Le notizie dal mondo esterno si facevano man mano meno rassicuranti. Il periodo di stasi e di preparazione era giunto agli sgoccioli. Il lungo inverno era iniziato: una cappa grigia e gelida incombeva sul mondo degli umani arrivarono notizie che i mangiamorte erano tornati a gettare il terrore; i dissennatori ancora una volta avevano lasciato Azkaban e giravano incontrastati per i cieli. Accanto alla profonda sensazione di tristezza lasciata da essi, che famelici cercavano di risucchiare l'anima di coloro che capitavano tra le loro mani, vi era una forte concentrazione di umbra saturna. Il male era arrivato. Si era ricostituito l’antico ordine della Fenice, sciolto alla fine della seconda guerra dei maghi e Black Nest divenne il rifugio dei sopravvissuti. Si ebbero notizie della presenza di Voldemort . Egli era tornato. Black Nest era l'ultimo baluardo intoccabile sarebbe diventata la base della resistenza, ma non lo sarebbe stato ancora a lungo , tutte quelle persone stavano facendo esaurire il potere dell'uovo. Rimaneva anche il problema che Sirius non poteva andare di là era ancora un criminale. Fu Severus a lasciare l'atollo e andare a reclutare i combattenti dei quali faceva parte anche Scamander.. Fu sempre lui a convincerlo della correttezza di mio marito a spiegargli il perché di quel furto. Jack ascoltò, e anche se non fu del tutto convinto delle parole di mio padre era una persona intelligente e capiva che il rifugio che veniva offerto a tutti loro era l'ultima possibilità di salvezza. La voce si sparse e tutti coloro che avevano osato ribellarsi al nuovo ordine che si stava creando vennero da noi. Le notizie che c'erano arrivate tramite Kreatcher, vennero da loro confermate. Il signore oscuro era ritornato con tutta la sua potenza. Ci chiedemmo come ciò fosse possibile visto che suoi horcrux erano stati distrutti tempo addietro. Un ultimo horcrux doveva essere rimasto; la cui esistenza era rimasta ben celata e di cui nemmeno silente ne era stato conoscenza. Sospettavano che questo fosse l’imponente metalupo che camminava costantemente al suo fianco e che ferocemente dilaniava le vittime che arrivavano alla sua mercé. “Un metalupo!” esclamai; pensai subito a Fenrir e a Odino e vidi nel metalupo l'incarnazione terrena del mostro del ragnarock . Sapevo quale fosse il mio compito dovevo distruggere il metalupo, ma era tutto troppo semplice. Strinsi a me la runa bianca che dopo tanto tempo emanava un sottile calore pur rimanendo ancora semi inerte. Decisi quindi che era imperativo utilizzare le mie conoscenze della magia dei vanir per cercare un aiuto. Pur non essendo d’accordo in quanto pericoloso Sirius non poté che acconsentire Ma mi impose la presenza sua e di Piton al di fuori del cerchio magico per intervenire se il mio viaggio non fosse filato liscio. Mi preparai come già feci all'interno del cerchio, intonando canti e bruciando erbe magiche e partii per il mio viaggio spirituale. Sapevo dove andare: ad Asgard alla presenza del Dio. Odino mi guardò dal suo trono; non parlò ma protese verso di me le sue mani e il suo scettro e riempì la mia anima di visioni. Vidi Loky condurre con sé l'enorme metalupo e portarlo sulla terra con magia arcana ove accese un’enorme pira . La bestia si gettò tra le fiamme e riemerse affiancato dal signor oscuro. Era dunque stato Loky a richiamarlo.“ Sapevo che mi avresti riportato alla mia forma fisica. La nostra alleanza darà i frutti sperati.” Loky ribatté: “ Gli umani non sono impreparati vi è qualcuno che aiutato da Odino cercherà di contrastare la tua gloria.” “E chi sarebbe tanto incauto da mettersi contro di me?” Una ragazza, nelle cui vene scorre il sangue dei Taltos, alla cui nascita il fuoco ha colpito la terra. Una ragazza che da anni si sta allenando per sconfiggerti per distruggere il tuo horcrux definitivamente.” “O ma la ragazza non conosce la verità non arriverà mai a distruggermi.” La visione svanì e io mi ritrovai nel cerchio di fuoco. Nella mia testa solo una cosa Sirius Black. Il cane dovrà uccidere il cane. I due uomini della mia vita mi guardavano con aria di aspettativa. Cosa potevo dirgli? Mi alzai da terra e dissi quella frase che mi rimbalzava nella mente: il cane dovrà uccidere il metalupo. Questo gli raccontai, consapevole delle parole di Odino: solo il necessario. Le forze mi mancarono e caddi a terra. Mi risveglia nel mio letto, con Sirius e mio padre che attendevano che aprissi gli occhi. Volevo alzarmi ma me lo impedirono dovevo riposare. Dovevo ritrovare le mie energie. Arrivò l'inizio della fine. Notizie sempre più allarmanti che venivano riportate dai guerrieri ci dissero che mangiamorte , troll, giganti , acromantule , demoni e Inferi aprivano la strada al redivivo signore oscuro verso Hogwarts . O i giovani studenti si sarebbero uniti alle sue schiere o avrebbero trovato la morte. Gli nsegnanti rimasti là avevano preparato come un tempo le antiche difese del castello ma non avrebbero retto per molto: era il momento di agire. “ Dobbiamo andare ad Hogwarts” Sirius non era d’accordo non voleva che corressi pericoli. “ Dobbiamo farlo per forza -ribatterei - Ci serve un’arma per distruggere il metalupo e solo al castello possiamo trovare quello che ci serve: la spada di Grifondoro. E solo tu Sirius potrai brandirla perché tu eri un Grifondoro.” Lui annui, ma tentennava al pensiero di condurre la anche me.
“ Non serve che venga anche tu non voglio che tu corra rischi dovesse succederti qualcosa non potrei mai perdonarmelo.” Devo esserci” dissì guardando mio padre e chiedendo il suo appoggio. “Pur con tutto il cuore desiderando che tu rimanessi qui è necessaria la tua presenza. Così è deciso così è il fato. E comunque Sirius - disse questa volta rivolto mio marito - ci sarò anch'io a proteggerla.” Se non perfettamente convinto dovette arrendersi. “Ma esigo che tu stia sempre con almeno uno di noi e che ti tenga lontano dai pericoli.” Fu così che il nostro sparuto esercito si diresse al di fuori di Black Nest per smaterializzarsi a Hogsmeade. Le vecchie regole erano sempre in vigore non ci si poteva materializzare nel territorio di Hogwarts per cui dovevamo usare un altro mezzo per entrare. Mentre il grosso del nostro gruppo si dirigeva Verso la stamberga strillante per usufruire del tunnel che li avrebbe fatti emergere oltre al platano picchiatore, Sirius , mio padre e io, assumemmo le nostre sembianze di animagus : lui divenne felpato, mio padre un pipistrello e io una volpe bianca e ci dirigemmo di corsa all'ingresso del grande parco, riprendendo il nostro aspetto una volta giunti davanti all'ingresso del castello. E fu lì che ci ritrovammo tutti. Venimmo accolti con grida di speranza : Hogwarts stava resistendo tenacemente, ma ormai era ai limiti delle proprie forze. Sapevo dove fosse la spada di Godric: nell'ufficio del preside e noi tre ci recammo lì di corsa. Era