Capitolo 4

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A causa del lavoro di entrambi Yoongi e Tae non si vedevano mai, e se il primo avrebbe fatto di tutto per ronzare intorno al secondo, quest'ultimo si sentiva sollevato, sopratutto visto le reazioni che il suo corpo aveva nei confronti del suo ex ragazzo.

Mancava solo un giorno al compleanno di Tae e si avvicinava con esso la fine di un ennesimo anno in cui il suo cuore si lasciava sempre più congelare dal freddo della stagione in cui era nato. Se qualcuno, anni prima gli avesse chiesto come si sentiva nei confronti dell'inverso, avrebbe detto solo che gli piaceva la neve, la sua purezza e la sua soffici. Ma ora il giovane era diventato quella neve, era freddo, incattivito e tutto ciò che gli era intorno era per lui superfluo. Non era stupido, apprezzava i suoi amici e suo fratello anche di più dato il supporto che gli avevano dato quando si era sgretolato il suo povero cuore, ma c'era un tassello mancava e l'idea che lo avesse Yoongi lo innervosiva. Anche quest'anno non avrebbe festeggiato e ne stava discutendo con Jimin al telefono quando, entrando in cucina dopo l'ennesimo giorno di lavoro, Yoongi apparve dal nulla con solo un asciugamano in vita.

-No jimin. Non festeggerò. Andrò a cena da Jin come solito e poi me ne tornerò a casa a dormire. Se vuoi ubriacarti e ballare andiamo un altro giorno o vai con Jk. - disse e spense il telefono mentre sentiva lo sguardo dell'altro su di se.

-Dovresti festeggiare. Il tuo compleanno è importante.- il più basso prese dell'acqua dal frigo e portò i capelli leggermente lunghi all'indietro sotto lo sguardo del suo ex.

-Nessuno ha chiesto la tua opinione però.- rispose il più alto e se ne andò nel suo bagno a farsi una doccia mentre l'altro ragazzo sghignazzava cosciente che il giorno dopo, volente o nolente, avrebbe festeggiato.

Il mattino dopo Jin chiamò Tae e gli diede buca per la cena e il ragazzo, nonostante ci rimase malissimo, non lo diede a vedere e gli rispose con un semplice sticker che diceva ok. Visto che aveva il giorno di festa decise di restare nel letto pigramente a non fare niente e si riaddormentò. Quando si risvegliò ore dopo, si rese conto che era pomeriggio inoltrato e avrebbe dovuto trovare qualcosa da fare o quella notte non avrebbe dormito. Si prese il suo tempo andando in bagno e si fece un bagno rilassante prendendosi il lusso di non pensare a niente. Si alzò e si mise steso sul letto a canticchiare al ritmo di una canzone che aveva sentito probabilmente alla radio. All'improvviso la porta della sua stanza fu aperta da Yoongi che, vedendolo solo con un asciugamano in addosso ghignò.

-Che vuoi?- il tono del più piccolo sembrava triste più che arrabbiato e gli si avvicinò sedendosi vicino a lui.

-Volevo chiederti se ti andasse di fare un giro con me e magari mangiare qualcosa con me. So che sono l'ultima persona con cui vorresti stare però...- il ragazzo fu interrotto dall'altro.

-Va bene. Ma offri tu. - rispose sorprendendo entrambi. Dopotutto non aveva niente da perdere.

Si cambiò in fretta e quando uscì trovò sul tavolo uno scatolone rosso con il suo nome sopra -Yoongi lo hai preso tu questo?- chiese.

-No, l'ho trovato prima fuori la porta e l'ho entrato... penso sia di qualche tuo fan.- rispose il più grande curioso del contenuto.

Taehyung aprì la scatola, era piena di foto di peni che lasciarono il ragazzo leggermente stranito. Prese la scatola e la buttò pensando all'assurdità e si rivolse all'altro -Andiamo?- e il più corto, non potè che sentirsi disturbato oltre che preoccupato per il ragazzo che amava.

Non era ancora di cena, così decisero di andare a prendere un caffè da qualche parte pur di non stare in casa. Yoongi notò l'aria annoiata di Taehyung così mise della musica, aveva ancora un vecchio cd che ascoltavano insieme e lo mise. Inizialmente il più alto rimase fermo ma poi iniziò a cantare su quelle canzoni che conosceva a memoria strappando un sorriso all'altro. Girando e cantando, senza accorgete, si ritrovarono al locale dove erano soliti fare colazione anni prima, Taehyung si irrigidì e Yoongi gli chiese se volesse cambiare posto, consapevole di aver fatto una cazzata anche se inconsciamente.

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