L'ULTIMO SIGNORE

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ISA BLACK
Tyrion finalmente era arrivato, anche nell’oscurità era riconoscibile. Procedeva deciso seppur lentamente e guardandosi attorno. Era  solo, non avevo avvertito nessun altra presenza umana, ma prima di presentarmi a lui, dovevo sapere.
“Ardesco” bisbigliai alla volta dei piccoli bracieri che si trovavano sulla spiaggia pietrosa che presero fuoco, illuminando il piccolo tavolo sopra il quale avevo appoggiato Blackfire; a quel punto avrei avuto la conferma dei miei sospetti. Tyrion attirato dalle luci si avvicinò, sempre con compostezza, fino ad arrivare proprio davanti alla spada di Valyria. La osservò attentamente per qualche minuto senza toccarla, grazie ai bracieri riuscivo a vederlo distintamente, ad un certo punto la sua espressione seria lasciò il posto a un sorrisetto: aveva capito. Allungò le mani sull’elsa della spada e la accarezzò, per poi prenderla in mano e portarsela di fronte al viso. Era quasi più alta del Folletto, ma egli la tenne in mano e la fece roteare senza il minimo sforzo. Essa obbediva al suo padrone legittimo: il vero erede dei Targaryen. A quel punto potevo farmi avanti. “ Bene, Tyrion Lannister – dissi calcando sul cognome che ormai avevo la certezza non gli appartenesse – cosa hai da dire?” egli mi guardò, per nulla stupito della mia apparizione improvvisa. “ Nulla che possa negare l’evidenza, mia dolce signora.” “ Devo dedurre che tu ne fossi a conoscenza. Per quale motivo non hai rivelato la tua identità e preteso il trono?” “ Tu avresti fatto salire sul Trono di Spade un nano, considerato da tutti alla stregua di un satiro alcolizzato? Senza contare che all’epoca il mio matrimonio con Sansa Stark era ancora valido: l’avrei resa regina dei sette regni e non avrebbe impiegato troppo tempo a diventare crudele come Cercey e pazza come Daenerys.”
“ Ma ora è la moglie di John Snow.” “ di Aegon Targaryen, mio fratello minore. In attesa che Bran finisca i suoi giorni da re e entrambi possano vantare dirittti sul trono.”
“ E’ per questo che John non ha preteso il trono vero? Sapeva di non essere l’erede legittimo, non era in grado di danzare col fuoco. Drogon non lo ha riconosciuto come signore dei Draghi, ma ha riconosciuto te.”
“ Vedo che sai molte cose, il cammino nel Labirinto ti ha dato molte conoscenze. Ma dimmi mia giovane strega, per quale motivo mi hai mandato a chiamare?” “voglio impugnare Darksister e salire sul trono di spade.”” Solo una donna Targaryen può impugnarla.”  Annuii, lo sapevo; lo guardai diritto negli occhi: “ posso diventarlo.” La mia non era una domanda e Tyrion non parve sorpreso.  “E Sirius Black?” “ Se un giorno dovesse ripresentarsi davanti a me, sarebbe l’ultimo della della sua vita.” “ Stai attenta a ciò che desideri, giovane strega. I tuoi desideri potrebbero realizzarsi prima di quanto tu creda.” “Sirius Black ha la sua vita e io ho deciso quale sarà la mia. Accetti nano?” “ E’ una proposta di matrimonio?” “E’ un patto. Tu mi renderai una Targaryen e io ti darò il trono.” “ E cosa ti fa pensare che un patto del genere mi interessi?” “ il mio esercito e la mia magia. Sai benissimo che da solo non riusciresti a ottenerlo. Anni fa tu stesso mi dicesti che avremmo potuto concludere un accordo interessante.” “ Se ben ricordo all’epoca piangevi per lui.” “adesso non piango più, per nessuno.” “ Bene, Lady Targaryen, quando celebreremo le nozze?” “Subito” risposi prendendolo per mano e trasportandolo a Valyria. “” Vedo che non ami perdere tempo.” Disse una volta giunti al palazzo che avevamo parzialmente ricostruito e dove tutto era già pronto per la cerimonia. Fu così che assunsi il nome di Isa Targaryen. Fu festa, non tanto per il matrimonio, quanto per la conquista imminente del Trono, e di conseguenza dei sei regni, che presto avevo intenzione di far ridiventare sette. Se John si fosse prostato ai miei piedi e avesse promesso fedeltà, gli avrei lasciato il suo dominio sui territori oltre la barriera e la carica di Protettore del Nord: altrimenti sarebbe stato eliminato. Terminate le libagioni, era venuto il momento di ritirarci, l’indomani, con darksister cinta al mio fianco saremmo partiti per la conquista del trono. Sicuramente non avrei dormito, il fermento per la battaglia non me lo avrebbe permesso, passeggiavo