li ad aspettarci, lucente in una teca di cristallo quasi a volerci invitare a brandirla.. Fu Sirius a prenderla e rivolgendosi a Piton gli disse, accennando a me: “ Tienila al sicuro. Ucciderò quella bestia e tutto sarà finito. “ Stavo per ribellarmi quando fu mio padre stesso a intervenire. “Dovete farlo insieme non c'è scelta o sarà tutto inutile.” “Come posso permettere di far correre un rischio così grande alla donna che amo?” A questo punto intervenni anch' io : “Sirius non si tratta solo di me e di te si tratta di tutto il mondo. Dobbiamo combattere e combatteremo fianco a fianco, mano nella mano . Come pensi che io possa continuare la mia vita senza te? Se dobbiamo vincere vinceremo insieme e insieme andremo verso la gloria; se dobbiamo morire andremo entrambi nella terra degli Asi pronti a una nuova battaglia contro il caos che si sta avventando su di essa.” Sapeva che non avrebbe potuto farmi cambiare idea e nemmeno trattenermi e ,seppure in preda a un indicibile dolore mi prese la mano.” Stavo per seguirlo, quando un ordine mentale di mio padre mi fermò e, in quel momento, sapevo che sapeva. Lasciai la mano di Sirius, pregandolo di lasciarmi qualche istante con mio padre, adducendo come scusa il fatto che se tutto si fosse risolto in linea con le nostre aspettative, sarebbe tornato nel Walhalla. Il mio Sirius parve convinto; mi doleva mentirgli, ma non avevo scelta. Mi baciò la mano e uscì, lasciandomi sola con Severus. “Ti amo” bisbigliai alla porta che si stava chiudendo alle sue spalle. Facciamo un piccolo rewind.
Non avevo detto tutto. La visione non si era conclusa e mio padre lo sapeva. Aveva letto il pensiero angosciante che mi aveva accompagnata nell’ultimo periodo. La visione: Loki osservava con cipiglio il redivivo Tom Riddle, non sembrava per nulla soddisfatto. “Dunque? “ ribattè scocciato il tristo figuro, poco abituato ad essere criticato da altri. Ma Loki era un Dio e assai più potente di lui. Grazie a lui avrebbe vinto e avrebbero regnato sui rispettivi mondi, sapeva quello che faceva. “ Un metalupo è potente, ma è pur sempre un qualcosa di materiale, e quindi distruttibile. Non basta.” “Non posso dividere ulteriormente la mia anima. Ciò che ne rimane non è sufficiente.” “ Non dividerai ancora la tua anima nera, mio caro amico senza naso, ma essa stessa sarà il tuo Horcrux.” “Non è possibile questo…” “ Taci, tutto è possibile a un Dio.”Con queste parole soffiò un alito gelido verso Riddle che lo aspirò. Sentì il ghiaccio infondersi nel suo corpo e dare spessore alla sua essenza. Era diventato finalmente immortale.” “No, non sei immortale, ma solo la potenza di un Dio potrebbe distruggere la tua anima. Anche se il tuo corpo dovesse venire malauguratamente distrutto potrai prendere possesso di un altro.” Tornai alla realtà; mio padre tendeva la mano. “Dammi la runa. Lo farò io.”Scossi il capo e feci un passo indietro. “ È il mio fato. Non posso permetterti di prendere il mio posto.” “ … non pensi a Sirius?” “ Ci penso, ma penso anche a cosa accadrebbe se non funzionasse. Odino ha dato a me la runa bianca. Il padre di tutti mi salverà.” “Il padre di tutti può infinite cose, ma non può tutto. E da lassù, dal suo trono di pietra, ci vede con distacco, come una massa di burattini destinati a ingigantire le fila del suo Walhalla. Dammi la runa” Disse facendo in passo verso di me e cercando di strapparmi la sottile catena che la teneva al mio collo.
