APPRODO DEL RE

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SIRIUS BLACK
 
Partimmo; era da un bel pò che non tiravo fuori la mia Harley, e fu una magnifica riscoperta la sensazione dell'aria fresca della notte che si stava approssimando che mi sferzava il viso. Isa si teneva a me, sentivo il suo volto appoggiato alla mia schiena; il suo corpo che seguiva il mio durante le virate.
Ero pazzamente e follemente innamorato di lei e non riuscivo a immaginare la mia vita senza averla al mio fianco. Nella tasca del giubbotto avevo l'anello che Kreatcher aveva provveduto a lucidare e rendere splendente.
Come avrebbe risposto alla mia richiesta? Avrebbe avuto dei dubbi?
Era giovane, maledettamente giovane e potevo capire la reazione di Severus che temeva che sposandola le avrei tarpato le ali. Ma seppur con sofferenza sarei stato anche disposto ad attendere ancora, se avesse preferito aspettare. Ma quanto?
Anche se lei lo aveva sempre considerato un fatto secondario, gli anni che ci separavano erano parecchi e non volevo che sposasse un vecchio... sinceramente se non fosse stato per Remus, che mi aveva incoraggiato non credo che sarei mai arrivato a un passo del genere. 
Si erano tanti i dubbi e le incognite, ma più tempo fosse passato, più sarebbe stato peggio. La notte dei suoi 17 anni le avrei fatto la fatidica domanda. E se mi avesse risposto negativamente; beh allora mi sarei rassegnato e l'avrei anche capita.
Ma intanto lei era li, e mi teneva stretto, un contatto che mi faceva fremere e che bramavo con ogni fibra del mio essere. Sentivo il desiderio salire, e ringrazia il volo e l'aria sempre più fresca, che mi aoutavano a stemperarmi e a resistere alla voglia di fermarmi e farla mia.
Arrivammo a grande inverno, fin troppo presto; la luna ancora non aveva ceduto il passo al timido sole del grande nord, che già avbistammo le torri merlate della dimora degli Stark.
Aegon ci attendeva, felice di ritrovarci, e ci rifocillò e ci mise a disposizione ampie e confortevoli stanze.
Sapendo della passione che avevo per la mia dolce ragazza, mi prese in disparte e disse che aveva riservato a noi la stanza migliore. Rifiutai, seppur con dispiacere. Volevo attendere. Sarebbe stata mia il giorno in cui sarebbe diventata mia moglie. John sorrise, i costumi da quelle parti erano assai diversi e con meno tabù, del resto la sua love story, seppur breve, con la zia era rimbalzata in tutti i territori, ma capì il mio desiderio e diede un veloce ordine ai servitori.
Fu gentile, ci invitò a riposarci e a rimandare i convenevoli alla sera, quando avremmo vonosciuto la sua futura moglie.
Matrimonio, non d'amore, ma sarebbero lo stesso amdati d'accordo e che avrebbe unito il regno del Nord alle terre esterne, di cui Aegon era diventato il re.
La barriera, avrebbe perso le sue funzioni, diventando un rifugio per i pellegrini in viaggio tra i regni e una fortezza per mantenere l'ordine sotto la guida di entrambi i sovrani.
Eravamo tutti stanchi, per cui ci congedammo se non che Geralt, mi chiamò in disparte per un fatto importante.
Mi giustificò il suo ritardo alla partenza e avrei voluto che non lo avesse mai fatto. Da quel momento iniziò la fine di ogni sogno.
ISA BLACK
Giuro che fu angosciante: pomposo, lento, rigido.
Mi sentivo soffocare in quegli abiti eleganti e anche le sorelle non erano messe meglio. L'unica cosa bella è che facemmo il nostro ingresso accompagnate dai nostri cavalieri.
Anya: con un lungo abito blu, tempestato da ricami in argento e bordato di una folta pelliccia di Lupo, i capelli intrecciati assieme a perle e fili anch'essi in argento e gli occhi esaltati dal kajal al braccio di Geralt, che abbandonati i suoi soliti abiti da tuc, aveva un completo del medesimo tono di colore, con un mantello pesante che gli svolazzava dietro. Al fianco cingeva la sua spada, opportunamente lucidata e i lunghi capelli erano pettinati e intrecciati.
Persino Remus, sembrava uno sposo, vestiva di verde sottobosco, abiti nuovi e di tessuto pesante. Forse un pò troppo formale, con la cravatta e le scarpe lucide, ma qualcuno con trucco sapiente gli aveva fatto sparire le cicatrici. Accanto a lui Giadina, in verde smeraldo, mi faceva invidia, era il mio colore preferito. Ma avevo capito che Sansa si era vendicata della mia battuta con l'abito da cerimonia.
Mi ritrovai con un vestito color tortora, di lana a manica lunga, triste come John Snow.
Mai avrei messo una cosa del genere.
Arya mi guardava divertita.
" Non metterò mai un abito del genere." Esclamai strappandomelo di dosso.
" Forse ho ciò che fa per te, se dimostrerai di esserne degna." Rispose Arya, conducendomi nella sua stanza.
" Questo mi fu dato da un vecchio amico a Braavos. Dovrebbe esser della tua misura."
Guardai ciò che mi stava porgendo.
Sorrisi, non era poi così antipatica in fin dei conti.
Ed ecco che Sirius e io facemmo il nostro ingresso. Lui era vestito color Granata, con una ricca collana che gli chiudeva il mantello. I capelli erano sciolti e gli ricadevano sulle spalle, al fianco la spada dei Black in acciaio forgiato dagli elfi di grand burrone.
Io, accanto a lui indossavo una veste bianca, con le orlature dello stesso colore del vestito di Sirius, la gonna corta stretta in vita da una fusciacca rossa, i calzari di cuoio mi arrivavano alle ginocchia e bracciali sempre di cuoio mi ornavano i polsi. I capelli sciolti erano trattenuti sulla fronte da una striscia di argento con due penne di fenice che cadevano sulla nuca.
Avevo dichiarato guerra alle convenzioni e a Sansa che mi guardò inorridita e nel mio inconscio ebbi compiuto già la scelta che mi trovai a fare in seguito.
Sirius mi guardava ammnirato, nemmeno avessi indossato il più elegante degli abiti e uno scintillio malizioso gli fece brillare gli occhi.
Il compito di fare le damigelle lo lasciai alle altre, io dopo la cerimonia e nei giorni a seguire, mi dedicai a altro. Partecipai alle giostre di cavalieri, combattei in duelli con la spada e mi divertii a bere idromele. Mi sentivo vicina più che mai a Sirius e lui camminava orgoglioso al mio fianco. 
Sentivo che quella era la mia vita, combattere, usare la mia astuzia e la mia forza fisica, più ancora che le pozioni e la magia. Un guerriero ecco come mi sentivo. Empatizzai con Arya, le feci mille domamde sul suo tirocinio a Braavos e presi lezioni di scherma e tiro con l'arco.
Piansi veramente quando al termine dei festeggiamenti, venne decisa la partenza. 
Intanto i due paladini delle mie sorelle avevano fatto un upgrade alle loro magimoto, dipingendole dei colori che li avevano accomunati al ricevimento e togliendo i sidecar. Rimanevano sempre die catorci, ma per lo meno anche le sisters avrebbero cavalcato il cielo.
L'unica che sbrò essere felice del nostro congedo fu Sansa, ma ero felice anch'io di andare lontana da lei e dal suo impero di decorosità. Intanro pensai, come aveva detto Anya, si era sposata col cugino... immaginavo  che prole sarebbe uscita dal sempretriste John e dalla nobildonna di ghiaccio.
Nel congedarmi, porsi a Arya i vestiti che mi aveva prestato, anche lei stava preoarando il baule. La vita di corte le stava stretta e suo profondo desiderio era mettersi nuovamente in viaggio.
Lei respinse gli abiti, scuotendo il capo.
" tienili e fanne buon uso."
La ringraziai felice e con la promessa di ritrovarci un giorno le strinsi la mano e la salutai.
Partimmo, ma questa volta il viaggio sarebbe stato breve, Approdo del re non era poi così lontano.
Mi strinsi nuovamente a Sirius, ma non semtivo più il senso di protezione che mi aveva dato la prima volta. In me vi era il desiderio di guidare la Harley.  Glielo dissi.
Sembrò divertito,ma non sorpreso, dalla mia richiesta. 
Fece cenno agli altri e iniziammo la discesa. 
" È successo qualcosa? " chiesero gli altri preoccupati, per la sosta non preventivata.
" No - disse Sirius - solo un cambio della guardia."
Scese dalla moto e mi invitò a prendere il suo posto. 
Gli altri erano a occhi sgranati, io stessa ero stupita, non avevo mai guidato una moto in vita mia e non mi aspettavo che Sirius cedesse così facilmente il comando della sua Harley.
Mi feci coraggio; non sarebbe stato tanto diverso dal montare una scopa e comunque non mi sarei rirata indietro, soprattutto quando lessi lo scintillio della sfida nei suoi occhi.
Montai in sella, e immediatamente sentii ,mi sentii come se li sopra ci fossi nata; mi girai verso Sirius : " Allora, partiamo?"
Accettò la sfida, con gli occhi che gli brillavano e salì dietro di me. Sentii un brivido quando mi cinse i fianchi con le mani.
" Andiamo streghetta. Vediamo di cosa sei capace." Non me lo feci ripetere; diedi gas e e la moto dopo qualche metro iniziò a librarsi nell'aria. Gli altri partirono subito dopo di noi. Provai qualcosa di mto simile a un orgasmo; fare da zavorrina non era così entusiasmante. Il volo iniziò: destinazione Approdo del Re. 
 
SIRIUS BLACK
Mentre volavamo, il paesaggio cambiava velocemente, la neve lasciò posto a verdi praterie e l'aria si fece più tiepida. 
Isa era cambiata, quei giorni a Grande Inverno e soprattutto la compagnia di 
Arya le avevano donato uno sguardo più risoluto e sembrava molto poì decisa e sicura di se. Prese in mano la mia moto senza tentennare e partì a tutto gas.
La amavo sempre di più, ma allo stesso tempo sentivo che ci stavamo allontanando. Lei stava crescendo e io non ero più il suo punto di roferimento. Se da una parte questo mi doleva terribilmente, dall'altra parte mi alleggeriva lo spirito. Sapevo che i tempi dei sogni erano finiti e dovevo lasciarla libera di percorrere la sua strada.
Arrivammo a Approdo del Re, dove venimmo accolti dal Primo Cavaliere, vecchio amico sia mio che di Geralt.
Ci fece portare di che rifocillarci e ci chiese notizie di Grande Inverno.
Il suo sguardo era fisso su Isa, avrei dovuto metterlo al corrente che i miei progetti erano cambiati, prima che uscisse qualche frase inopportuna. Nel frattempo le ragazze erano affascinate dagli stupendi arazzi che ornavano la sala.
" Mi piacerebbe ammirare il trono." Disse Isa, con gli occhi che le brillavano.
" In questo momento nella sala non vi è nessuno. Porterò te e le tue amiche a vederlo. Ovviamente i vostri cavalieri sono compresi nell'invito." Disse Tyrion alzandosi e scostando la sedia alla mia ragazza.
Anche se noi avevamo già avuto modo di ammirare il possente trono, li seguimmo nella sala reale.
Diversi cavalieri, e anche dame , si girarono al nostro passaggio. Del resto avevamo al braccio tre avvenenti creature, due eteree fanciulle in leggeri abiti da giorno e la mia fuerriera, con la sempiterna divisa da guerra e i pesanti stivali. Camminava decisa e per nulla 
intimorita dall'impressionante eleganza del castello e delle diverse personalità che vi transitavano. Si muoveva come se li ci fosse nata, ma anche lei non mancò di restare a bocca aperta quando ebbe di fronte il Trono.
In effetti era magnifico ed era costato parecchio sangue. Simbolo del potere sui sette regni, anzi ormai sei, visto che il nord era stato reso libero, dava un immagine di grandezza.
Ma non si fece fermare dallo stupore; proseguì per la stanza vuota, fino a raggiungerlo e, dopo aver accarezzato le lame lucenti che formavano l'imponente trono, con lo sgomento di tutti vi si sedette sopra; non ebbe un minimo di esitazione, appropriandosi della seduta regale come se fosse un suo sacrosanto diritto.
Mi aspettavo le urla di Tyrion, ma il Folletto non profferì parola, anzi la osservava con un sorrisetto ambiguo senza battere ciglio.
ISA BLACK
 
Il potere. Ecco cosa scorreva in me. La voglia di potere. E quel trono, al di là del mero metallo era un simbolo della forza di chi lo occupava.
Come appoggiai le mani lungo i braccioli, il freddo metallo sembrò scaldarsi e fare affluire in me la forza di tutti gli antichi possessori di quelle spade. Per un attimo rividi un altro trono e un altro re: Odino assiso su Hlindskialf, intento ad osservare i nove mondi, da questo trono vi era la visuale su tutta la città. Una piccola replica del potere del Padre di tutti, nella misura degli esseri umani. Una volta mi ha detto che ero destinata al Walhalla, ma ora non lo sapevo più, tutte le azioni che avevo compiuto per meritarmi le sue attenzioni erano state cancellate dalle mie nuove scelte.In quel nuovo presente non ero mai stata la signora dei mondi, ma sarei diventata la padrona degli attuali sei regni, ma si che quella gatta morta si tenesse pure il nord, assieme al suo triste marito; io avrei preso tutto il resto e avrei regnato da sovrana su quelle magnifiche terre, con Sirius al mio fianco.
Mi soffermai un attimo sull'ultimo pensiero. Guardai negli occhi l'uomo che amavo. No lui mon avrebbe mai partecipato a un colpo di mano del genere e nemmeno Remus. Forse Geralt e Anya. Ma se lo avessi fatto, probabilmente Sirius non sarebbe rimasto al mio fianco o forse si ma non sarebbe stato felice. Avrei dunque dovuto compiere delle scelte? Delle scelte dove Sirius non avrebbe avuto nessun ruolo nella mia vita?
Cosa desideravo? 
Ripensai a Black Nest, al mio senso di vuoto e solitudine. Il bambino che poangeva e io che nascondevo la testa sotto il cuscino. Sirius che si alzava per vedere cosa avesse bisogno e io sperduta in una palide senza fine, a guardare i frammenti della mia bacchetta. Il simbolo del mio potere ormai perduto.
No decisi, non sarei più caduta in quella  desolazione, a costo di sacrificare il mio cuore.
Le imponenti porte dorate si aprirono e fece il suo ingresso un giovane uomo, vestito di nero, seduto su una sedia a rotelle. Attorno a lui un discreto numero di persone. Anche i miei compagni e il Folletto, si erano girati verso la porta e ebbero in sussulto.
- scendi da li immediatamente. Mi arrivò un pensiero di Sirius. 
Intanto lo storpio mi aveva vista , e amche gli uomini al suo fianco, che fecero per brandire le armi e dirigersi verso di me.
Tyrion nel frattempo riuscì a trovare l'uso della favella.
" Perdonala maestà, sono i miei amici dei regni esterni."
Dunque la persona entrata era re Bran, il corvo dai tre occhi. Un essere spezzato, su una sedia a rotelle, dalle gambe rachitiche e l'aria più triste di John Snow. Eppure diceva, i suoi occhi andavano oltre i confini dello spazio e del tempo. Mi sarebbe piaciuto chiedergli cosa vedeva nel mio futuro.
Egli fece un cenno con la mano e le sue guardie rinfoderarono le spade, mentre un valletto spingeva la sedia verso di me.
Adesso anche Tyrion mi faceva cenno di alzarmi, mentre tutti si inchinavano al passaggio del re con una profonda riverenza. Io non mi mossi, ero seduta comodamente in un posto che mi si confaceva. Se avessi dovuto alzarmi me lo avrebbe dovuto dire il re.
Bran si fermò davanti a me.
" Lady Black, stai talmente bene seduta la sopra che ti farei immediatamente mia regina, se non fosse che mi trovo nell'evidente impossibilità a rendere felice una donna. Comunque, abbi la cortesia di alzarti dal Trono, prima che ai tuoi accompagnatori venga un attacco di cuore." Concluse ridendo divertito e tendendomi la mano.
Mi alzai con un balzo e mi avvicinai a lui, porgendogli a mia volta la mano e ricambiando il saluto.
" Sono convinta, mio signore, che sai benissimo come rendere felice una donna. Comunque ti ringrazio per il complimento e ti rendo il trono. " per ora, aggiunsi tra me e me.
Glielo indicai con un gesto del capo e raggiunsi i miei amici.
Il valletto prese in braccio il re e lo fece sedere sul trono di spade. Con quel mantello nero, gli occhi corvini e il volto emaciato sembrava veramente un vecchio corvo appollaiato sul trespolo .
Sirius mi guardò in cagnesco, sibilandomi qualcosa di simile a NON SAI COSA HAI RISCHIATO, mentre Tyrion passato il momento di panico mi guardava con uno scintillio furbo negli occhi. Quanto sarebbe stato fedele al suo re?
" Benvenuti amici miei - riprese Bran - spero possiate gradire la nostra ospitalità e che il soggiorno ad Approdo del Re vi sia gradito. Sapendo che il mio Primo Cavaliere vi stima  e ha per voi in profondo affetto, affido a lui il compito di farvi apprezzare queste terre." Con queste 
parole ci congedò.
Sirius mi trascinò letteralmente fuori dalla sala del trono.
", Cosa diavolo ti è saltato in mente? "
" Quel trono sarà mio."
" Quanta erbapipa ti sei fumata?" Mi chiese esasperato.  Stava oer dire qualcos'altro ma fummo interrotti dagli altri.  Anya e Giadina mi guardavano ammirate, mentre Remus osservava preoccupato Sirius.
" Sbaglio o il re ti ha quasi fatto un proposta?" Disse Anya.
" Ma va cosa dici. Aveva voglia di scherzare. Non è tanto più grande di noi." Risposi arrossendo leggermente. In realtà non avevo pensato all'ipotesi che avesse potuto anche essere serio.
Fummo gli ospito d'onore in tutti i banchetti di quei giorni; la notizia della mia "impresa" nella sala del trono, aveva 
fatto presto il giro del palazzo e gli sguardi di tutti erano puntati su di me e sul gruppetto di stranieri ospiti del Folletto.
Si bisbigliava di un imminente cambio della guardia sul trono di spade.
Sirius, Remus e Geralt erano a dir poco preoccupati, le mie amiche eccitate mentre Bran era indifferente e continuava a trattarmi con gentilezza.
E intanto arrivammo all'ultima decade di luglio; il sole stava per baciare il leone e il mio diciassettesimo compleanno si avvicinava.
Si stava preparando la festa.
Sorous mi prese in disparte.
" Devi venire con me. Da Tyrion."
Avrei voluto declinare, mi immaginavo chissà quale predica da parte di entrambi, ma il suo tono non ammetteva repliche quindi lo seguii.
Le stanze del primo cavaliere, nonostante l'alto incarico erano spartane. Tyrion sedeva su una poltrona davanti al camimetto spento, in mano una coppa.
" Servitevi" disse indicando il tavolo con una coppa. Non vi era traccia di domestici.
" Sirius, per favore, tu sai come fare."
Sirius prese la bacchetta e fece un incantesimo intorno a noi , Muffliato... nessuno avrebbe udito.
Tyrion si alzò in piedi e si mise di fronte a noi. Aveva l'aspetto altero, nonostante arrivasse poco più su della mia vita, era un nano, ma una strana luce gli accendeva lo sguardo.
" la situazione si sta facendo pericolosa mia cara ragazza" disse rivolto a me.  " Re Bran ha sdrammatizzato la tua irriverenza, ma i bisbigli di corte si stanno facendo troppo insistenti. Stasera ti chiedo di giurare fedeltà al re, per la tua vita."
" Ma non ci penso nemmeno. Non sono un suo suddito. Non giuro fedeltà a un ragazzino, nemmeno se è il corvo a tre occhi." 
Ero indignata. Io che avevo visto con gli occhi di Odino, che avevo avuto in me il suo potere, sottomettermi a un umano.
Tyrion continuò " Re Bran, vede più in la di quanto pensi. Se ancora non ha agito è perchè sei ancora minorenne e perchè probabilmente non ti reputa un pericolo, ma non può far finta di non sentire le voci. Ne va del suo potere. Giuragli fedeltà. Sorius cerca di farla ragionare.
Con queste parole ci lasciò da soli.
Sirius mi guardò, era triste.
" Ha ragione. So che ti rode, ma non permetterei mai che ti accadesse qualcosa. " mi strinse fra le sue braccia, quasi in lacrime, sussurrandomi. " Sei la mia piccola strega testarda e ti amo con tutto il cuore.  Fai come ha detto Tyrion e domani riprenderemo la strada per casa nostra."
Tra le sue braccia tutti i miei propositi di potere svanirono, Thor svanì... solo di Sirius mi importava. Il mio orizzonte iniziava e finiva riflesso nei suoi occhi. E allora ritrovai quei sentimenti, quella passione che mi avevano sospinto verso di lui che avevano avuto forza di ogni mia scelta. Sirius e solo Sirius, e le sue braccia che mi tenevano stretta, i suoi baci che mi facevano fremere di un nuovo desiderio.
Il trono? Il potere? Non avevano alcun significato. Pensai a Black Nest e alla quiete dolce della nostra vita. Rimpiangevo i miei poteri persi, senza comprendere che il potere più grande era quello dell'amore che ci univa.
Piansi tra le sue braccia, piansi per tutto quell'amore che avevo disprezzato. Ma ora eravamo li: non sarei andata in Bulgaria con mio padre, non sarei andata a Braavos per diventare una donna killer, mi sarei solo lasciata trasportare dal fiume in piena che sentivo scorrere nelle mie vene. 
" Black Nest" gli sussurai, mentre prendendomi tra le braccia mi stava sospingendo verso l'alcova riparata da pesanti drappeggi.
Ricambiai i suoi baci, desiderando di più, bramando il suo corpo e la sua anima, fino alla fine del nostro tempo.
" Altair...."
Sirius parve risvegliarsi da un sogno. Era sopra di me e si scostò repentinamente.
Il suo sguardo era di nuovo cambiato, l'antica tristezza era riemersa.
No, Sirius non fermarti, non ora. Pensai. 
Ma ormai il momento era passato.
Si rialzò, tendendomi la mano per farmi alzare a mia volta.
"Perdonami- disse a testa china - non so cosa mi è preso."
" Mi ami."
" No."
Non avevo sentito bene, mi sentivo girare la testa , aveva detto veramente no?
" Stai scherzando?" Dissi consapevole che non era la il tipo da scherzare su una cosa del genere.
Mi girò le spalle.
" È stato un momento di debolezza, sei molto bella, ma no, non ti amo. Al nostro ritorno a Londra sposerò Olenna. Perdonami se puoi, ma immagino che le nostre strade si dividano qui."
Scoppiai in lacrime convulse.
" Perdonami. Non volevo rovinare la festa per il tuo compleanno. Ma stavo per spingermi troppo oltre. "
" ... e non hai nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi mentre mi tiri addosso queste menzogne. Perchè mi stai facendo questo?"