avanti e indietro attorno all’ampio tavolo, ove era posata la mappa dei sette regni. Ero già vestita da battaglia, con la tunica da guerriero che a suo tempo mi fu donata da Arya e la spada, che finalmente potevo portare stretta nella sua fodera. Accarezzai l’elsa finemente intarsiata, emanava un calore che mi dava energia; ero certa che avrei conquistato il trono. La porta si aprì distraendomi dai miei sogni di gloria e Tyrion fece il suo ingresso. “Sono venuto a reclamare la mia sposa e le dolcezze nascoste sotto la sua armatura.” Disse, piuttosto seriamente. “ Reclamare cosa?” gli risposi cercando di mantenere un contegno, ma in realtà ero piuttosto spaventata. Eppure dovevo aspettarmi una tale richiesta, adesso ero sua moglie. “ Hai capito benissimo” disse in tono serio. “… ma… all’alba dobbiamo partire per Approdo del re. C’è una guerra che ci aspetta…” dissi titubante. “ Abbiamo ancora parecchio tempo. Direi di usarlo in maniera piacevole.” Cosa potevo fare? Non avevo nessuna intenzione di fare certe cose, non con lui almeno. Per me quello era un patto per il potere e nulla di più, e poi… scossi la testa, non era quello il modo in cui avrei voluto farlo, non con lui, non in quel modo.
TYRION TARGARIEN
Dire che fosse spaventata era un eufemismo, nei suoi occhi c’era terrore puro di fronte alla mia richiesta. Avevo messo con le spalle al muro quella donna dal cuore di pietra, pronta a morire per una sedia fatta di lame, ma tentennante di fronte alla richiesta legittima che le avevo fatto. Mi misi a ridere. “ Se ti vedessi allo specchio in questo istante anche tu stenteresti a riconoscerti. Sembri una cerbiatta caduta in una tagliola mortale. Non preoccuparti, non desidero la tua virtù, tienila stretta per il tuo mago. Ma mi auguro che tu domani non faccia marcia indietro di fronte al nemico.” Si arrabbiò parecchio e mi urlò contro. “ Non ho alcuna intenzione di essere considerata una codarda. So quali sono i miei doveri, solo che la tua richiesta è stata inaspettata, vista la situazione in cui ci troviamo. Non mi esimerò di certo dagli obblighi coniugali.” Provai per lei un’improvvisa tenerezza, dietro il suo atteggiamento spavaldo c’era un ingenuità fanciullesca. Non aveva mai veramente pensato a tutte le conseguenze di un matrimonio o almeno non le aveva pensate con me. Nel suo cuore c’era ancora un profondo amore per Sirius e forse quel sentimento avrebbe potuto far riemergere in lei la ragione e portarla a rinunciare al suo sconsiderato, quanto mortale proposito. Devo ammettere che in quel momento provai un po’ di invidia verso di lui, non ero mai stato oggetto nella mia mia vita di un sentimento tanto forte e duraturo. Sperai che John fosse riuscito a farlo tornare a Westeros, era l’unica speranza che rimaneva per non dar luogo a un'altra carneficina. “ non hai mai pensato che Sirius non approverebbe quello che stai facendo?” “ e ora cosa centra lui? perchè devi sempre metterlo in mezzo?” “ Perché sei innamorata di lui e perché è l’unico uomo che avresti voluto sposare e perché la tua rabbia è solo il dolore che provi perché ti ha lasciata.” “stai dicendo un sacco di cazzate Tyrion. Per me Sirius non significa più nulla da parecchio tempo.”” Forse, prima di partire per andare a trovare la morte, dovresti farti un esame di coscienza e riflettere sulle mie parole. Tu non sei la donna che ho davanti ora. Tu sei la ragazzina che qualche anno fa piangeva per aver perduto l’amore della sua vita. Vorrei sapere cosa le è successo. Vuoi sapere cosa intendevo con il mio invito di allora? Ti ho ancora davanti agli occhi, bellissima nella tua innocenza, con gli occhi che facevano festa ogni volta che Sirius ti rivolgeva una parola. Ti ho visto soffrire con il cuore spezzato per il suo amore e si, ho desiderato che quel sentimento così forte, così alto, fosse rivolto a me, anche solo in minima parte. Ecco cos’era il mio invito. Quando il tuo cuore si sarà liberato di lui io sarò qui se vorrai darmi una possibilità. Ma tu hai capito quello che la tua sete di vendetta ha voluto farti intendere.ma il tuo cuore non è sparito, sei ancora capace di amare. E Sirius è qui a Westeros, per cui ti lascio libera di scegliere. Vallo a cercare e lotta per lui, oppure lascialo andare e prova a darti un’altra possibilità, ma ti scongiuro non andare cercare la morte.”