Feci un passo indietro e contemporaneamente estrassi la bacchetta da sotto il mantello: “Petrificus totalo” esclamai puntando la bacchetta contro di lui. Il corpo di mio padre che si irrigidì e cadde a terra. Lo guardai:” so perfettamente che sto andando verso la morte. So perfettamente il rischio che sto andando a correre. La runa di Odino mi aiuterà a sconfiggere il nemico, in un modo o nell'altro. Bene padre caro in ogni caso questo non è un addio . Quando tutto questo sarà finito ci ritroveremo o qui o nel Walhalla.” Sirius mi attendeva di fronte alla grande scalinata del castello. Per un attimo la mia mente tornò a qualche anno prima quando scesi quella stessa scalinata con un’elegante abito da ballo; e la mia unica preoccupazione era quella di piacere a lui. Lo guardai mentre ancora girato di spalle con la sua divisa da Cavaliere e il lungo mantello blu come la notte ,tempestato di stelle si stava girando verso di me. Nella mano destra stringeva la spada di Godric Grifondoro; i lunghi capelli inanellati gli cadevano sulle spalle. Se avesse avuto la testa cinta da una corona di alloro sarebbe stato paragonabile a un dio . Mi sorrise: “ Dov'è tuo padre?” “ La sua missione qui è finita - gli mentii,- e tornato nel Walhalla al suo posto di fianco agli eroi.”
Prima che potesse chiedermi altro gli strinsi la mano:” è arrivato il momento per la gloria e per il trionfo. Ammetto di avere paura, ma se questo deve essere il nostro ultimo giorno moriremo assieme uno accanto all'altro com'è stata la nostra vita su questa terra altrettanto sara nel mondo posteriore.” Con queste parole lo baciai un bacio appassionato, forse l'ultimo con il quale cercai di trasmettergli la potenza dell'amore che provavo per lui. Fu troppo breve ma non c'era più tempo: la battaglia infuriava c'erano stati fin troppi feriti fin troppi morti era ora di giungere alla fine di tutto. Anche se non sapevo esattamente cosa dovevo fare sapevo che la runa bianca mi avrebbe guidato. Ero pronta.
“Andiamo” gli dissi e mano nella mano scendemmo la scala. I feriti riparati all’interno del castello, accuditi da chi era troppo giovane o troppo anziano per combattere, alzarono lo sguardo verso di noi, uno sguardo pieno di speranza. Vidi Giadina, grondante di sangue e sporca di terra che con una pezza bagnata cercava di togliere grumi di sangue a Remus che sdraiato su una lettiga sembrava soffrire. Con tutto il cuore gli augurai di riprendersi, sapevo quanto Giadina lo amasse e sperai per loro la medesima felicità che avevo assaporato io fino a quel momento. In piedi vicino alla porta Anya anche lei mia sorella, un tempo come me prefetta, ma Tassorosso. Anche lei non aveva esitato a gettarsi nella battaglia assieme alla sua casa. Sì perché quel giorno non esistevano case, esistevano solo un gruppo di persone valenti e coraggiose che tutte avrebbero meritato l’ingresso nel palazzo dorato di Odino, perché anche loro pronte a dare la vita pur di salvare il mondo dal caos. E con quegli sguardi puntati Sirius e io uscimmo dal grande imponente portone senza fare caso alle macerie che ci circondavano,ma con un unico obiettivo. Mi rivolsi a lui; questa volta non parlava la sua donna ma parlava la Valchiria che fremeva nel mio petto.
“Trasformati in Felpato e raggiungi il Meta lupo. Quando sarai alla sua portata ritorna umano e trafiggilo con la spada. Stai attento Sirius il suo morso velenoso come quello del serpente e le sue zanne acuminate.”
Lui mi guardò, mi strinse un'ultima volta prima di lasciare la mia mano e fece un cenno di assenso. “Non mi sfiorerà nemmeno quella maledetta bestia e tornerò da te pronto brindare per la vittoria. Ma Dimmi quali sono le tue intenzioni?”
Un’altra bugia dovevo dirgli ma non avevo scelta; se avesse saputo la verità avrebbe lottato pur di non farmi fare quello che dovevo. Gli dissi solo che nel momento in cui avesse ucciso il metalupo Tom Riddle sarebbe tornato di nuovo mortale come noi e quindi sarei stata in grado di sconfiggerlo con un semplice incantesimo.
“Mi sembra lo stesso abbastanza pericoloso” ribattè sirius.
“E Dimmi amore mio cosa non lo è? Andiamo non perdiamo altro tempo, non vedo l'ora che tutto sia concluso”.
