Era il sette gennaio, la fitta nebbia copriva la visuale senza permettere di distinguere nulla fuori dalla finestra. Un bel fuoco ardeva nel camino accanto al tavolo, dove Lavinia stava leggendo dei testi scolastici. Le vacanze natalizie erano andate molto bene, si era riposata prendendosi del tempo per lei ed era stata con la sua famiglia. A casa sua il Natale si festeggiava in grande: Nonni, zii e cugini di cui neanche ricordava l'esistenza prendevano parte alla lunga cena della vigilia, per poi festeggiare allegramente l'arrivo della mezzanotte tutti insieme.

Adesso che le vacanze erano terminate Lavinia era tornata alla Milestones e le lezioni erano ricominciate. I professori spiegavano nuovi argomenti e assegnavano montagne di temi e verifiche. Lavinia studiava ma, nonostante ciò, non riusciva a togliersi una cosa dalla testa: Noah non era a scuola.

La ragazza aveva speso molto del suo tempo a pensare a come lui non le avesse scritto neanche una lettera per spiegarle il motivo di quanto era successo la sera del ballo, neanche una telefonata, niente. In quel momento però non sapeva neanche dove lui fosse e questo la confuse. Chiese ad alcuni compagni di Noah ma sembravano tutti saperne quanto lei, se non di meno. Lavinia si alzò e uscì per andare a pranzare, si sedette al tavolo accanto ai suoi amici e le venne in mente una cosa. Guardò Gabriel e gli chiese:

- Gab, tu mi hai detto che è stato il professor Murphy a dire a Noah che qualcuno lo stava aspettando la sera del ballo, vero?

- Sì, proprio così, ma non ho capito chi fosse la persona che chiedeva di lui. -Rispose l'amico-

- Tu no, ma il professor Murphy sì. -Concluse Lavinia alzandosi di scatto dalla sedia-

Non aveva neanche finito di mangiare ma si diresse verso la classe del Professore, era sicura di trovarlo lì perché lo aveva visto alzarsi dal tavolo dei docenti, e così fu. Bussò una volta e, quando il professore le disse di farlo, entrò. I due si salutarono e l'uomo le disse di mettersi a sedere, per poi chiederle il motivo della visita. Lavinia quindi parlò e disse:

- - Professore, io sono una cara amica di Noah... - solo in quel momento Lavinia si rese contro di non sapere il cognome del ragazzo, com'era possibile? -

Fortunatamente il professore la capì al volo e ipotizzò:

- Forse ho capito a chi si riferisce, lei sta parlando di Noah Jacobs, vero? Vi ho visti insieme al ballo.

- Sì, esatto. Dopo la sera del ballo non l'ho più visto e non ho avuto notizie da lui, così mi sono iniziata a preoccupare. So che è stato lei a chiamarlo quella sera e mi chiedevo se potessi sapere se tutto andasse bene quando è andato via.

- Signorina Harrows, il caso di Noah è... molto delicato. Il massimo che le posso dire è che sua madre, il 23 dicembre non si è sentita affatto bene, quindi il ragazzo è dovuto correre da lei. Di conseguenza, oltre alle vacanze di Natale, si assenterà ancora per starle vicino.

Lavinia prese un gran respiro e si sentì immensamente in colpa per aver pensato male di Noah, immaginando come lui doveva stare sentì un enorme dolore dentro.

- Non c'è modo di andarlo a trovare?

- Sfortunatamente no signorina. – Rispose il professore pazientemente- La madre del ragazzo si trova in una clinica in Scozia e l'unica persona rimasta a casa qui in Inghilterra è suo padre, per motivi lavorativi. Non posso proprio dirle altro, mi dispiace.

- Grazie mille per la sua disponibilità e scusi per il disturbo.

Quando uscì dalla porta aveva lo sguardo perso, poiché sapeva di non poter fare nulla per Noah. Lavinia lo conosceva da troppo poco tempo, eppure sentiva un dolore lancinante dentro di lei, come se il dolore di lui fosse suo. 

Il cielo è pieno di stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora