SIRIUS BLACK
L'avevo ferita, inesorabilmente e senza pietà. Probabilmente se l'avessi uccisa avrebbe sofferto meno. Ma non avevo altra scelta che dare un taglio netto a tutto quello che c'era, a tutto quello che stava nascendo.
Ormai ero arrivato io stesso al punto che l'amore che sentivo per lei traboccava, e infatti stavo per spingermi verso un punto di non ritorno. Ma sapevo che se non avessi agito in questo modo avrei provocato la sua morte. Non potevo sposarla, non potevo fare l'amore con lei; non dopo la scoperta di Geralt.
Geralt di Rivia, era anche lui un mio vecchio amico, seppur avessimo intrapreso strade separate, non potevo fare altro che ammirare la sua abilità come stregone e la sua profonda conoscenza di riti ancestrali e leggende arcane.
Lo avevo spedito a Black Nest, quell'isola racchiudeva ancora parecchi misteri e se dovevo usarla come rifugio per la mia dolce principessa, avevo necessità di conoscerli.
Quando vide le antiche pergamene impolverate, i suoi occhi presero a brillare, e senza alcun indugio sprofondò nello studio di quei segni per me indecifrabili. Seppur uomo dalle vaste conoscenze, fu anche per lui una sfida venire a capo di tutto, ma ci riuscì. Risolse il mistero di Black Nest il giorno in cui partimmo tutti per Westeros.
Riuscì a parlarmi però solo al nostro arrovo a Gramde Inverno. Nonostante la stanchezza del viaggio il suo sguardo inquieto mi spinse a non indugiare e uscii con lui sul torrione.
Il freddo gelido del nord non era nulla a confronto del gelo che sentii calare su di me dopo che mi ebbe messo a parte delle sue scoperte.
Black Nest, fu fondata da miei avi, Akasha e Enkil... essi era in fuga e in cerca di un rifugio sicuro per loro e per il loro
bambino che stava per nascere.
Akasha e Enkil erano Taltos.
Io avevo quindi sangue Taltos nelle vene, come lei. Se l'avessi sposata avrei dato inizio a una nuova discendenza di Sciamani Semidivini, braccati da tutti, per le loro conoscenze, che erano innate e i loro poteri di padroni dei mondi e del tempo.
Inoltre, non eravamo Taltos puri, ma solo maghi seppur con un doppio set cromosomatico. Se avessimo messo al mondo un Taltos lei sarebbe morta.
Le possibilità di questo rischio erano troppo alte per sperare che non accadesse. Mio primo compito era proteggerla. Non ero più in grado di farlo. Da qua do era cresciuta c'era qualcosa in lei, che mi faceva soffrire per il desiderio.
Anche questo ebbe risposta. L'odore dei Taltos. Essa emanava l'odore prodotto dai feromoni dei Taltos, una specie di richiamo erotico che avvinceva completamente la ragione di chiunque possedesse quel maledetto gene.
" Sei sicuro di srare bene?" Mi disse Geralt mettendomi una mano sulla spalla mentre guardavo giù dal bastione, con la pioggia gelida che si mischiava alle lacrime.
" Starò bene- gli risposi- ma ti prego di lasciarmi un attimo solo."
Esitò in attimo , ma poi se ne andò.
Rimasi a guardare la neve che ricopriva il suolo, perdendosi nella scarpata su cui si affacciava quella parte di muro.
Presi l'anello dalla tasca, lo osservai rigirandomelo fra le dita.
Quante volte mi ero immaginato il momento in cui glielo avrei dato chiedendola in moglie. La sua espressione di gioia, i suoi occhi splendenti... era tutto finito, prima ancora di iniziare.
All'improvviso, come se fosse diventato rovente, quell'anello pareva bruciarmi le mani; lo scagliai nella vallata, dove la neve lo avrebbe sommerso, assieme al mio cuore.
Decisi di resistere, almeno fino alla fine delle vacanze. Volevo che i suoi diciassette anni fossero un ricordo speciale, ma non riuscivo a starle accanto. Era una tortura desiderarla e sapere di non poterla avere. Dio solo sa, quanto mi sfoezai di mantenere il mio atteggiamento di sempre, ma evidentemente non ne fui in grado. Remus si accorse della mia disperazione, cercò di consolarmi.
" Non perdere le speranze."
" Che speranze posso avere Remus?"
" Ci sono diversi modi per amare..."
" Non posso Remus, non posso starle accanto senza poterla toccare. E poi che vita sarebbe? "
Fummo interroti dal suo arrivo. Nonostante indossasse un abito da guerra era stupenda, sembrava una dea o una valchiria, non potevo resisterle.
Sicuramente quel mio rirbamento ebbe conseguenze sulle sue azioni successive. Pian piano stavo cercando di staccarmi da lei.
Poi accadde che rimanemmo soli, nelle stanze di Tiryon e... con quell'espressione così imbronciata e inconsapevole della sua bellezza, non riuscii a tenerla a distanza.
Iniziai a baciarla con passione, a gustare le ciliegie rosse delle sue labbra, a baciare il collo candido e a perdermi nel suo odore.
La presi tra le braccia, ormai non più padrone delle mie azioni e la portai sul grande letto a baldacchino.
Ormai non capivo più nulla, volevo perdermi solo nella promessa di delizie, quando lei bisbigliò qualcosa, un nome. Lo colsi a malapena, ma ebbi la certezza che avesse detto Altair. Il nome che avrei voluto dare un giorno a mio figlio, a nostro figlio.... il Taltos.