“tu non capisci Tyrion, non sai. Sirius è stato mio marito, ma mi è costato fino all’ultima goccia dei miei poteri, e io mi sentivo persa. Mi è stata data la possibilità di rimediare, di cambiare le mie scelte e queste mi hanno portata qui. “ era scoppiata, come un fiume in piena che rompe l’argine mi raccontò tutta la sua storia, il suo patto con Thor e le nuove conseguenze che ne erano derivate. La ascoltai per ore, mentre piangendo mi raccontava tutta la sua vita. “…capisci, concluse, questo è il mio fato e se il mio destino sarà la morte, lo accetterò,sempre meglio che una vita senza poteri, sempre meglio che avere accanto un uomo che per me prova solo pietà. Sempre meglio che un figlio al quale non posso dare amore. Lascia stare Sirius Black, dal momento che ho accettato il patto con Thor, dentro di me ho sempre saputo che non avrebbe più fatto parte del mio destino.”
A quel punto non potevo ribattere: aveva ragione. Non sapevo per quale motivo Sirius l’avesse lasciata, ma faceva parte delle sue scelte. Non le avrei fatto cambiare idea. Dovevo rassegnarmi a gli eventi che sarebbero sopravvenuti. “ Mancano poche ore all’alba, ho bisogno di riposarmi un po’. Non ho la magia a sorreggermi.” Mi diressi sul fondo della stanza, nell’alcova e mi sdraiai dietro le spesse tende che celavano il letto alla vista altrui. Ma il mio sonno non doveva durare a  lungo. Sentii scostarsi le cortine. Lei era davanti a me, splendida visione, completamente  nuda.
“ Hai ragione, potrei morire. Non voglio morire vergine.” Nelle sue parole un velo di disperazione. Scostai le lenzuola e le feci spazio. Io Tyrion Lannister, o meglio Targaryen, con tutta la mia fama di grande amatore, non sapevo come iniziare. Mi sentivo impreparato. Arrivò l’alba, ad un certo punto dovevo essermi addormentato. Fu lei a svegliarmi, indossava già le sue vesti da guerra. I capelli intrecciati sulla nuca, il cimiero tra le braccia e la spada ben affrancata al fianco. “ È ora “ disse, adesso non aveva più nessun tentennamento, lo sguardo fiero e deciso che andava già oltre a questa vita terrena. “ Vita mia – le dissi, in un ultimo tentativo di persuasione – invece che andare a cercare un destino infausto, con i tuoi poteri, potresti ricostruire Valyria più bella di prima e renderla inespugnabile. Questa è l’antica città dei Targaryen e ne saresti la regina. Dimentica l’odio che senti dentro di te, ritorna la fanciulla che ho conosciuto anni fa. So di non essere il marito ideale, ma potremmo lo stesso trovare la nostra felicità.” Lei mi guardò, sentivo un’ira repressa venire dal suo animo. “ Quella ragazza   era debole senza prospettive. Quella ragazza è morta, per sempre e dalle sue ceneri sono emersa io. Prenderò il Trono, riannetterò il Nord ai sette Regni e assoggetterò anche le terre libere. Tutti dovranno inchinarsi davanti a me o la mia ira li distruggerà. Adesso, marito, non perdere altro tempo, abbiamo un trono da conquistare.” Con queste parole uscì dalla stanza sbattendo la porta. Dove ci avrebbe portato tutto questo? Ormai non potevo fare più nulla, se non sperare nell’intervento di Sirius, era l’unico che avrebbe potuto riportarla alla ragione. Se non ci fosse riuscito lui, allora…. Non mi restava altra scelta. Mi vestii velocemente, con gli abiti da guerra; presi la spada dei Targaryen e uscii a mia volta. Gli uomini erano già pronti, chi sui Thestral, chi sui carri magici, attendevano solo il segnale della partenza. Andai a fianco di Isa. “ che cavalcatura useremo?” le chiesi vedendo che non vi era nulla per trasportare noi. “la nostra cavalcatura sarà degna dei Targaryen” disse e lanciò un richiamo. Dopo qualche istante, un ombra coprì il sole e due enormi Draghi, nero, dai riflessi bluastri, si gettarono in picchiata verso di noi, fermandosi nello spiazzo dove ci trovavamo. Erano bardati e pronti per essere cavalcati. “Signore dei draghi – disse rivolta a me – danza col fuoco e mostra a tutti chi sei.”
Gli animali si abbassarono per farci salire e solo allora Isa lanciò il grido di guerra. Partimmo per approdo del re.
 
SIRIUS BLACK
Eravamo quasi arrivati al palazzo reale, dopo una marcia sfiancante, sperando di trovare il tempo per ristorarci un pochino, quando uno sciame nero alto nel cielo di avventò sulla città fortificata, lanciando getti infuocati e generando terrore tra le nostre fila: draghi. La guerra stava per iniziare. Dovevo fare qualcosa o sarebbe stata una carneficina. Anche i miei amici mi guardavano con terrore, sospettavano ciò che io sapevo con certezza, su uno dei draghi c’era Isa. “Solo i Targaryen posso cavalcare quei mostri – disse John Snow – e la dinastia non esiste più.” Lo guardai: “ evidentemente, c’è qualcuno che al contrario di te, non ha esitato a cogliere l’occasione.” Comunque non saremmo mai arrivati in tempo, a meno che…. Sapevo che solo io avrei potuto sperare di farla desistere dalla sua impresa suicida. Partii di corsa, prendendo la mia forma animale. Quattro zampe sarebbero state molto più veloci, e mi diressi verso le mura. Nonostante avessi corso a perdifiato, la battaglia era iniziata, fuoco e fiamme avevano già invaso le mura. Il portone massiccio si stava sgretolando tra le fiamme, senza esitare lo varcai, nessuno fece caso a un cane impazzito che correva tra le vie della città. Tra il fumo e l’odore di carne bruciata, e persone che correvano in una speranza di salvezza, non sapendo che centinaia di guerrieri  stavano scendendo dai Thestral, pronti a uccidere senza pietà chiunque gli capitasse a tiro, riuscii a trovare nel dedalo di viuzze fangose la strada per il palazzo reale. “Isa fermati, la pregai col mio cuore. Correvo e piangevo, per quello che stava accadendo, sapevo che parte della colpa per quelle morti era mia che ero fuggito da codardo, senza darle alcuna spiegazione. Correvo, con l’aria satura di fumo che mi bruciava le narici, correvo con la velocità delle mie quattro zampe. Correvo da lei per salvarla, e poi… poi non sapevo cosa sarebbe successo, come avremmo potuto vivere questo amore impossibile. Si, l’avrei condotta a Black Nest e avrei sofferto le pene dell’inferno per non toccarla, e nel frattempo avrei richiamato Geralt o chiunque altro, pur di trovare una soluzione. Ma dovevo salvarla. Corsi su per la scalinata di pietra devastata e insanguinata. Guerrieri da ambo le fazioni si stavano ammazzando a vicenda, e presto si sarebbero uniti ad essi gli uomini di John, volai sulle rampe imponenti, e finalmente raggiunsi l’ampia sala del trono. Per un istante mi fermai sull’ingresso, pensavo di riassumere il mio aspetto e chiamarla a me, ma quello poteva metterla in pericolo farle abbassare le difese e renderla vulnerabile ai soldati di Bran. I due draghi stavano uscendo dall’ampio terrazzo, mentre Isa, con Tyrion al suo fianco, si dirigevano al trono, sul quale era seduto Bran, che li osservava impassibile, come se tutto quello che stava accadendo attorno a lui facesse parte di un altro mondo. Isa era bellissima, rifulgeva con l’armatura d’argento e la spada dei Targaryen al fianco e poi me ne avvidi… anche Tyrion cingeva l’altra spada. Tyrion Lannister? O amche lui nascondeva un segreto? Era dunque lui l’erede dei Cavalieri dei Draghi di Valyria? E Isa, come poteva cingere e sguainare Darksister? Lei non era una di loro…. O forse…. Era un donna, poteva esserlo diventata.  Isa e Tyrion? NO. Maledetto nano. Capii il dolore e la collera di Isa a seguito del mio abbandono, una rabbia feroce mi esplose nel petto e desiderai azzannarlo. Lei era dunque sua? Poi un bagliore mi distrasse, in luccichio che mi ferì un occhio… e lo vidi. Il sole aveva riflesso la piastra dell’armatura di un balestriere, che stava puntando al suo petto. Smisi di pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse fermare quella freccia. Spiccai un balzo verso di lei, che accorgendosi del mio “attacco” fece un passo indietro. Sentii un dolore fortissimo: la freccia non l’aveva colpita.

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