“Ti amo” mi disse ancora prima di prendere la forma di cane.”Ti amo” gli dissi di rimando arrancando tra la folla in battaglia, per raggiungere Voldemort. In realtà anche per assicurarmi che Sirius non corresse rischi inutili. Con non poca fatica gettando incantesimi qua e la per liberarmi la strada raggiunsi finalmente il centro della battaglia; di fronte a me Tom Riddle, quasi fluttuando nell'aria, grazie ai poteri datogli da Loki chiamava il mio nome a gran voce. Lo sapeva: sapeva che ero io il suo più grande pericolo, la sua nemesi. Sapeva che doveva uccidermi. Con la coda nell’occhio guardai ancora verso Sirius che aveva raggiunto il suo obiettivo e si trovava ormai vicino al metalupo. Lo vidi riprendere la sua forma umana, una scena che sembrava andare al rallentatore. A quel punto dovevo distrarre l'occhio di Voldemort affinché lui compisse la sua impresa.
“Eccomi Riddle sono qui mi cercavi ?” Gli gridai con aria di sfida.
Lui mi guardò e rispose: “ dunque tu piccola creatura saresti quella che dovrebbe uccidermi? Odino sta diventando un vecchio stupido per porre in te le sue speranze.”
Le sue parole non mi stoccavano ero riuscita nel mio intento lo avevo distratto, non faceva caso a Sirius che brandendo la spada si avventava sul cane infernale. Ma qualcuno lo vide tra le fila dei mangiamorte, qualcuno aveva notato i suoi movimenti e stava alzando la bacchetta per scagliare un incantesimo addosso a lui. Non ci voleva, ma non avrei permesso al mangiamorte di fargli del male. Velocemente gli lanciai uno schiantesimo gettandolo a terra. Contemporaneamente e velocemente successe tutto. Sirius trafisse la gola del cane mentre Voldemort accortosi di quanto stava succedendo mi gettò un attacco. Fui più veloce di una scheggia a gettarmi di lato nella polvere. Venni solo sfiorata, sentivo il sangue che mi colava sul collo. Aveva colpito la catena che teneva la mia runa. La presi in mano e in quel momento la voce di Odino mi disse cosa dovevo fare.” Protego maxima” gridai e con una barriera di protezione mi gettai addosso al nemico, prima che il suo corpo venisse completamente distrutto dal fuoco che lo stava divorando; non potevo permettere che la sua anima si liberasse in mezzo a tutta quella gente e trovasse un altro corpo da occupare. Ci stringemmo in un abbraccio mortale e nel medesimo istante in cui riuscii ad afferrarlo tutto quello che avevo intorno scomparve.
Il silenzio piombò su Hogwarts: eravamo scomparsi.
SOirius corse nel luogo dove fino a poco prima ci trovavamo; s’inginocchiò sul terreno arso come se mi potesse trovare tra quelle pietre. Un urlo disumano di angoscia di rabbia di dolore penetrò fino oltre le mura del castello: era lui che gridava il mio nome.
Mi trovavo nella piana di fronte a Hogwarts, ma vi era nulla più assoluto; non il castello non le altre persone solo io in profonda completa solitudine. Di fronte a me in lontananza la foresta. Avevo perduto la runa. Come avrei potuto tornare indietro? Essa avrebbe dovuto portarmi a Asgard, dove Odino gli altri dei avrebbero provveduto a distruggere completamente la forma spirituale di Voldemort. Ma invece ero intrappolata in quella specie di dimensione parallela senza sapere cosa fare; eppure sapevo di non essere sola sapevo che lui era ancora lì non più fisico ma ancora più pericoloso. Egli era alla ricerca disperata di un corpo.
Iniziò quindi la lotta tra le nostre anime.
STAI LEGGENDO
DESTINI
أدب الهواةQuando i destini di personaggi di diversi mondi si intrecciano. Tra i maghi di Hogwarts e gli dei di Asgard per arrivare nelle terre di Westeros e poi scoprire che tutto ha di nuovo inizio.