14 - Terra Bruciata

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Ashton correva facendosi strada tra i veicoli parcheggiati cercando di evitare quei mostri che mostravano interesse per lui.
Uno di loro gli fu addosso ma lui prontamente sferrò un calcio sul suo ginocchio e quello si piegò all'esterno provocando un suono terribile di ossa frantumate.
Superato un vicolo si trovò difronte due zombie che camminavano in cerchio intorno ad un'auto parcheggiata.
Ashton si fermò un istante a guardare la scena. Quei due si muovevano in tondo e non facevano caso a lui.
Vide qualcosa che si muoveva sopra la macchina e solo dopo si accorse che si trattava di Hannah che agitava le braccia cercando di attirare la sua attenzione senza far rumore.
Appena i loro occhi si incrociarono Hannah sorrise, ma Ashton non ricambiò. La situazione lo preoccupava troppo.
Ashton le fece cenno di non muoversi e poi si tastò le tasche in cerca di qualcosa. Gli zombie che poco prima aveva schivato per fortuna avevano cambiato direzione e si dirigevano in massa verso il negozietto infuocato.
Ashton prese fiato e con le dita indicò ad Hannah di scendere al suo tre.
Iniziò a contare con le dita l'1, poi il 2.
Prese fiato e si preparò a scattare.
"Treeee!"
Il suo urlo fu immediatamente percepito dai due mostri, che si diressero sbracciandosi verso Ashton.
Hannah cominciò a scendere dall'auto facendo attenzione a non fare rumore.
Ashton corse all'indietro e si imbatté in un altro zombie che era stato attirato a sua volta dal suo urlo.
Provò a voltarsi ma i mostri l'avevano già raggiunto. Rimase impietrito sapendo di non avere una via di fuga. Erano in tre e lui era solo, Hannah non la vedeva più. Ashton era un ragazzo atletico, a scuola giocava a football ed aveva ricevuto pure una borsa di studio. Ma da quando sua madre era morta e Abraham se ne era andato non era più lo stesso di un tempo. Aveva mollato il suo sport ed era andato a Denver per proseguire gli studi e così trovare un lavoro con il quale avrebbe potuto aiutare suo padre. Non era allenato, ma sentendosi alle strette fu invaso da una forza sovrumana.
Spinse lo zombie davanti a sé che sbatté contro un veicolo e cadde a terra.
Ashton si voltò iniziando a prendere a calci gli altri due. Lo zombie caduto si rialzò in piedi e lo afferrò da dietro. Aprì la bocca emettendo un suono terribile e mostrò i denti. Ashton avvertì una puzza terribile provenire dalla gola di quel mostro. Sentiva che per lui sarebbe stata la fine.
Chiuse gli occhi e pensò a sua madre.
Uno scoppio violento lo spaventò. La faccia dello zombie che lo stava per addentare esplose schizzando di sangue la faccia di Ashton.
Ashton cadde a terra. Le sue orecchie fischiavano a causa del botto. Altri due spari abbatterono gli altri due zombie. Ashton ansimava e si arrotolava su se stesso confuso. Non sentiva nulla. Aprì gli occhi e l'ultima cosa che vide prima di svenire fu un uomo alto dalla pelle nera che reggeva in mano un fucile.
Richiuse gli occhi e svenì.

Quando Ashton riaprì gli occhi si accorse di trovarsi in un luogo diverso. Si voltò velocemente cercando di difendersi con le mani.
"Hey, fermo!"
Ashton si accorse che era la voce di Arnold.
"Papà? Cosa succede?"
Ashton finalmente comprese dove si trovava. Era in macchina, nel pick up di suo padre. Alla guida c'era qualcuno che non riusciva a vedere e nel sedile davanti c'era Arnold, che vedendo il figlio guardarsi intorno confuso, sorrideva.
"Sono contento che ti sia ripreso. Temevo davvero che ti fosse successo qualcosa di grave."
"Cosa sta succedendo papà?"
Solo allora Ashton si accorse che di fianco a sé sedevano Hannah, Jess e un'altra donna che non aveva mai visto prima.
"Stai tranquillo Ashton. Sei svenuto dopo che Fabian ha sparato a quei mostri che ti stavano attaccando. È un miracolo che non ti abbiano morso."
Ashton rimase perplesso.
"Fabian?"
"Sì, sono io." - il conducente sconosciuto iniziò a parlare.
"Sono felice che tu stia bene Ashton, giusto?"
Ashton guardò dallo specchietto dell'auto e il suo sguardo si incrociò con quello di Fabian. Finalmente lo vide in faccia e lo riconobbe. Era l'ultima persona che aveva visto prima di svenire.
"Sì, sono Ashton, ma chiamami pure Ash."
"Va bene Ash. Quella che vedi lì dietro vicino a te è mia moglie Gwenda."
La donna che sedeva a fianco di Jess si sporse e strinse la mano di Ashton.
"Molto piacere, Ash."
A quel punto Ashton si ricordò di come era svenuto cercando di salvare Hannah.
Si girò verso lei e le sfiorò una spalla.
"Hannah, come stai?"
Hannah divenne rossa e sorrise imbarazzata.
"B-bene! Benissimo! Grazie mille Ash, mi hai salvata."
Ashton sorrise.
"Jess, tu stai bene?"
"Sì, Ash. Grazie."
Fabian sorrideva guardando davanti a sé.
"Cavoli, Ash! Sembrerebbe proprio che tu sia una sorte di eroe."
Arnold sorrise a sua volta. Sentirsi chiamare 'eroe' fece ricordare ad Ashton la sorella.
"Papà... come stanno Abby ed Alex?"
Arnold strinse i denti e per un attimo Ashton credette che fosse successo qualcosa di grave, ma poi capì che la sua espressione di dolore era dovuta alla ferita che si era fatto ancora quella mattina con il vetro.
"Loro stanno bene. Sono in un'altra auto, dietro di noi."
Ashton si voltò e vide un'auto grigia che li seguiva. Alla guida riconobbe Abigail. Voltandosi notò che nell'area posteriore del pick up c'erano delle provviste.
"Da quanto siamo in viaggio?"
"Da circa mezz'ora."
"Quando avete preso quelle scorte di cibo?"
"Le hanno portate Fabian e Gwenda con sé."
A quel punto Ashton guardò Fabian riflesso nello specchietto in attesa che lui raccontasse chi fosse.
Ci vollero una ventina di secondi prima che Gwenda prendesse parola.
"Io e Fabian siamo di Aspen proprio come voi. Conosciamo bene tuo padre, quando ero giovane andavo a scuola con lui.
Ieri mattina ci siamo svegliati piuttosto tardi. Io sono andata in cucina, ho fatto colazione, mi sono preparata per andare a lavoro come tutti i giorni, quando Fabian ha acceso il televisore e quello che abbiamo visto era spaventoso. Persone che inspiegabilmente avevano cominciato ad attaccarsi a vicenda divorandosi stavano invadendo le città. Terrorizzati, ci siamo barricati in casa e abbiamo continuato a seguire il telegiornale. A quanto pare questi mostri sono comparsi in diverse città dello Utah e del Colorado, ma solo nella parte occidentale del paese. Le città al confine con il Kansas sembrerebbero passarsela meglio. Io e Fabian siamo rimasti stupiti di questa notizia. I giornalisti parlavano di uno strano morbo che si trasmette per via sconsciuta, probabilmente tramite la saliva. Io mi sono chiesta come fosse possibile che una cittadina così piccola e sperduta tra le montagne come Aspen potesse essere attaccata da una pestilenza simile. Le stazioni sciistiche sono state chiuse, i negozi, i ristoranti, le boutique sono state evacuate. Ieri sera, mentre cercavamo invano di dormire, la TV ha smesso di funzionare improvvisamente e non abbiamo avuto più notizie. Allora questa mattina abbiamo raccolto le provviste che avevamo in casa, ci siamo fatti coraggio e abbiamo deciso di fuggire. Quando siamo usciti con la macchina abbiamo visto quei mostri di cui fino a poche ore prima avevamo sentito solo parlare. Nel vederli abbiamo compreso che andarsene da Aspen era la scelta indubbiamente migliore. Per le strade le auto erano ferme in interminabili code. Abbiamo provato ad avvicinarci a loro, ma solo dopo abbiamo notato che queste erano vuote. Probabilmente le persone sono uscite dai loro veicoli per mettersi in salvo.
Purtroppo la nostra auto era quasi a secco di benzina e abbiamo deciso di venire dal benzinaio dove stavate voi e incredibilmente nel tragitto non abbiamo incontrato nessuno di quei mostri. Eravamo piacevolmente sorpresi, poi in lontananza abbiamo visto una nuvola di fumo che si espandeva nell'aria. Lì abbiamo incontrato tuo padre che ci ha raccontato come stavano i fatti e mio marito ha deciso di venire a darti una mano. Quando è tornato con te sulle spalle e la ragazza siamo partiti subito lasciandoci Aspen alle spalle."
Ashton sedeva zitto e ascoltava con attenzione le parole di Gwenda.
"Capisco. E ora dove siamo?"
Fabian si scharì la voce.
"Wingo. Tra pochi minuti saremo ad El Jebel."
Ashton stropicciò gli occhi.
"E dove stiamo andando di preciso?"
Arnold si premette forte il fianco cercando di alleviare il dolore.
"A Denver."
"Allora non hai cambiato idea."
"No, l'ho detto anche agli altri. Attualmente passare per Aspen significherebbe morte certa e incredibilmente Ash, io e te ne siamo usciti indenni. Ma abbiamo visto cosa significherebbe rimanere in città. Stiamo percorrendo la strada più sicura e Denver, sembrerebbe essere una zona non ancora colpita da questa epidemia. Tua zia Nora mi ha chiamato stamattina mentre ero in ufficio e mi ha detto di passare da lei questo weekend. Inizialmente ho declinato l'invito per quella famosa conferenza di cui ti parlavo ieri, ma ora non credo più che ci sarà e sinceramente non mi interessa. In questo momento l'unica cosa che mi importa è che voi stiate bene e al sicuro e sono certo che se raggiungiamo Nora sarà così."
Ashton non era convinto, ma in quella situazione il pensiero di rivedere sua zia ebbe la meglio e non si oppose al progetto del padre.
"Cosa ne pensano gli altri?"
Arnold fece una faccia preoccupata e questa volta non era per colpa della ferita.
"Sono d'accordo, anche se Abby ha insistito di rimanere finché non avessimo trovato Abraham."
Ashton divenne d'un tratto triste e ripensò al fratello che in quel momento forse non era nemmeno più vivo.
"Immaginavo."
Arnold aveva gli occhi lucidi.
"In questo momento mi devo assicurare che voi stiate tutti bene. Quella è la cosa più importante. Vi porterò a Denver e lì ricominceremo da capo. Poi andremo a cercare Abraham."
Ashton annuì e si mise a guardare fuori dal finestrino. Lungo la strada c'erano alcune auto ferme in mezzo alla carreggiata e ogni tanto ne passavano alcune sfrecciando alla massima velocità. Dal finestrino si vedevano le bellissime montagne del luogo. Ashton guardandole accennò un sorriso che però dopo poco scomparve. Rimase a fissare la strada per molto convinto di trovarsi in una sorta di vortice temporale.

PERSONAGGI:

Gwenda Nixon

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Gwenda Nixon

Fabian Nixon

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Fabian Nixon

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