Si girò, adesso il suo sguardo era fermo, anche se le sue mani tremavano visibilmente.
" Sei troppo immatura, una ragazzina, io voglio una donna al mio fianco. Credo che tu debba andare a vivere con tuo padre e dimenticarti di me."
Gli diedi una sberla, mentre il cuore mi sanguinava, lo colpii con tutte le mie forze e la rabbia che sentivo dentro.
" Tu menti" gli dissi ancora, quasi supplicandolo. 
" Credo sia meglio andarcene. Avvisa le tue compagne, questa sera stessa prenderemo congedo."
Mi lasciò da sola,  mentre la rabbia prendeva il posto del dolore.
Mi girai sentendo che qualcuno entrava. Sirius? No, impossibile. 
" Cosa è successo" disse Tyrion, vedendomi seduta sul suo letto in lacrime.
" Sirius non mi ama."
" Non è possibile." 
" Invece è così." Gli risposi esasperata.
Tyrion continuava a guardarmi incredulo.
" e dimmi pensi di piangere fino ad allagare le mie stanze o vuoi utilizzare l'arroganza di cui hai fatto sfoggio fin ora."
Mi alzai in piedi.
" Come ti permetti, maledetto nano?"
" Così mi piaci di più"
" Non mi interessa di piacerti."
" nemmeno a me. Comunque quando ti sarai ripresa dal dolore, fammelo sapere. Potremmo concludere un accordo interessante."
" Non mi interessa concludere nessun accordo con te."
Gli voltai le palle e me ne andai, ancora più arrabbiata perchè mi aveva visto in tutta la mia debolezza. Non mi avvidi che Tyrion, accomodatosi sulla solita poltrona, intrecciava le mani con un sorrisetto compiaciuto.
Avevo bisogno di respirare e di andarmene da li,lontana da Sirius e da tutti. 
Uscii dal palazzo, verso le scuderie dove avrei trovato il mezzo di trasporto. Proprio li incrociai Anya, Giadina, Remus e Geralt. Sembravano felici, troppo per il gelido dolore che mi stringeva il petto.
Come mi videro, immerse nella gioia che provavano mi vennero incontro per rendermi partecipe della loro felicità.
" Sorella, Geralt mi ha appena chiesto, terminata la scuola , di seguirlo, come assistente nei suoi viaggi." Disse Anya , saltellando e tenendolo per mano.
Guardai Giadina anche lei luminosa.
" Quale esaltante notizia  devi darmi." Le chiesi, più che altro per non farla esplodere.
" Oh amore, Remus mi ha chiesto di sposarlo. Sono felicissima, e spero che tu e Sirius vogliate essere gli ospiti d'onore."
" Per quanto riguarda Sirius non so cosa rispondere, ma io non ho alcuna intenzione di assistere al matrimonio di un Licantropo." Dissi quasi sibilando.
" ma.... ma cosa stai dicendo?' Giadina era esterefatta dalla mia risposta.
" Bene Remus, sarai felice di aver raggiunto il tuo scopo.  Le strade di tutti noi si dividono ora." Esclamai.
" Non capisco..." disse Lupin, venendo verso di me con le braccia allargate.
" Nemmeno io" gli dissi di rimando estraendo la bacchetta e cruciandolo.
Rimasero impietriti, Giadina con le lacrime agli occhi, mentre Remus si contorceva a terra.
" Smettila - riuscì a dirmi - gli stai facendo male."
" Mai quanto lui ne ha fatto a me." Risposi.
Anche gli altri si stavano muovemdo e avevano già in mano le bacchette, ma non mi lasciai cogliere di sorpresa.
" Bombarda Maxima" esclamai, liberandomi la strada .
Andai nelle scuderie e senza indugiare salii sulla Harley di Sirius. Feci appena in tempo a uscire dal portone, che si librò in volo, mentre gli altri ancora cercavano di capire cosa fosse accaduto.
Me ne andai: volevo solo scomparire, quasi sperando che assieme a me sparisse anche il dolore lacerante che sentivo nel cuore.
 

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