15 - Aspen torneremo

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Il sole era da poco tramontato e la notte stava arrivando.
Le due auto avevano fatto sosta a Glenwood Springs per passare la notte e riposarsi. Avevano trovato un ampio parcheggio completamente deserto e si erano fermati lì.
Avevano raccolto alcune coperte e le avevano distese a terra con l'intento di dormirci sopra.
Arnold sedeva nei sedili posteriori del suo pick up. Soffriva molto per la ferita, ma cercava di non farlo vedere ai suoi figli continuando ad insistere che si trattasse solo di un graffietto. Era rimasto sul pick up con la scusa di non voler lasciare incustodita la sua auto, ma in realtà non voleva stare all'aperto. La temperatura era nella media, ma le condizioni di Arnold gli facevano sentire il freddo maggiormente rispetto agli altri.
Sull'altra auto era rimasto Dylan con la caviglia ancora slogata. Per terra erano distese vicine Abigail, Jess, Hannah e Kylie. Più distanti da loro c'erano Adrian, Alexander e Dominique. Ashton era rimasto di guardia assieme a Fabian e Gwenda.
"Sembra proprio essere la fine, giusto Ash?"
Ashton guardava il suo braccialetto rosso pensieroso.
"Tu credi?"
Fabian tirò fuori dalla tasca una biglia di vetro e se la passò delicatamente tra le dita.
"Non credo. Sai io mi sono sempre immaginato la fine come qualcosa di improvviso e immediato. Un'esplosione nucleare, l'impatto della terra contro un asteroide, un'inondazione. Insomma qualcosa di epocale."
Gwenda, che a differenza di Fabian ed Ashton sedeva a terra avvolta in una copertina, ridacchiò.
"Sei molto tragico Fabian. Io non ho mai pensato alla fine. Più che altro non credevo di riuscire a vederla con i miei occhi."
Fabian cominciò a lanciarsi la biglia da una mano all'altra facendo attenzione a non farla cadere.
"Nessuno lo pensa mai. La fine è qualcosa di inaspettato, così deve essere. Qualcosa di imprevedibile. Come un film."
Ashton alzò lo sguardo verso il cielo.
"Fabian, che lavoro fai?"
Fabian sorrise stranito.
"Perché me lo chiedi?"
"Non te l'avevo ancora chiesto."
"Faccio la guardia forestale."
Ashton sorrise.
"Hai dimestichezza con le armi, immaginavo che fossi un ufficiale."
Fabian si mise a ridere.
"Hai un buon intuito Ash... e anche dei buoni calci. Gli zombie che hai colpito non riuscivano nemmeno a rialzarsi."
Ashton divenne rosso in volto.
"Sono ancora troppo debole però. Stavo per morire per colpa di tre di quei mostri. Di questo passo non riuscirò mai a proteggere la mia famiglia. Ora come ora non posso permettermi di fallire."
Fabian mise una mano sulla spalla di Ashton.
"Ragazzo, tu sei giovane e in forma. La tua forza è notevole, sono sicuro che riuscirai a farti valere."
Ashton non sembrava convinto.
"Certo che tu Fabian i ragazzi proprio non li capisci, vero?"
Gwenda finalmente prese parola.
"Come? Perché? Che ho detto?"
"Invece di uscirtene con queste frasi motivazionali potresti aiutare Ash concretamente, non credi?"
Fabian rimase perplesso.
Gwenda rise ancora di più.
A quel punto Fabian capì cosa intendesse dire la moglie.
"Ash, se ti posso essere d'aiuto potrei insegnarti ad usare un'arma da fuoco."
Ashton lo guardò sorridendo.
"Ti ringrazio, Fabian."
Gwenda si alzò in piedi ridendo ancora. Si sgranchì per bene le gambe e si stiracchiò.
"Visto, non era difficile? Su forza Ash, vai a dormire ora. Oggi hai fatto fin troppo. Qui ci penso io, torna pure dai tuoi fratelli."
Ashton le sorrise.
"Grazie Gwenda, non esitare a chiamarmi se succede qualcosa."
Gwenda fece cenno di sì col capo.
Ashton si allontanò dalla coppia e prima di raggiungere i suoi fratelli li sentì discutere tra loro.
"È proprio un bravo ragazzo quell'Ash. Ti sei già affezionato tu, neh Fabian? "
"Ahah. Sì è un bravo ragazzo."
Ashton si voltò un'ultima volta prima di scomparire e li vide abbracciati con lo sguardo felice ma allo stesso tempo sofferente.

Nel piccolo accampamento di Abigail
"Appena hanno afferrato Brittany non ho capito più nulla. Ho urlato e sono rimasta ferma immobile confusa. Vi ho cercato con lo sguardo ma non vi ho trovate. Ho creduto foste scappate e non sapevo che fare. Ad un tratto Julie mi è passata vicino ed è inciampata facendomi cadere con lei. Dylan ci ha tirate su entrambe e ci ha portato con sé vicino all'entrata. Quando siamo arrivati lì abbiamo assistito a quei mostri mentre divoravano alcuni studenti e bidelli. Abbiamo cambiato strada e ci siamo imbattuti in un gruppetto di studenti del primo anno. Quelli ci hanno detto di seguirli e ci hanno condotti nella mensa, dove siamo rimasti fino a questa mattina."
Kylie raccontava la storia senza guardare le amiche negli occhi. Teneva lo sguardo fisso sulla coperta sotto di lei.
Abigail, Jess e Hannah si sentivano in colpa e ascoltandola intuirono quanto dovesse aver sofferto.
"Mi dispiace tantissimo, Kylie. Sono, stata io a portare Hannah e Jess con me. Sarei dovuta tornare e salvare pure te, ma non ho avuto coraggio."
Kylie finalmente alzò lo sguardo.
"Non preoccuparti, mi avete salvata ora, quindi è tutto a posto."
Hannah la strinse in un abbraccio.
Jess ed Abigail erano intenzionate ad unirsi a loro, ma sembravano piuttosto imbarazzate.
Hannah se ne accorse.
"Adesso però dovete riappacificarvi voi due."
Jess ed Abigail la guardarono confuse.
"Su, forza. Voi siete Jess ed Abby, non potete continuare così e soprattutto non ora. Dopo tutto quello che c'è successo. Voi siete ancora vive, domani potreste non esserlo più. Vi prego fate pace."
Abigail ascoltava Hannah con il cuore in gola. Le lacrime comparvero nei suoi occhi e cominciarono a bagnarle dolcemente il viso.
Jess la vide e ne provò pena.
"Tu la fai semplice Hannah, ma Abby ha lasciato morire mia madre ieri. Hai visto anche tu, no?"
Jess aveva ora gli occhi vuoti e non sembrava provare più emozioni.
Hannah rimase zitta mentre Kylie guardava confusa Abigail.
"Mi dispiace... mi dispiace Jess... ma io... non sapevo cosa fare... nemmeno volevo andare in città... cercare dei poliziotti a cui chiedere cosa fare mi sembrava stupido..."
"Quindi stai dicendo che mia madre se lo meritava?"
"No, Jess! Non potrei mai dire una cosa del genere! Lo sai che Rhonda era una seconda madre per me. Quando la mia è morta lei mi è stata vicino, me lo ricordo bene."
Le lacrime di Abigail cadevano copiose sul suo viso.
"Lo sai Jess! Non sapevo cosa fare! Avevo paura, non capivo più nulla. Mi dispiace Jess, ma non sapevo davvero come aiutarla! Tu non sai quanto io mi senta in colpa! Tua madre è morta perché non ho avuto coraggio. Per di più oggi ho ucciso anche un cagnolino con la pistola! Non so cosa mi sia preso! Sto impazzendo, non capisco più nulla! "
Jess si zittì. Ci fu un minuto di silenzio spezzato dai singhiozzi di Abigail e dalle risate di Gwenda in lontanza.
"Mia mamma diceva sempre che quando si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura. Oggi tu ci hai salvato uccidendo quel cane. Lo so che non volevi uccidere mia madre, ma non hai fatto nulla per evitarlo."
Jess cominciò a piangere a sua volta.
"Ti chiedo scusa Abby, perché mi sono accanita su di te solamente perché non riesco ad accettare che mia madre sia morta. In realtà la colpa è solo mia che non sono voluta scendere dall'auto. Sono rimasta come  una codarda a guardare quel mostro divorare mia madre da un finestrino, mentre tu eri in preda al panico. Mia madre avrebbe meritato una figlia diversa da me, una come te Abby."
Jess strinse la coperta con le mani e singhiozzò. Abigail smise per poco di piangere.
"Jess... non dirlo neanche per scherzo. Tua madre sarebbe fiera di te. Oggi hai messo in salvo me ed Alex. Senza di te quei mostri ci avrebbero raggiunti. Tu ci hai salvato."
Abigail abbracciò Jess e lei ricambiò. Si strinsero per diversi minuti piangendo. Hannah aveva gli occhi lucidi e Kylie lo sguardo triste.
Hannah si accorse che Ashton stava facendo ritorno dal suo turno di guardia. Si asciugò gli occhi, si alzò e lo seguì.
Ashton si appoggiò all'auto nella quale dormiva Dylan. Si mise le mani tra i capelli e se ne stette un po' a pensare per conto suo.
"Hey! Cos'è quel muso lungo?"
Ashton si voltò e si accorse di Hannah.
"Come?"
"Sì! Quello sguardo, quella faccia. Sembri triste."
"Sono solo stanco. È stata una dura giornata."
Hannah si appoggiò di fianco a lui.
"È proprio vero."
Le stelle brillavano nel cielo e Hannah le fissava con il sorriso.
"Sai, volevo ringraziarti. È solo grazie a te se sono qui oggi."
Ashton continuava a guardare davanti a sé senza prestare attenzioni ad Hannah.
"Figurati."
Hannah sbuffò è rimase delusa dalla freddezza di Ashton.
"Qualcosa non va?"
"No, perché?"
"Mi parli come se stessi per morire. Sei sicuro di star bene? Non è che qualcosa ti turba?"
Ashton la guardò negli occhi e solo allora si accorse di come fosse delusa.
"Io sto bene, davvero."
"Va bene. Allora buonanotte."
Hannah iniziò ad andarsene. Ashton la guardò e si sentì stranamente in colpa.
"Aspetta!" - disse impulsivamente.
Hannah si arrestò all'istante.
"Volevo... volevo sapere come ti è venuta in mente l'idea di dare fuoco al negozietto per scappare."
Hannah divenne rossa per l'imbarazzo. Il suo cuore batteva forte.
"Beh, ecco... diciamo che è una tattica di guerra."
Ashton rimase perplesso.
"Si chiama 'Terra Bruciata'. È una tecnica di ritirata che consiste nel dare fuoco a tutte le provviste e gli edifici per evitare che il nemico possa saccheggiarli."
Ashton rise.
"E come potrebbero degli zombie saccheggiare un negozio?"
Hannah scoppiò a ridere.
"Non lo so, ma mi sembrava intelligente come cosa."
I due continuarono a ridere per diverso tempo.
Poi si sedettero a terra su una coperta ad ammirare le stelle.
"Tu Ash, le riconosci le costellazioni?"
"No, devo ammettere che so a malapena dov'è la Stella Polare."
Hannah sorrise.
"Nemmeno io le riconosco, ma devo ammettere che sono bellissime."
Hannah si coricò sulla spalla di Ashton e si strinse a lui. Ashton le accarezzò dolcemente i capelli continuando a guardare le stelle.
I due si addormentano in quella posizione.
A qualche metro di distanza da loro c'erano Alexander, Adrian e Dominique.
"Ma guardali. Che sfacciato, credevo che Ash non fosse così donnaiolo."
Adrian ridacchiava ad alta voce.
"Io li trovo carini."
Dominique si intromise.
"Come? Non dirmi che sei da queste cose tu Nikki."
"Beh perché no? Sono così carini insieme... tu non trovi, Alex?"
Alexander era crollato in un sonno profondo.
"Come non detto."
"Quello è carino."
Adrian indicò il suo fratellino addormentato.
Dominique sorrise.
"Adrian, tu vorresti avere dei figli?"
"Cosa? No, non voglio nemmeno sposarmi."
Dominique lo guardò rattristita.
"Come? Ma non ti piace qualcuno?"
"No, nessuno."
Dominique si sistemò nella sua coperta.
"Ho capito, buonanotte."
"Aspetta, aspetta! Che c'è? Cosa ho detto?"
Adrian non riuscì a terminare la frase che Dominique era già avvolta nella sua coperta.
"Uffa."
Adrian alzò lo sguardo al cielo e stette a contemplare le stelle in silenzio.
"Ma che ho detto di male?"
Jess e Kylie si erano già addormentate. Abigail non riusciva a prendere sonno. Con tutto quello che era successo non aveva avuto il tempo di realizzare che stavano abbandonando Aspen. La città dove lei e i suoi fratelli erano cresciuti era invasa da quei mostri. Chissà se sarebbero mai ritornati. Abigail se lo promise quella sera.
Lo disse con un filo di voce e nessuno la sentì.
"Aspen ti prometto che torneremo."
Quello che non sapeva era che soltanto il giorno dopo la sua promessa sarebbe diventata irrealizzabile.

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