RITORNO A WESTEROS

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ANNI DOPO
 
Uscii dal Tempio del labirinto, carica di sapere mistico, che aiutava la mia magia a esplodere anche senza l'utilizzo della 
bacchetta.
Erano passati diversi anni, da quando ero tornata in quei luoghi.
Dopo la mia fuga da approdo del re non avevo più rivisto nessuno, ne le mie sorelle ne gli altri, ne tantomeno Sirius. Lui era praticamente scomparso, immaginavo che si fosse rifugiato a Black Nest con sua moglie, quindi lontano dalla mia sete di vemdetta.
Eh si, mi capitava ancora di pensarlo, e senrivo il sapore amaro della sconfitta.
Era fuggito lontano da me, in un luogo dove non potevo trovarlo. In un luogo dove avrei dovuto essere io con lui. 
Invece c'era quella sanguemarcio di Olenna al suo fianco, a passeggiare per l'atollo imcantato al suo braccio. Era lei che nella notte si perdeva nella profondità dei suoi occhi cristallini e che respirava il suo respiro. Era lei che godeva dei suoi 
bacie del suo amore.
Mi strofinai il viso. Maledette lacrime, infami traditrici. Alzai gli occhi al sole di mezzogiorno. Non avrei più pianto per lui, ne per nessun altro. Il mio cuore doveva essere come la pietra. I sentimenti non erano adatti a un assassino o a un mago potente, non avrei vanificato gli anni di sforzi, di studio e allenamento senza sosta, nemmeno per Sorous Black.
Mi ero allenata duramente nella casa del Bianco e del nero, ormai usavo la spada come se ci fossi nata assieme, avevo imparato ad essere nessuno e a rinascere come una donna libera.
Avevo acquisito tutto quello che era possibile e ne portavo le cicatrici. Non solo fisiche dei colpi di pugnale dei combattimenti, delle fristate da parte dei maestri , ma anche quelle spirituali.
Avevo completamente perduto la mia 
parte innocente, scomparsa assieme ad ogni residuo di amore per Sirius.
Non mi chiamavo più Isa Black, adesso ero la regina dei dannati e assieme a loro sarei partita alla conquista dei sette regni.
Avevo raccolto sotto di me innumerevoli guerrieri, gente che bramava le verdi terre di alto giardino, gente che bramava la guerra fine a se stessa, mercenari di ogni tipo e guerrieri sedotti dalla potenza delle mie arti magiche.
Ero pronta, eravamo pronti, ma per sconfiggere il Re, che avrebbe sicuramente ottenuto l'appoggio di tutto il nord e dei territori oltre la barriera, avevo bisogno ancora di combattenti.
Sapevo dove trovarli.
Ci dirigemmo a Valirya, da li avrei messo in atto la mia opera, e se quello che mi aveva fatto intendere Tyrion fosse stato vero, avrei avuto l'appoggio anche di Castel 
Granito e quindi dell'ovest, oltre che... se i miei sospetti erano corretti, da quel poco che avevo avuto modo di conoscere.... ma per il momento era meglio proseguire con le certezze.
Avevo gettato incantesimi sui carri da gierra e reso gli stessi invisibili a occhio babbano. Io stessa avevo richiamato frotte di Testrahl, del resto tutti i miei guerrieri potevano vederli: tutti avevano visto e provocato la morte.
Allo spuntare dell'alba avvistammo la città devastata di Valyria, i resti dell'imponente fortezza dei signori dei Draghi circondata da scogliere insuperabili se non in volo.
Del resto la leggenda che la voleva infestata da Demoni, contribuiva anch'essa a tenere lontani i curiosi.
In realtà i demoni non erano altro che gli uomini di pietra: coloro che infettati dal morbo grigio e cacciati dai sette regni e 
perseguiti per la loro malattia, avevano trovato rifugio e dimora in quei luoghi abbandonati e pericolosi.
Sicuramente non sarebbero stati felici della nostra irruzione, ma avevo in mente un piano ben preciso.
Feci cenno agli altri di fermarsi, mentre io proseguii la mia picchiata, fino a raggiungere una torre del palazzo ancora intatta.
Gli uomini di pietra stavano radinandosi sotto , alcuni tentavano di arrampicarsi.
" Sonorus." Esclamai e iniziai il mio discorso.
" Non siamo qui per dare battaglia, ma per rendervi la libertà e la salute e donarvi il dolce sapore della vendetta, contro chi vi ha cacciato come bestie purulente dalle vostre case. Tra di voi ci sono guerrieri, nobili, signori di fertili terre, passate ad altri per interesse. Certo, perchè la corona 
ha avuto più interesse a cacciarvi e a dare onori a chi appoggiava il Re Storpio, piuttosto che farvi curare dai suoi guaritori.
Ebbene io vi toglierò la malattia, sarà doloroso, alcuni soccomberanno al trattamento, ma chi supererà questa prova, sarà di nuovo un uomo sano e vigoroso. Nulla vi choedo in cbio se non permetterci di accamparci qui e una volta sanati unirvi alle mie schiere. Per riprendere possesso di ciò che vi spetta e per i ricchi premi che vi darò, quando lo storpio sarà tolto dal trono e io assumerò la reggenza dei sette refni, fino al giorno in cui il vero erede si farà avanti. ( Si sapevo che stavo osando troppo, ma ormai ero partita per la tangente) Fino a quando il vero signore dei Draghi e di Valyria non prenderà il posto che gli spetta sul trono di spade."
Gli uomini mi ascoltarono e mi applaudirono, avevano accettato le mie parole. Solo qualcuno mostrava qualche reticenza, dopo tante sofferenze non speravano do vedersi giariti. Soprattutto quello che faceva le funzioni di capo degli uomini di pietra. Si fece avanti e urlò: " Chi sei tu, che arrivi pretendendo la nostra foducia e facendo promesse vuote come la tua anima? Per quale motivo dovremmo crederti e non pensare che sei venuta qui, con quegli esseri strani, assieme alle tue schiere di guerrieri, dietro ordine del Re, per sterminarci completamente."
"  Perchè vi guarirò e vi condurrò alla gloria."
" Provalo allora. Vieni tra di noi, mostra di non temere il contagio e allora ti seguiremo."
" Fate scendere i miei uomini in sicurezza e verrò tra di voi."
Mi aspettavo una richiesta del genere e avevo già avvisato i miei guerrieri di tale eventualità. Nessuno di noi temeva il contagio, perchè a tutti avevo già fatto prendere una pozione per evitare di essere intaccati dal morbo grigio. Aveva causato in noi molte sofferenze, ma ne eravamo usciti invulnerabili a quella malattia. Questo è quello che avrei fatto: li avrei guariti e dimostrandogli di cosa ero capace.
Rimontai sul Thestral e andai in mezzo al popolo di Valyria, senza timore mi mischiai a loro, fermandomi davanti al loro capo.
“eccomi -dissi - come vedi non nutro alcun timore verso la vostra malattia. essa non può intaccarmi, ne può intaccare i miei guerrieri. se avessimo voluto sterminarvi lo avremmo fatto senza indugio e avremo preso questo territorio. Io sono Isa, nata nel fuoco delle stelle e nel vento della magia. Sono l’ultima discendente dei divini Taltos, colei che ha vissuto un duplice vita, colei che ha acquisito il sapere del labirinto e il potere del Dio dai mille volti. e sarò colei che conquisterà i sette regni, in nome del Signore dei Draghi.”
“ una maga e guerriera ardimentosa. Io sono Tanos, una volta signore di Capo Tempesta. Quando il morbo grigio mi colpì, il mio fratello minore mi esiliò e uccise i miei discendenti, per prendere il mio posto.”
posi le mani su di lui: “ Tanos, soffrirai ma guarirai. seguimi con le tue genti e io ti ridarò il tuo regno.” un calore bruciante uscì dalle mie mani, diffondendosi per il suo corpo. Era nobile e valoros, seppur il dolore doveva essere molto forte non mosse un muscolo del suo corpo. quando fu completamente irraddiato dalla fiamma della guarigione, gli porsi una fiala con un liquido viola.
tanos bevve senza esitare. sapevo che il dolore sarebbe diventato ancora più forte, ma la pelle grigia e pietrosa, iniziò gradualmente a staccarsi e a cadere a terra esponendo carne viva e muscoli.
“Ferula” esclamai, puntando la bacchetta sul suo corpo, che si ricoprì di bendaggi.
“ fra qualche giorno si ricostituirà la pelle sana e potrai togliere le bende. questo farò anche con i tuoi uomini. mi affiancherete nella battaglia?”
seppur con fatica Tanos, si inginocchiò davanti a me.
“Mia signora, guariscici tutti e ti seguiremo anche negli Inferi.”
e fu quello che feci.
Ci eravamo quindi installati a Valyria e presi possesso della roccaforte. intorno all’isola gettai incantesimi di protezione e iniziai a esplorare le rovine dell’antico palazzo.
Fu nei sotterranei, che tra le macerie, vidi qualcosa che attirò la mia attenzione. 
feci levitare le pietre enormi spostandole in un mucchio in un angolo dell’enorme caverna, un tempo mausoleo dei draghi che popolavano quel territorio. Sotto di esse trovai i miseri resti di un uomo. Le vesti ormai tarlate dal tempo, coprivano le ossa di quelli che un tempi doveva essere un uomo molto alto. La pesante corona aveca sfondato le ormai fragiki ossa del cranio, finendo infossate in esso. Un re, oensai, doveva essere stato l'ultimo Re di Valyria. Stava forse cercando di fuggire al disastro? Accanto a lui a terra, dei frammenti di quello che poteva essere un enorme e rugoso guscio. Semi sepolta dalle ossa una cassetta di legno ormai marcio, piuttosto stretta e lunga.
Posai le mani su quelle ossa e mi concentra: tutto intorno a me assunse toni nebulosi, simili a queli del sogno.
Valyria stava cadendo a pezzi gli uomini tentavano di fuggire; un uomo con vesti regali entrò di corsa in una stanza ove prese una cassetta.  si girò per uscire nuovamente, e vidi il suo volto: i capelli dorati e gli occhi color del ghiaccio. Per un attimo mi persi nel ghiaccio incontaminato di altri due occhi. quanto tempo era passato? ma mi ero ripromessa di cancellarlo dai miei pensieri; troppo aveva sanguinato il mio cuore per reggere a un altro attacco del genere. ritornai a concentrarmi sulla visione. correndo con la cassetta tra le braccia, l’antico cavaliere percorse le sale e attraversò passaggi segreti, fino a trovarsi in quel mausoleo scavato nella roccia sotto il palazzo. Le pietre cadevano dal soffitto, distruggendo le antiche statue e effigi, sollevando nuvole di polvere e travolgendo un enorme drago, accovacciato su un uovo.
L’uomo si avvicinò all’animale, che sembrò riconoscerlo mostrandosi docile verso di lui.
Non c’era tempo, l’enorme bestia era rimasta inchiodata al suolo da una roccia appuntita che schiantandosi al pavimento gli aveva  trapassato la spina dorsale.
L’ultimo drago di Valyria stava soccombendo alla forza degli eventi. Si scostò leggermente dal nido, mettendo in mostra un grosso uovo dal guscio rugoso e nero e con le ultime forze lo spinse col muso verso il suo cavaliere. Nei suoi occhi sembrava quasi esserci una muta supplica.
Il cavaliere, senza esitare, prese l’uovo e corse via, verso la galleria che lo avrebbe portato alla salvezza. mancava poco ormai, già gli pareva sentire il rumore delle onde del mare stretto che si infrangevano sulla scogliera.
Ma si sbagliava, non era il rumore delle onde, ma il rombo della volta che crollava.
Nessuno si salvò.
La nebbia che aveva circonfuso la mia visione scomparve e mi ritrovai di nuovo tra le macerie, con le mani posate su quelle ossa. Recuperi la scatola di legno, era pesante e la estrassi a fatica dalle pietre per osservarla meglio. Era di legno finemente cesellato, probabilmente era preso dagli alberi di legnoferro, per resistere così tanto al tempo e agli urti. Con non poca fatica riuscii ad aprirla e quello che vidi dentro mi lasciò senza fiato. Adagiate sul velluto immacolato e splendenti quasi fossero state appena forgiate avevo davanti ai miei occhi due lame di Valyria, e non due lame qualsiasi erano le perdute Blackfyre e Darksister. Forgiate nell’acciaio immerso nel fuoco di drago e rese indistruttibili tramite antiche magie ormai andate perdute.
Essere erano le spade dei signori di Valyria, dei primi Targaryen ed erano secoli che erano andate perse.
Queste spade davano il potere alla grande casa dei signori dei draghi e ne legittimavano la salita al trono. Bramavo di impugnare Darksister, ma non ne avevo il diritto, non ero una Targaryen…ma forse potevo diventarlo. Tornai alla superficie, con la cassetta in mano e mi ritirai nella stanza che avevo adibito a mio studio. Dovevo scrivere una lettera.
TYRION
Mi inginocchiai davanti al re, prima di prendere congedo. Voci su dei nuovi insediamenti a Valyria erano giunte ad approdo del re. Parlavano di una strega che era giunta in volo, alcuni riferivano che veniva dall’oltretomba e cavalcava una creatura nera, scheletrica  e spaventosa, altre che era scesa librando nell’aria, ma tutti erano concordi nell’affermare che aveva gettato un incantesimo sulla città, rendendola improvvisamente invisibile a tutti. Mentre uscivo dalla sala del trono, re Bran mi disse: “tu sai cosa fare. Non vi è altra scelta.”
“…e se provassimo a scrivere a Sirius…. Magari lui potrebbe riuscire.”
“oh si, manderemo a chiamare Sirius Black. Anche lui avrà un ruolo in questo epilogo, ma non potrà cambiare le cose e non ti esimerà dal tuo compito.” Chinai ancora una volta il capo in segno di obbedienza e mi congedai, chiedendomi fin dove arrivasse lo sguardo di Bran. Aveva ascoltato le notizie e aveva dato istruzioni senza cambiare mai espressione, con la sua solita voce pacata e serena, come se l’imminente guerra gli fosse completamente estranea. E pensare che se solo avessi voluto, su quel trono non si sarebbe di certo seduto lui.
Mi chiesi come una coppia così innamorata come lo sembravano loro due fossero finiti su strade così differenti. In realtà, dal giorno in cui erano partiti da Approdo del re, non avevo più avuto notizie di loro due e con il passare del tempo iniziai a pensare che le cose si fossero risolte, invece mi ero sbagliato. E lei era tornata apparentemente con propositi bellicosi. Se Isa avesse conquistato il trono con la violenza, saremmo tornati al  tempo di re Baratheon e di Cercey, continue lotte e intrighi, da parte delle varie fazioni che rivolevano al potere i re legittimi: i Targaryen. Con la morte di Daenerys la dinastia si era estinta, in quanto la paternità di John Snow non era conosciuta se non a pochi interessati e lui stesso non bramava il Trono di Spade. Re Bran era stato accettato in quanto non potendo avere figli, alla sua morte sarebbe salito al potere un altro re eletto dai rappresentanti delle maggiori famiglie dei sette regni, quindi non più una carica ereditaria ma meritocratica. Mi chiesi cosa sarebbe successo se un legittimo erede dei Targaryen si fosse fatto avanti. La figura luminosa apparve improvvisamente, aveva le sembianze di un animale, ma era molto sfocata. Una voce che sembrava quasi provenire dall’oltretomba mi disse: Capo Tempesta, fra tre giorni; da solo. Annuii alla figura che si dissolse e tornai nelle mie stanze. Capo tempesta era lontano; dovevo partire subito, ma prima avevo una missiva da spedire, la sigillai sperando arrivasse in tempo per evitare morti inutili.
SIRIUS BLACK
Black Nest sarebbe dovuto diventare il nostro paradiso, ma ormai non vedevo in esso che una nuda roccia isolata dal mondo; eppure non riuscivo ad allontanarmi da lì. In ogni stanza sentivo ancora il suo profumo, la rivedevo bambina a giocare tra i cespugli di Altaviola o arrampicarsi sui rami degli alberi o ancora a rincorrere qualche creatura. Tutto sapeva di lei. Non avevo saputo più nulla dopo la fuga da Approdo del re, ormai appartenente al passato. So che era tornata in Inghilterra da suo padre, ma anche Severus da parecchio tempo non aveva più alcuna notizia.
Sapevo che era solo colpa mia, le avevo spezzato il cuore respingendola e prostrato dal dolore e dai sensi di colpa avevo iniziato la mia vita solitaria. Mi specchiai alla limpida sorgente: facevo quasi fatica a riconoscermi, gli anni trascorsi nel dolore mi avevano invecchiato; probabilmente se mi avesse visto oggi non mi avrebbe degnato di uno sguardo. E lei? Chissà come era diventata. Ormai una donna. Magari moglie di qualcuno che la rendeva felice, magari ormai una potente alchimista… era bella a diciassette anni, ora sarebbe stata sicuramente una splendida rosa, che qualcuno non avrebbe esitato a cogliere e ad amare a differenza di quanto avevo fatto io.
Una voce mi fece distrarre da questi pensieri: era Leonard che correva affannato, con le sue gambette corte, verso di me.
“ Signore, un messaggio per lei. Urgente.”
Un messaggio? Erano anni che avevo troncato ogni comunicazione con il mondo al di fuori di Black Nest, avevo dato ordini precisi a Kreatcher. Non volevo essere disturbato da nessuno. Volevo finire i miei giorni qui tra i ricordi di lei e dei tempi in cui eravamo felici. Cosa diavolo poteva essere accaduto per far venir meno ai suoi doveri di obbedienza il mio Elfo? Tanto valeva rientrare. Tornai verso la dimora, a passo lento, quasi seccato per essere stato distolto dal mio dolore. “ Cosa vuoi Kreatcher.” Dissi in tono burbero all’elfo, visibilmente spaventato dal mio sguardo severo. “ eppure mi è sembrato di essere stato chiaro”
“ Signore, questo messaggio viene da quel luogo. Il signore disse di fare avere comunicazioni dalle terre del nord.” Disse porgendomi una pergamena sigillata.
La osservai; doveva aver viaggiato parecchio a giudicare le condizioni in cui si trovava. Spezzai il sigillo di ceralacca e la srotolai. “ Una nuova guerra sta incombendo. Solo tu hai possibilità di fermarla senza che nessuno muoia.” Remus e Geralt. Portali a Grimmauld Place immediatamente.” L’elfo scomparve e io feci altrettanto. Mi ritrovai nel salotto polveroso di Grimmauld Place. Qualche istante dopo, fece la sua apparizione Kreatcher con i miei amici e le loro mogli, attoniti per la chiamata precipitosa dopo tutti quegli anni di silenzio. Bloccai sul nascere le loro domande, dovettero accorgersi della mia espressione seria, e gli porsi il foglio che mi era stato recapitato. “ Quando partiamo?” dissero sia  Remus che Geralt in contemporanea, mostrando che la nostra amicizia esisteva ancora nonostante gli anni trascorsi in autoisolamento.  Li guardai con riconoscenza. “ Subito” risposi, sono passati già parecchi giorni da quando è stata inviata questa missiva, potrebbe già essere troppo tardo.” Conclusi con faccia contrita.
“ Allora non aspettiamo, andiamo. Ci smaterializzeremo?”
“ Ehi, aspettate un attimo. Dove dobbiamo andare?” dissero le ragazze.
“ Voi da nessuna parte. Noi a Westeros.”
Giadina e Anya si guardarono negli occhi, esclamando ancora una volta simultaneamente “ Isa! Non penserete di lasciarci qui. È nostra sorella.”
“ C’è una guerra in corso. È troppo pericoloso.”  “ E quindi?” disse Anya, “ Anche noi siamo pericolose. Non rimarremo qui ad attendere notizie. Verremo con voi, che lo vogliate o no.” Ci rassegnammo al loro volere. Sapevo che avevano sofferto quando Isa era scomparsa e avevano tentato di tutto anche loro per avere sue notizie.  Fu così che ci smaterializzammo davanti alle mura di Casa Stark a Grande Inverno. Le sentinelle si misero subito all’erta e John venne avvisato del nostro arrivo. Senza por tempo in indugi ci disse:” Siete pronti per la guerra?”. “ Preferiremmo evitarla- risposi – non amo combattere.” “ Nemmeno io. Ma dobbiamo prepararci a ogni evenienza.” Annuii, guardando i miei amici. Le parole di Jhon non lasciavano trapelare nulla di buono. Bastò uno sguardo per capirci, avremmo lottato, certo, ma avremmo riportato Isa a casa, sana e salva e…. “ e poi la lascerai di nuovo” disse Giadina, quasi avesse letto il mio pensiero. “ Non ha scelta” intervenne Geralt. “ Non possono stare insieme.” “ Ma perché?” disse di rimando Anya, con gli occhi lacrimosi. “ Perché potrei ucciderla per troppo amore.” Risposi, chiudendo il discorso. Non avevo voglia di spiegare tutto. Non ne avevo il tempo, e … era tutto troppo doloroso.
“ Bene, se avete finito, direi di partire subito. Mi dispiace non darvi il tempo di ristorarvi, ma l’esercito del Nord è pronto per soccorrere re Bran. Le mie spie mi dicono che la strega si sta muovendo col suo esercito, brandendo la potenza di Darksister e accompagnata da Tyrion Lannister.” “ Il folletto? – ero stupito- Tyrion ha tradito il re? Per quale motivo?” “ Non ne ho idea.- rispose Jhon- ma si stanno preparando ad attaccare. Cavalcano animali visibili solo ad alcuni e carri che si muovono nell’aria. Ha con se le schiere di coloro che affetti dal morbo grigio si erano esiliati a Valyria, e che ora le sono devoti per averli guariti , ha un orda di guerrieri provenienti da Braavos e diversi Dothraki che vogliono vendicare la morte della loro Kahleesi. Ma ora dobbiamo muoverci. “ Fu così che in pochi minuti, radunò i suoi guerrieri, già allertati e pronti da parecchio e ci diede dei cavalli. Il viaggio verso approdo del re era iniziato. Procedemmo velocemente, riducendo le soste al minimo indispensabile. John lamentava che eravamo in ritardo, ma aveva voluto attrnderci. Sapeva che saremmo arrivati. Le due sister di Isa erano preoccupate ma determinate e intavolavano discussioni con John e piani di fuga con me. Non avrebbero mai permesso che finisse tra le mani del re o di John, l’avrebbero riportata a Londra sana e salva e tutto sarebbe tornato come prima. Spesso inveivano contro di me, chiuso nel mio silenzio, perché non volevo spiegare a loro i motivi del mio gesto; in effetti anche John era curioso da questo punto di vista, ma non desideravo parlarne per sentire magari ipotesi di soluzioni inattuabili o per essere commiserato da loro. Geralt cercava di allontanarle da questi discorsi, mentre Remus, conoscendo la situazione, mi diceva che non doveco arrendermi, che forse un modo ci sarebbe stato. Che eravamo destinati a stare insieme, qualsiasi decisione avessimo preso. “ La fai facile Remus. Mi stai chiedendo di vivere accanto alla donna che amo senza poterla toccare. Sapendo di non avere la forza di trattenere il fuoco che mi arde nel petto ogni volta che penso al suo volto o al profumo della sua pelle. Non basta la volontà, amico mio, è un desiderio innato e inarrestabile e l’unica soluzione  sarebbe quella che almeno uno di noi due smettesse di essere un Taltos. Cosa impossibile. Ma anni fa ho giurato di proteggerla e a costo di morire, la tirerò fuori da questa situazione. Non finirà nelle prigioni reali e nemmeno sul rogo. Era con questi tristi pensieri che avanzammo verso Approdo del re.

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