Ritornai bruscamente alla realtà e con un grande sforzo su me stesso mi scostai da lei. Stavo per fare qualcosa di cui mi sarei pentito per tutta la vita. Non potevo più attendere era troppo pericoloso. La lasciai, crudelmente e spietatamente. Le dissi che desideravo sposare un altra donna.
Sapevo che stavo riducendo in pezzi il suo cuore, ma assieme ad esso si infrangeva anche il mio. Fui spietato e banalizzai l'amore che sentivo verso di lei e i suoi sentimenti.
Praticamente fuggii da quelle stanze, lasciandola sola. Ma non avrei permesso che le accadesse nulla di male. Sapevo che ad approdo del re era in pericolo, a causa della sua irruenza. Dovevo portarla via e mi serviva il permesso di re Bran.
Chiesi udienza urgentemente, supplicando le guardie che mi sbarravano l'ingresso alla sala del trono. Ma esse non sentivano ragione. Non potevo parlare. Irlai al portone " Ti supplico re Bran, concedimi di parlarti." Mentre le guardi mi spingevano via il portone si aprì da solo.
Le guardie si spostarono di lato e mi fecero passare.
Arrivai davanti al trono e mi inginocchiai di fronte a Bran lo spezzato.
"Maestà ti prego dacci il permesso di congedarci. Fammi portare via Isa. Lei non ha alcuna colpa se non l'irruenza della sua giovinezza."
Re Bran mi guardò silenzioso, poi chiuse gli occhi per un tempo che sembrò dilatarsi. La sua anima stava volando nel tempo.
" Sirius Black, tu oggi hai messo il seme per una guerra devastante. Ebbene, nonostante tutto vi congedo, nella speranza che il seme non dia frutto; ma sappi che un giorno potrei richiamarti a Westeros e quel giorno la tua vita potrebbe finire."
Chinai la testa, non mi importava, purche lei fosse salva.
" Per ora si. Andatevene tutti quanti da Approdo del re e non fatevi ritorno. Io non vi farò cercare."
Ringraziai il sovrano e corsi a cercarli tutti.
Li trovai nei pressi delle scuderie, con le faccie sconvolte e Remus dolorante e sofferente.
Come si avvidero di me mi corsero incontro aggiornandomi sull'accaduto.
Si attendevano delle spiegazioni, ma non ne avevo la forza, dissi solo che dovevamo andarcenene subito. Le amiche di Isa fecero per protestare, ma sia Geralt che Remus, mi diedero manforte.
Lasciammo immediatamente Approdo del re e Westeros.
ISA BLACK
Eravamo alle porte di Durmstrang, mio padre al mio fianco, chiese di entrare, aveva appuntamento col preside.
Ero pronta per iniziare il mio settimo anno di scuola.
Il luogo era austero e freddo, tra gli studenti giravano pochi sorrisi e non vi era alcuna suddivisione in case.
Le camerate erano grandi e divise solo tra maschi e femmine, senza distinzione di classe e come mi disse mio padre, vi erano ammessi solo studenti purosangue.
Li mancava la cattedra di difesa contro le arti oscure, ma in compenso erano studiate in maniera molto meticolosa sia le magia oscura che l'alchimia.
Dopo che il preside ebbe visto le relazioni inerenti ai miei anni ad Hogwarts mi guardò accigliato escludendo di potermi ammettere al settimo anno, visto che non avevo approfondito le materie pilastro di quella scuola.
" Da noi gli studenti del settimo anno devono essere in grado di conoscere e padroneggiare le maledizioni senza perdono e procedere senza problemi nelle 4 fasi della grande opera."
Mio padre non disse nulla, sapeva che la pecca di Hogwarts era quella, ma sperava che i miei ottimi voti avessero fatto chiudere un occhio al preside.
" E quindi, in quale anno vorresti inserire mia figlia." Chiese , calcando molto sulla oarola figlia.
" A parte che ufficialmente, l'alunna è Isa Black, se promette di recuperare entro Natale le materie carenti, posso inserirla al 4 anno."
Papà era impallidito, e io anche. Non avrei mai accettato di rimanere indietro di tutti quegli anni. Mi alzai in piedi.
" Professor Grindewald. Non accetterò di essere inserita in anni che non siano il settimo."
Il preside si mise a ridere. E come pensi di arrivare all'altezza degli altri studenti?"
Non dissi nulla, estrassi la bacchetta e la puntai su un corvo appollaiato sul davanzale della finestra aperta, nonostante il freddo.
" Avada Kedavra." Esclamai, facendo uscire un violento raggio di luce verde da essa. Il corvo rimase immobile per un istante e poi precipitò a terra.
" Odio i corvi" mi limitai a dire.
Anche Severus rimase di sasso. Non mi aveva mai visto usare una delle maledizioni proibite. Ma la rabbia che avevo ancora dentro di me per il tradimento di Sirius era talmente forte che non ebbi un attimo di esitazione.
Spinsi il cadavere dell'animale con un piede, per verificare la perfetta riuscita dell'incantesimo poi rivolgendomi a Grindewald con un sorriso dissi: "se può farmi utilizzare un laboratorio sono pronta per procedere con le fasi della Opus Magna."
Fu così che iniziai il mio settimo e ultimo anno scolastico nella fortezza di Durmstrang.
STAI LEGGENDO
DESTINI
Fiksi PenggemarQuando i destini di personaggi di diversi mondi si intrecciano. Tra i maghi di Hogwarts e gli dei di Asgard per arrivare nelle terre di Westeros e poi scoprire che tutto ha di nuovo inizio.