro e avanzavano con passo insistente.
I tre avevano uno sguardo carico di terrore.
"Non ce la faremo mai! Dobbiamo andarcene."
Si sentì uno sparo. Ashton si voltò e vide che Dylan aveva colpito uno zombie che l'aveva raggiunto dal lato del bosco.
"Siamo in trappola! Dobbiamo combattere!"
Ashton strinse l'ascia che teneva in mano e la conficcò nel cranio dello zombie davanti a lui.
Jess, nel panico, si scagliò con violenza contro il secondo zombie pugnalandolo alla gola. Quello però non morì e lei lo spinse via con un calcio.
Ashton nel frattempo trovò il tempo di estrarre l'ascia dal morto.
Ben cercò di aiutare Jess che era rimasta disarmata. Dylan e Adrian risalirono il terreno in pendenza e sbucarono sulla strada. Non ebbero tempo di imbracciare il fucile perché lo zombie aveva già raggiunto Ben e Jess.
"Jess dietro di te!"
Jess si voltò e lo zombie le era a un centimetro dalla faccia.
Gli mise le mani sulle spalle e lottò per levarselo di dosso.
"Aaaaah!"
La testa dello zombie venne brutalmente divisa in due metà perfette.
"Alzati ragazza!"
Jess afferrò la mano della sconosciuta che l'aveva salvata incredula.
Si rialzò e si accorse che la sua salvatrice impugnava nella mano destra una spada.
Ben prese Jess per il braccio e si diresse verso Dylan e Adrian.
Ashton notò la ragazza e perse la concentrazione.
Uno zombie lo afferrò per il braccio, ma lui lo spinse via con l'ascia. La sconosciuta prese la rincorsa e affondò la lama della spada nella fronte di quel mostro.
"Andiamocene!"
La ragazza prese Ashton per la mano e corse verso gli altri. Gli zombie continuavano ad avanzare verso di loro.
"Veloci, seguitemi!"
Si mise alla testa del gruppo e fece segno agli altri di correre.
Tutti corsero dietro di lei. Ashton si avvicinò ad Adrian e con un briciolo di voce farfugliò alcune parole.
"Stai bene?"
Adrian disse un timido "sì"  e continuò a correre. La ragazza raggiunse finalmente.
La ragazza scese dalla strada dal lato opposto dal quale erano arrivati Ashton e gli altri.
"Dove stiamo andando?"
"In un posto sicuro."
Continuarono a correre per circa due minuti. Ad un certo punto sia Adrian che Jess si fermarono.
"Non... ce... la faccio più."
Fu allora che anche la ragazza smise di correre.
"D'accordo allora fermiamoci qua. Riprendiamo fiato e poi ripartiremo."
Tutti avevano il fiatone e respiravano a fatica.
Ben si sedette insieme a Dylan. Adrian si buttò a terra e Jess fece lo stesso. Ashton rimase in piedi come la ragazza.
Questa era alta, magra, con la pelle molto chiara. Indossava un top nero succinto e dei pantaloncini di jeans corti che le coprivano a malapena il sedere. I suoi capelli erano castano chiaro ed erano legati in una coda. Aveva con sé uno zainetto e nella mano destra brandiva una spada.
"Si può sapere... da quale sorta di universo sei uscita tu?"
Jess lo disse con l'ultimo filo di voce che le era rimasta.
La ragazza rise.
"Sei simpatica, mi piaci."
Tutti la guardarono incantati.
Lei ne rimase divertita.
"Lasciate che mi presenti, mi chiamo Hope."

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