I quattro ragazzi uscirono dalla stanza e andarono in biblioteca. Scelsero il tavolo più isolato da tutti gli altri e si sedettero. Michelle accese un computer e Ruby portò agli altri dei volumi sui musei inglesi più famosi. Iniziarono a fare ricerche sulla famiglia Jacobs, il che non fu affatto difficile: sullo schermo del computer apparirono molte  immagini e articoli sul "Jacobs' culture museum", descritto come un luogo ricco di bellezza e sempre gremito di visitatori . Gabriel lesse a voce alta che era stato inaugurato nel 1897 da Maurice Jacobs e da sua moglie Catherine, per poi essere passato in eredità nelle mani di figli e nipoti di generazione in generazione, fino ad arrivare all'attuale proprietario: il signor Todd Jacobs.

 Dopo aver stampato alcune notizie e articoli più importanti e in seguito ad aver scritto l'indirizzo del museo, Gabriel, Michelle, Lavinia e Ruby uscirono dalla biblioteca. Camminarono in silenzio fino ad arrivare in una classe vuota. Lì si misero in cerchio per capire insieme cosa fare. 

- Ho un'idea. – Disse Michelle-

(...)

Gabriel e Lavinia camminavano a passo svelto attraverso il grande corridoio con Ruby e Michelle a pochi passi dietro di loro. Il tiepido sole di marzo si rifletteva nelle grandi vetrate e illuminava  i grossi trofei scolastici posti nelle teche e le spille dorate  sulle divise dei ragazzi. Svoltarono a sinistra e si trovarono davanti alla porta della classe del Professor Murphy. Esendo le tre del pomeriggio erano sicuri di trovarlo lì a correggere i compiti in classe, come faceva sempre a quell'ora. Bussarono e, proprio come avevano previsto,  sentirono il professore dire:

-Avanti.

I quattro ragazzi entrarono in fila nella classe, che senza studenti sembrava stranamente grande, e furono accolti dal sorriso dell'uomo.

- Buon pomeriggio, ragazzi. A cosa devo questa vostra visita?

- Salve professore. –Disse Michelle- Siamo qui per farle una proposta: Sicuramente conoscerà il "Jacobs' culture museum" .... - gli lasciò qualche istante per darle conferma.- 

- Sì, l'ho visitato un paio di volte.

- Ecco, le volevamo chiedere se fosse possibile andarci con la classe, magari fare piccola gita. Il motivo per cui glielo chiediamo è che oggi, mentre facevamo una ricerca, abbiamo letto del museo in questione e abbiamo notato che ci sono molte opere storiche e bellissime attinenti a ciò che insegna.

Il professor Murphy inclinò leggermete la testa e fece un profondo respiro.

- Ragazzi, così mi mettete in difficoltà. Sapete bene che non si possono fare richieste sui luoghi da visitare in gita.

- Lo sappiamo, professore. –Prese la parola Ruby- Noi non abbiamo nessun desiderio di metterla in difficoltà,  le abbiamo solo fatto presente un luogo che ci ha incuriosito. Inoltre sono sicura che uscire un po' dalla Milestones farebbe piacere a tutti i nostri compagni. Ovviamente, però, la scelta è sua.

Gabriel guardò Ruby e sorrise. Era stata educatamente persuasiva come sempre.

- Va bene, ci penserò. Concluse il professor Murphy sorridendo.

Forse ce l'avevano fatta; il professore li considerava alunni attenti e responsabili e per questo motivo  forse li avrebbe ascoltati.

I quattro amici si separarono: Ruby e Michelle andarono a studiare, Gabriel andò a lezione di tiro con l'arco, (la Milestones offriva l'opportunità di praticare scherma, tiro con l'arco, tennis, football e danza) mentre Lavinia invece andò sul prato del giardino della scuola per starsene un po' da sola.

L'aria non era più gelida come poche settimane prima, il vento sul viso era piacevole e c'era una gran pace perchè tutti gli altri ragazzi leggevano o chiacchieravano senza far chiasso. Lavinia lesse un po' ma, non riuscendosi a concentrare, decise di fare una passeggiata sul solito sentiero. Iniziò a camminare. Le gambe si muovevano svelte, e lei osservava le foglie accarezzate dal vento e l'erba che brillava. In quel periodo  si sentiva preoccupata e confusa, ma soprattutto impotente di fronte alla scomparsa di qualcuno di cui aveva bisogno. Andava ancora bene a scuola, ma concentrarsi e studiare diventava sempre più difficile. Adesso, sotto il sole, si sentiva di nuovo felice dopo mesi. Le venne voglia di gridare per liberarsi di tutto ciò che teneva dentro, e quando sentì che il vento cominciava ad aumentare cominciò, quasi inconsapevolmente, a correre.

Lavinia correva, correva con i capelli dorati al vento, con le lacrime agli occhi e con il cuore in gola.

Correva e non riusciva a fermarsi, come se qualcosa la stesse spingendo ad andare sempre più forte, sempre più veloce, sempre più lontano. Lontano da tutto, lontano anche da se stessa. Inciampò su una radice di un albero e cadde con le ginocchia a terra. Le sanguinavano i palmi delle mani e le gambe, perciò si sedette e rimase in silenzio a riprendere fiato. Diamine, si sentiva così sola... tutta quella libertà, e per cosa? 

Non aveva mai sentito la mancanza di nessuno come sentiva quella di Noah, e non riusciva ad ammetterlo a sé stessa perchè era il tipo di persona che diceva che il-vero-amore-esiste-solo-nella-fantasia. in quel momento, per terra con il sangue sulle ginocchia e il ento tra i capelli, Lavinia prese consapevolezza di qualcosa: non capiva quando nè come fose successo, ma sapeva che quel ragazzo le aveva lasciato troppo in troppo poco tempo: le aveva lasciato un pezzo di sé.

Si stese sull'erba fresca, il terreno sembrava vibrare sotto di lei. Il sole stava tramontando, quindi era momento di tornare indietro.

Fece giusto in tempo. Era quasi ora di cena e stavano per chiudere il portone. La ragazza entrò nella sala, ancora tutta scompigliata senza badare a chi la stava guardando e si sedette al suo solito posto.

- Lavinia, ma che hai combinato? Hai sangue sulle ginocchia e respiri a fatica, che cavolo ti è successo? -Chiese Michelle prendendola per le spalle. –

- Mentre passeggiavo ho perso la cognizione del tempo e ho dovuto correre per tornare in tempo, ma sono caduta.

- Dobbiamo andare subito in infermeria.

- Ci possiamo andare dopo, ma adesso mangia tranquilla, sono solo graffi.

- Va bene, ma oggi ti obbligo a mangiare la torta al cioccolato con me, sai...

- Ok, ok la mangerò, ma ti prego, non iniziare a farmi tutto il discorso sul cioccoltato che porta buon umore... ormai l'ho capito!

Michelle scoppiò a ridere e ricominciò a mangiare. Sapeva che alla torta al cioccolato non si poteva dire di no...

Dopo essere andate a medicare Lavinia, le ragazze bussarono alla porta della camera di Ruby per passare il tempo. Lei aprì quasi subito la porta: aveva gli occhiali da vista e una coda spettinata in testa. Posò il libro che aveva in mano e le fece entrare. In quel momento erano solo tre comuni adolescenti che parlavano tra loro sedute sul letto, con l'unica differenza che invece di parlare degli ultimi modelli di scarpe stavano architettando un piano per smascherare un bugiardo di nome Todd Jacobs. 

Il cielo è pieno di stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora