18 - Estranei

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Ashton aveva la faccia di uno a cui è appena stato sputato addosso.
Adrian non lo guardava più in faccia.
"Perché non ce lo hai detto? Avrei potuto aiutarlo! Lui mi ha sempre ascoltato!"
Adrian sbuffò infastidito.
"Certo perché tu sei quello che è in grado di salvare le persone. Da quando scusa? Te ne sei andato ancora prima di lui quando avevamo più bisogno di te, soprattutto Abby! Non sai quanto ha pianto. Io l'ho sentita. E quando Abraham ha cominciato a fare il coglione è crollata. Non sai l'angoscia che abbiamo provato ad aspettare settimane intere la chiamata che ci avrebbe detto in che carcere era finito Abraham. L'ultima volta è stato orribile. Quando siamo andati a trovarlo era ridotto di merda, non l'avevo mai visto così. Non si reggeva nemmeno in piedi. A casa papà e lui hanno litigato per ore e ore e alla fine una settimana fa ha deciso di andarsene."
Ashton era rimasto senza parole ascoltando il fratello, ma era ancora arrabbiato.
"Capisco che sia stata dura, ma è pur sempre tuo fratello! Potevi aiutarlo!"
Adrian a quel punto si decise a guardare in faccia Ashton.
"Hai sentito quello che ho detto? Io speravo che non tornasse più. Io non sono solo il fratello di Abraham, ma anche di Abby, Alex e anche il figlio di nostro padre. Loro sono le persone che non mi hanno mai tradito ed è a loro che ho pensato quando ho deciso di non dire niente a nessuno. Abbiamo già sofferto abbastanza. Non credi? "
Ashton si sentì il cuore in gola.
"Non posso credere che tu sia serio. Prima il pugno che mi hai dato, poi il tuo tentativo di fare del male a quel vecchio che ora sta aiutando papà e adesso questa. Non ti riconosco più."
Adrian si alzò.
"Forse perché anche tu ci hai abbandonato. Ecco perché non mi riconosci più."
E dicendo queste parole andò verso suo padre.
Ashton rimase fermo a fissare il vuoto.
Non era ancora riuscito a realizzare quello che stesse accadendo intorno a lui. Era preoccupato per suo padre e allo stesso tempo era arrabbiato con Adrian per non avergli detto prima di Abraham.
Era seduto in un angolo del negozietto tutto solo a riflettere.
Ripensò a quando decise di trasferirsi e sbuffò.
"Non è stato facile nemmeno per me..."

2 anni prima
Ashton era in camera sua, sdraiato sul letto. Aveva gli auricolari e fissava in silenzio il soffitto.
Sul viso aveva un'espressione seria.
Intorno a lui tutto taceva. Ashton sospirò.
"Scusa..."
D'un tratto sopra la sua testa comparve la faccia di Abraham.
Ashton si tolse gli auricolari.
"Volevi spaventarmi?"
Abraham lo guardò incuriosito.
"Scusa di cosa?"
Ashton non rispose.
Abraham si sedette sul suo letto.
"Hai intenzione di rimanere in silenzio ancora per molto?"
Ashton strinse i pugni e si decise a parlare.
"Abraham... volevo parlarne prima con te. In questi giorni sto cercando una buona università a cui possa iscrivermi, ma le uniche che ho trovato sono a Denver..."
Abraham annuì in silenzio.
"Ne ho già parlato con la zia e mi ha detto che lei e lo zio possono tranquillamente ospitarmi per tutto il tempo che voglio."
Abraham smise di annuire. Spostò il suo sguardo sul braccialetto rosa che teneva legato al polso.
"Quindi ho deciso che mi trasferirò là, così da poter cominciare l'università al più presto."
Abraham si rialzò dal letto e si avvicinò alla finestra.
"Quando parti?"
Ashton era un po' pallido.
"Tra un mese..."
"Va bene."
Ashton ne fu sorpreso.
"Ovviamente vi verrò a trovare spesso."
Abraham si voltò di spalle e non guardò più Ashton in faccia.
"Certo."
Ashton sentiva una certa tensione.
"Abraham, sei sicuro che vada tutto bene?"
Abraham annuì e in fretta uscì dalla camera.
Ashton si alzò a sua volta dal letto ma lo fece solo per chiudere la porta. Si rimise gli auricolari e alzò il volume al massimo. Poi, si gettò sul letto e tornò a fissare il soffitto.

Nel presente
I pensieri di Ashton vennero interrotti da Hannah.
"Hey..."
Hannah si sedette accanto a lui.
"Hey, come stai?"
Ashton si grattò la fronte ed era alquanto devastato da tutto quanto.
"Diciamo che potrei stare meglio."
Hannah appoggiò la sua testa sulla spalla di Ashton. Entrambi arrossirono.
"Vedrai tuo padre si riprenderà."
"Lo spero."
Nel frattempo dall'altro lato del negozio Isaac aveva finiti di pulire la ferita e ora stava passando la garza per rimuovere il sangue seccatosi intorno.
Fabian, Abigail, Gwenda e Adrian gli stavano intorno.
Adrian era nervoso per aver litigato con Ashton mentre Abigail era felice perché finalmente Arnold aveva assunto un colorito migliore.
"La ferita è abbastanza profonda. Dovremmo metterci dei punti, un cerotto non basterà."
Fabian ascoltava e nel frattempo gli passava gli strumenti che gli servivano.
"Nel kit dovrei avere un ago e del filo, passamelo."
Fabian lo fece.
Isaac lo prese e lo disinfettò.
"Voi venite da Glenwood Springs, giusto? Avete sentito anche voi quelle esplosioni di prima?"
Gwenda e Fabian si scambiarono uno sguardo di intesa.
Gwenda prese poi la parola.
"Sì... in realtà è proprio per quello che siamo di fretta. A quanto pare i militari stanno bombardando la zona di Aspen in questo momento... è da qualche giorno che non abbiamo più notizie su quello che sta accadendo."
Isaac prima di operare Arnold li guardò perplessi.
"Stanno bombardando la zona? E dove state andando?"
"Siamo diretti verso Denver... speriamo di poter trovare qualcuno che possa aiutarci lì."
Isaac iniziò a ricucire la ferita.
"Lo sapevo. Il mondo sta finendo."
Nessuno rispose.
"Adesso si sono messi pure a bombardarci."
Fabian guardava la ferita di Arnold mentre Isaac la ricuciva con cura.
"Isaac, tu sai cosa sta succedendo?"
Isaac rialzò la testa e guardò Fabian negli occhi.
"Sono circa due giorni che non ricevo alcuna notizia. La televisione non dà nessun segnale e lo stesso vale per la radio. Bene qui ho fatto. Nel giro di qualche settimana direi che potrebbe essere già guarita."
Abigail e Adrian si abbracciarono. Abigail poi si fece coraggio.
"Grazie mille per aver salvato mio padre!"
Abigail gli allungò la mano, Isaac la strinse.
"Figurati, sono felice di essere stato utile."
Adrian gli sorrise, anche se non riusciva a nascondere la rabbia provata poco prima.
"Scusami ragazzo se ti ho minacciato prima, ma non avrei mai premuto il grilletto, di questo puoi, starne certo. Non sono e non sarò mai un assassino! "
Adrian sentendo quelle parole si sentì sollevato.
"Cosa hai intenzione di fare ora Isaac?"
"Credo che resterò qui con Kevin."
Gwenda e Fabian si scambiarono sguardi decisi e si capirono immediatamente.
"Puoi venire con noi Isaac. E anche Kevin naturalmente. Ci potremo dare una mano a vicenda per sfuggire da questa situazione. Che dici?"
Isaac divenne d'un tratto cupo in volto.
"Non posso andarmene da qui."
"Perché?" - Fabian lo disse senza nemmeno pensarci.
"Perché è qui che mi hanno detto che sarebbero venuti."
Le parole di Isaac sembravano gelide e inquietanti.
Abigail e Adrian si guardarono negli occhi quasi spaventati.
"Di chi stai parlando?"
"Parlo dei genitori di Kevin. Mia figlia e suo marito."
"Capisco. Se saranno qui tra poco possiamo aspettarli con voi, così ripartiremo tutti insieme. Non è più sicuro starsene soli."
Con queste parole Fabian mostrò il suo sorriso perfetto.
"Non preoccupatevi. Andate voi."
Fabian era una persona insistente e non poteva accettare un rifiuto.
"No, davvero! Le provviste per qualche giorno ce le abbiamo. Dove sono ora?"
Isaac divenne sempre più turbato e smise di rispondere.
"Qualcosa non va? Isaac, mi hai sentito?"
Isaac aveva gli occhi colmi d'odio e di rabbia.
"Sì ti ho sentito."
Fabian lo guardò perplesso. L'espressione di Isaac gli mise paura.
"Sono pariti da Aspen circa cinque giorni fa. Saranno qui a breve."
La pelle di Isaac divenne di un colorito più intenso. Tutti lo guardarono senza parola.
"Ho capito..."
D'un tratto arrivò Kevin che prese per un lembo della maglietta il nonno e lo spinse a giocare con lui.
L'espressione intensa di Isaac sparì e diventò un sorriso innocente. Prese Kevin per la mano e si diresse verso la porta dalla quale era arrivato.
"Vi lascio un paio d'ore per riposarvi, dopo però dovrete andarvene."
Con queste parole richiude con forza la porta alle sue spalle, trascinando con sé il piccolo Kevin.
Ashton e Hannah si rizzarono in piedi come svegliati da un sonno profondo. Si diressero verso Abigail assieme ad Alexander.
"Cosa succede?"
Fabian strinse i pugni.
"Ho chiesto ad Isaac se volesse unirsi a noi, ma ha detto che non può perché sta aspettando che arrivino i genitori di Kevin. Loro sono partiti da Aspen cinque giorni fa."
Hannah con una certa ingenuità domandò:
"Cinque giorni? Come fanno a non essere già arrivati?"
Ashton mise una mano sulla spalla di Hannah.
"È proprio questo il punto. Se non sono ancora arrivati significa che probabilmente non lo faranno proprio."
Hannah divenne ancora più confusa.
Abigail se ne accorse.
"Forse hanno trovato anche loro degli zombie sulla loro strada."
"Ma a quel punto non avrebbe lo stesso senso, non trovi? Oggi è il terzo giorno da quando tutto ha avuto inizio. Cinque giorni fa non c'erano questi mostri."
Adrian intervenne.
"Non possiamo saperlo. Forse erano in città da più tempo di quanto noi credessimo."
Fabian si inserì nel dibattito.
"A quel punto sarebbe già scoppiato il caos. Deve esserci stata qualche sfortunata coincidenza. Non ha senso scervellarsi troppo, non sapremo mai la verità."
Ashton er ancora dubbioso.
"Però riflettendoci, ci sono ancora un paio di cose che non mi tornano. Non abbiamo avuto nessun messaggio preventivo sull'arrivo di questi zombie e mi pare parecchio strano che sia incominciata questa specie di pandemia proprio nella nostra città. Per di più quando due giorni fa sono uscito per portare Alex a prendere un gelato, abbiamo trovato molto traffico e abbiamo incontrato Mason. Però è stata l'unica volta in cui abbiamo trovato così tante auto. Quando siamo stati da 'Harvey' e quando abbiamo deciso di fuggire da Aspen non abbiamo visto macchine lungo la strada. Se quelle persone stavano scappando com'è possibile che non le abbiamo mai incrociate?"
L'atmosfera si fece sempre più carica di tensione.
Gwenda scuoteva il capo fissando il pavimento e d'un tratto un brivido le salì lungo la schiena.
"Io e Fabian abbiamo avuto notizie della situazione fino a ieri mattina quando improvvisamente il televisore ha smesso di funzionare. Pensavo fosse un problema dell'antenna, ma adesso Isaac ha detto che anche a lui è successo qualcosa di simile."
Fabian lanciò un'occhiataccia a Gwenda. Dominique se ne accorse e rimase piuttosto confusa.
Ad Ashton tornò in mente un'altra cosa.
"Ora che ci penso in realtà , mentre ritornavamo al Petrol Aspen Inc, abbiamo trovato delle auto ma erano tutte vuote. Pensavo che le persone fossero scappate a piedi, ma forse mi sbagliavo."
Ad Hannah e Adrian venne la pelle d'oca. Si guardarono tutti negli occhi scambiandosi sguardi spaventati in cerca di una risposta. Abigail cominciava a provare vera paura.
"Che sta succedendo?"
Una voce alle sue spalle ruppe il silenzio.
Era Arnold.

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